Lo scorso 19 gennaio sono state pubblicate le motivazioni delle condanne ai dirigenti del movimento dei disoccupati ex Bros, che oggi sono impegnati in attività di pubblica utilità con ditte private che si occupano della manutenzione delle strade provinciali. Le condanne si basano su un fantasioso teorema per cui organizzarsi e lottare per il diritto al lavoro diviene un atto delinquenziale.
La storia dei disoccupati organizzati di Napoli è sempre stata, fin dalle sue origini, negli anni Settanta, una storia popolare di riscatto e di emancipazione di un esercito di riserva, costretto a vivere dell’arte di arrangiarsi, di lavoro a nero e mal pagato, ma anche di manovalanza spiccia per la borghesia criminale (Camorra). Una fetta di proletari del Centro Storico, che aveva deciso di divenire artefice e costruttore del proprio destino è divenuta esempio per tanti altri in ogni quartiere di Napoli, anche per le generazioni future. La lotta dei disoccupati organizzati napoletani è storia della lotta di classe nel nostro paese!
È per questo che, sin dall’inizio, i disoccupati organizzati hanno dovuto lottare contro la repressione delle istituzioni borghesi e dei governi delle Larghe Intese: arresti, denunce, cariche e feriti. Per fare fronte a essa e vincere, non hanno esitato a mettere in campo anche azioni di lotta dura. Per intenderci, un po’ come in Francia fanno gli operai e i lavoratori per difendersi dagli attacchi alle pensioni portati avanti dal governo su indicazione dei gruppi imperialisti della Ue.
Ogni lotta è legittima se fa gli interessi delle masse popolari!
In una situazione di generale aggravamento della crisi economica, politica, sociale e ambientale, la classe dirigente del nostro paese ha affidato la direzione del governo agli scimmiottatori del Ventennio fascista che fanno capo a Giorgia Meloni e al razzista Salvini, la parte più reazionaria del teatrino della politica borghese. I loro provvedimenti sono impopolari, in continuità e finanche in peggioramento dell’agenda Draghi: aumento delle spese militari, riduzione della spesa sanitaria pubblica, abolizione del Reddito di Cittadinanza, dismissione dell’apparato produttivo, Autonomia differenziata tra le regioni, attacco al diritto di sciopero, ecc.
Questi provvedimenti sono tutti accompagnati da grandi operazioni di intossicazione dell’opinione pubblica che oltre a giustificare la necessità di queste misure di lacrime e sangue, mirano ad alimentare la mobilitazione reazionaria delle masse popolari, a mettere masse contro masse in una guerra tra poveri. Ma le mobilitazioni contro il governo, i padroni, i reazionari e gli imperialisti si dispiegano ormai in tutto il paese, sebbene non abbia ancora trovato un centro autorevole capace di dirigerle tutte e dare loro uno sbocco politico.
Neppure il governo Meloni riesce a irreggimentare la classe operaia e le masse popolari a garantire la pace sociale dei padroni, guerrafondai e sfruttatori. Più mostra i muscoli e fa il pugno di ferro, come con il pacchetto sicurezza che prevede condanne più severe per chi occupa, compie blocchi stradali o imbratta muri, più cresce l’indignazione tra gli strati popolari e i sinceri democratici, a fronte del fatto che chi ha soldi e potere, può impunemente continuare ad arricchirsi, inquinando, sfruttando, uccidendo di lavoro, sostenendo guerre e genocidi.
Le condanne agli ex disoccupati Bros sono una odiosa vendetta verso chi non ha mai ammainato la bandiera della lotta e ha saputo strappare centinaia di posti di lavoro per tanti uomini e donne delle masse popolari. E sono anche un monito per chi ancora oggi, come i Disoccupati 7 Novembre e i Disoccupati Cantiere 167, porta avanti la lotta per dare un lavoro e una vita dignitosa a centinaia di proletari. E lo fa non solo mettendo in campo un’azione continua di presidio, incalzo e occupazione di sedi istituzionali e palazzi del potere, ma anche alimentando una dispiegata attività di coordinamento con le principali forze operaie, popolari, sociali e sindacali del paese: dalla ex Gkn di Firenze al Movimento di lotta per la casa di Roma, dai comitati dei percettori del Reddito di Cittadinanza ai movimenti contro la guerra fino ai comitati ambientali.
Se il nemico ti attacca vuol dire che ha paura di te. Con queste condanne, la borghesia e il suo governo vogliono mostrarsi forti, ma in realtà sono dei giganti dai piedi di argilla, perché il loro potere poggia su di noi, siamo noi i loro piedi e possiamo farli cadere quando vogliamo, se prendiamo coscienza della forza dell’organizzazione popolare. Dipende tutto dalla nostra azione, a partire dalla costruzione di una rete solidale attorno a chi è colpito dalla repressione.
Occorre alimentare ed estendere una solidarietà non formale, che alimenti la lotta nei luoghi di lavoro, avvalendosi della mobilitazione degli ex bros e che unisca le diverse sigle sindacali in cui essi sono oggi organizzati. Una solidarietà che si esprima dentro e fuori le aule dei tribunali, moltiplicando le iniziative a sostegno di ogni singola vertenza in corso.
Occorre unire tutte le mobilitazioni per cacciare il governo Meloni e sostituirlo con un governo che sia espressione dei bisogni delle masse popolari. Solo così è possibile rimandare ogni attacco repressivo al mittente. È per questo che la Federazione Campania del Partito dei CARC, nel ribadire la propria solidarietà ai compagni colpiti dalla repressione, chiama tutte le forze politiche e sociali a fare altrettanto. E invita alla partecipazione attiva a tutte le iniziative che saranno messe in campo, a partire dalla conferenza stampa di sabato 27 gennaio, alle ore 11, presso la sede della Usb (Centro Direzionale di Napoli).
Non sono i padroni a essere forti, siamo noi che dobbiamo imparare a far valere la nostra forza!
Contro la repressione, costruiamo solidarietà e organizzazione!
Cacciamo il governo Meloni, costruiamo un governo di emergenza popolare!