Con il pretesto della ricorrenza del Giorno della Memoria, le Larghe Intese provano a vietare le manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese che continuano ininterrottamente – nel nostro paese e nel resto del mondo – da ottobre 2023.
In Italia il fronte pro-sionista è “ben” rappresentato da una schiera di personaggi che si alternano senza posa: un giorno i ministri del governo Meloni, un altro giorno i radicali. Oggi i più zelanti sono i sindaci del Pd, in particolare Sala e Gualtieri: con aria preoccupata dicono che “la situazione è delicata e sembra inevitabile fare come dice il Ministro Piantedosi, rimandare le manifestazioni per la Palestina”.
È solo un altro tentativo di soffocare la solidarietà che nel nostro paese centinaia di migliaia di persone rivolgono al popolo palestinese e alla sua resistenza.
La situazione è ben più “delicata a Gaza”, dove l’esercito sionista sta conducendo una rappresaglia di stampo nazista e non esita a massacrare persino i prigionieri israeliani nelle operazioni militari con cui conduce lo sterminio del popolo palestinese.
La situazione è delicata – benché su tutt’altro piano – anche in Italia. Non per i cortei, ma per l’azione del governo Meloni e la complicità delle “opposizioni” (di cui Sala e Gualtieri sono esponenti di spicco) per nascondere la quale dilagano i tentativi di intossicazione delle coscienze e la diversione dalla realtà.
Da anni è in atto un’articolata opera di revisionismo, e fra i principali promotori ci sono proprio Sala e Gualtieri, per sdoganare agli occhi delle masse popolari i criminali sionisti.
Anzitutto, l’equiparazione fra sionisti ed ebrei. Che oltre a essere una menzogna, è smentita da una crescente mobilitazione di ebrei antisionisti (che sono perseguitati in Israele).
Poi l’articolata manovra per introdurre a forza la brigata ebraica nelle celebrazioni del 25 Aprile a Milano e la repressione di chi la contesta: repressione giudiziaria e criminalizzazione (sono “antisemiti”) perché squarciare la menzogna è proibito.
A un certo punto è scesa in campo Liliana Segre, osannata come “ambasciatrice della memoria”, ma gli smemorati che la promuovono hanno dimenticato che è stata sposata per una vita con un reggente del Msi, il partito erede di chi gli ebrei italiani li caricava sui vagoni piombati per i campi di concentramento in Germania.
Il divieto di manifestare, tuttavia, è dimostrazione delle difficoltà della classe dominante italiana: le menzogne, la propaganda, l’intossicazione delle coscienze, il terrorismo mediatico non bastano più a coprire i crimini degli imperialisti e dei sionisti di cui tutti i partiti e gli esponenti delle Larghe Intese sono complici e servi.
Pertanto è giusto e legittimo VIOLARE I DIVIETI e manifestare per e con il popolo palestinese che resiste. È giusto farlo con determinazione e “a muso duro” laddove ce ne sono le condizioni, i numeri, la forza per imporsi. Ed è giusto farlo con creatività laddove le condizioni sono avverse.
Che le bandiere della Palestina sventolino in ogni piazza. Che la solidarietà riempia le strade. Che la resistenza dilaghi.
Aggiornamento
Giustamente i giovani palestinesi rilanciano la mobilitazione dai loro profili social