Dal volantino diffuso dal P.Carc nei depositi per promuovere lo sciopero del 24 gennaio del trasporto pubblico locale
Il 1° dicembre 2003 i lavoratori di Atm Milano sono scesi in sciopero senza rispettare limitazioni e fasce di garanzia. Oggetto della rivendicazione era l’aumento salariale entrato in vigore dal gennaio 2002, sancito da un contratto siglato nel 2000 e mai erogato dalla controparte: un buon esempio di quanto valgono le firme e le parole dei padroni.
Lo sciopero è andato avanti per diversi giorni e i lavoratori decisero di infrangere la legge antisciopero n. 146/90, che è una delle più restrittive d’Europa. Milano fu bloccata per intere giornate e la mobilitazione dei lavoratori si estese a tutta l’Italia: da Firenze a Roma, da Genova a Venezia, dove si fermarono persino i vaporetti.
Quella del 2003 non è stata l’unica volta in cui gli autoferrotranvieri hanno alzato il livello della lotta. Anche nel 2013 i lavoratori di Ataf Firenze si fermarono a oltranza per tentare di arrestare il piano di privatizzazione del trasporto pubblico locale voluto dal Pd di Renzi.
In tutti i casi, la solidarietà verso questi lavoratori è stata grande e a fronte della repressione, fatta di multe e sanzioni disciplinari, vennero organizzate, da gruppi solidali e dai lavoratori stessi, raccolte economiche con cene sociali, sottoscrizioni, iniziative pubbliche.
Nella maggior parte dei casi la lotta costrinse le autorità a concedere parte delle richieste per sedare l’ondata di scioperi che non accennava a placarsi.
Ad anni di distanza, quelle lotte dei lavoratori del trasporto pubblico locale restano un esempio valido; è necessario raccoglierne gli insegnamenti per trasformarli in organizzazione tra i lavoratori, al di là della tessera sindacale che hanno in tasca. Bisogna dotarsi di un piano di guerra che porti alla vittoria!
Serve costruire lo sciopero dentro i depositi!
Ogni delegato o singolo lavoratore può promuovere informazione diffondendo volantini, organizzando momenti di discussione dentro e fuori l’azienda, al fine di trovare le soluzioni che servono per aggirare la precettazione. Per esempio, prevedendo lo sciopero a singhiozzo o a scacchiera delle mansioni non retribuite e dello straordinario, e istituendo una “cassa di resistenza” come hanno fatto, recentemente, i lavoratori dell’automotive negli Usa.
I lavoratori possono scioperare avvalendosi dell’art. 2 comma 7 della Legge 146/90 che prevede l’astensione dal lavoro in difesa dell’ordine costituzionale o “per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori”. È l’articolo che hanno usato Cat, Sgb, Usb e Cub per indire lo sciopero di 24 ore dei trasporti dello scorso 30 novembre dopo l’incidente, avvenuto alcuni giorni prima, a un passaggio a livello di Corigliano Rossano (CS) che ha causato la morte di una capotreno delle Fs e di un autista rimasto bloccato fra le sbarre.
Ma serve costruire lo sciopero anche fuori dai depositi!
Ogni delegato o lavoratore deve spiegare agli utenti, attraverso volantinaggi, assemblee e comizi, le motivazioni dello stato di agitazione con l’obiettivo di spingerli a schierarsi con loro e disinnescare la guerra fra poveri promossa dal governo Meloni. Il disservizio non è quello dello sciopero, il disservizio c’è tutti i giorni, come sa bene chi sui mezzi di trasporto ci lavora al pari di chi ne usufruisce.
Bisogna organizzarsi in ogni deposito e legarsi anche ai lavoratori delle altre aziende: dai lavoratori delle ferrovie ai lavoratori ex Alitalia, Tim, ex Ilva, per fermare le chiusure, lo spezzatino in appalti e subappalti anch’essi frutto dello smantellamento dell’apparato produttivo del nostro paese.
Gli attacchi al diritto di sciopero e l’arma della precettazione, agitati dal Ministro Salvini e dalla Commissione Nazionale di Garanzia, hanno lo scopo di fiaccare la resistenza dei lavoratori. Servono per portare avanti le misure di lacrime e sangue, in continuità con l’agenda Draghi, fatte di tagli ai servizi, privatizzazioni e svendita dell’apparato produttivo a multinazionali e fondi: altro che “l’Italia agli italiani”!
Lo sciopero è sempre stato la principale arma con cui i lavoratori hanno fatto valere la propria forza anche quando era vietato, anche quando aderire a un sindacato che non fosse emanazione del governo era illegale, come durante il fascismo.
La principale arma per difendere il diritto di sciopero è scioperare!
Rendere il paese ingestibile al governo Meloni fino a cacciarlo!