[Firenze] Green pass, sospensioni, DASPO e denunce. 2021-2022 anni di repressione, resistenza e lotta

Firenze, 18.01.2024

La sezione di Rifredi del P.CARC organizza, per il prossimo venerdì 26 gennaio, un dibattito dal titolo: “Green pass, sospensioni, DASPO e denunce. 2021-2022 anni di resistenza, repressione e lotta” presso la Casa del Popolo il Campino dalle ore 18,30; a seguire cena sociale di raccolta fondi per la cassa Repressione.

Interverranno alcuni compagni, esponenti sindacali, lavoratori e attivisti che hanno lottato contro le misure criminali imposte dal governo Draghi durante gli anni della pandemia da COVID-19 e che per questo motivo sono stati, e sono ancora sottoposti, a procedimenti di vario genere: processi, DASPO, sospensioni dal lavoro.

Tra questi, il segretario della sezione del P. CARC di Firenze Rifredi, compagno Tommaso Bolognesi, che il 15 febbraio 2022 insieme a una cinquantina di lavoratori e attivisti ha manifestato il proprio dissenso contro le disposizioni governative che proprio quel giorno sancivano l’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale per i cinquantenni. A partire da questa fascia di età, il super Green Pass divenne obbligatorio sui posti di lavoro e in tutta Italia il movimento No Green Pass organizzò cortei, proteste e manifestazioni, Firenze compresa.

Tommaso ed altri compagni, sono stati condannati come promotori della manifestazione a pagare 1200 euro ciascuno, tramite un decreto penale di condanna emesso dal tribunale di Firenze a cui gli stessi imputati hanno fatto opposizione. Si è dunque aperto il processo che ha visto la prima udienza svolgersi il 6 aprile 2023 e che vedrà la seconda il prossimo 30 gennaio.

L’iniziativa del 26 gennaio sarà dunque un momento di dibattito e confronto sulla repressione e su come farvi fronte; di bilancio delle lotte dei lavoratori, in particolare della Sanità; di convergenza tra le diverse istanze (quelle dei lavoratori, quelle degli ambientalisti) per alimentare la costruzione di percorsi di solidarietà e unità a partire dal presidio in solidarietà agli imputati organizzato il giorno della seconda udienza (30 gennaio) davanti al Tribunale di Firenze (ore 9.00).

Rivendichiamo pienamente la legittimità e la giustezza di quelle mobilitazioni che hanno contestato e smascherato una misura (il Green Pass) spacciata come sanitaria, ma che in verità era tutta politica. Il Green Pass è servito solo a ricattare i lavoratori, a rafforzare il controllo e l’arbitrio dei padroni nel tentativo di nascondere la gestione criminale della pandemia da parte di autorità e istituzioni nazionali e internazionali, da parte di Speranza, Draghi e Confindustria. 

In secondo luogo, è stato usato nel tentativo di mettere una parte della popolazione contro un’altra parte e far passare sotto silenzio le misure del governo Draghi (riforma delle pensioni, salvataggio delle banche, aumento delle bollette e del carburante, carovita, sfratti, svendita e distruzione del tessuto produttivo).

La legittimità di quelle manifestazioni sta inoltre nel fatto che hanno praticamente ed effettivamente ristabilito l’esercizio di diritti costituzionali, primo su tutti il diritto a manifestare il proprio dissenso. Un esercizio forzatamente sospeso da decreti emergenziali giudicati essi stessi anticostituzionali da fior fior di giuristi, avvocati e costituzionalisti! Ebbene, quelle mobilitazioni non hanno fatto altro che “ripristinare” l’esercizio di quei diritti e lo hanno fatto praticandoli: facendo valere il principio per cui è legittimo tutto ciò che va negli interessi delle masse popolari anche se è illegale.

Oggi centinaia di lavoratori vengono raggiunti da multe e denunce: tribunali, prefetture e questure continuano ad accanirsi in modo odioso, comminando sanzioni esose (come quella imposta agli imputati fiorentini), nonostante il conclamato peggioramento delle condizioni economiche e materiali delle masse popolari dovuto all’aggravamento della crisi economica proprio a causa della gestione della pandemia (a cui si è poi unita la guerra in Ucraina, ennesima fonte di sperpero di denaro pubblico a scapito dei ceti popolari e a vantaggio dei guerrafondai della NATO e dell’UE!). 

Tutto questo è solo l’ennesima conferma – se ce ne fosse ancora bisogno – che non esiste giustizia al di sopra delle parti, o meglio al di sopra delle classi. Del resto, l’esercizio della giustizia è prerogativa, in questa società, della classe dominante (la borghesia imperialista) e lo fa solo in funzione della salvaguardia dei suoi interessi di classe: la tutela della proprietà privata, del potere economico dei ricchi, dell’esercizio dello sfruttamento e dell’oppressione. Questo ha mostrato perfettamente la pandemia: “se ti ammali puoi anche crepare, la nostra priorità è salvaguardare i profitti e se ti ribelli c’è solo repressione”. Ma non c’è repressione che tenga di fronte all’esigenza di far fronte alla crisi con soluzioni costruttive e positive per i lavoratori e il resto delle masse popolari, come hanno ben dimostrato – proprio durante il pieno della pandemia – i tanti esempi di organizzazione popolare. Dalle brigate di solidarietà attiva, al movimento no Green Pass, agli operai come quelli organizzati nella “Rete Lavoro No Green Pass” della Vitesco e della Magna fino ai tanti compagni e sindacalisti come Luciano Pasetti  della CUB di Milano denunciato per resistenza a pubblico ufficiale mentre tornava dalla manifestazione del No Draghi Day del 4 dicembre 2022, e che il 19 gennaio 2024 avrà la prima udienza presso il Tribunale di Milano.

Detto questo, è importane chiarire, che la repressione non è solo un accanimento e un attacco contro le avanguardie di lotta e le migliaia di persone che sempre più si ribellano al catastrofico corso delle cose, ma è principalmente indice della crescente difficoltà dell’attuale classe dominante a mantenere il controllo della situazione e in sostanza un segno di debolezza. Per rispondere all’inevitabile mobilitazione delle masse popolari, questa, cerca di “alzare il tiro”. Lo abbiamo visto con le già citate misure liberticide attuate durante la pandemia da COVID-19 e lo vediamo senza soluzione di continuità nell’opera del Governo Meloni con l’approvazione del nuovo pacchetto sicurezza che, tra le altre cose, introduce una fattispecie aggravata di reato per chi imbratta beni adibiti a funzioni pubbliche col chiaro intento di criminalizzare le modalità di protesta degli ambientalisti e criminalizza (nuovamente) il blocco stradale, misura che richiama palesemente all’attacco al diritto di sciopero (che fa il paio con le precettazioni dei lavoratori in sciopero del Ministro Salvini).

E allora, dobbiamo ribaltare il tavolo! Se la repressione serve come monito per intimidire le masse popolari e come strumento per frenare lo sviluppo delle nostre lotte, allora è importante rispondere innanzitutto con la solidarietà di classe, facendo rete, usando ogni singolo attacco (processi, le inchieste, le persecuzioni poliziesche, le montature giornalistiche) per quello che è: un’opportunità per rinsaldare le nostre “alleanze”, per rafforzare le nostre istanze, per allargare percorsi di lotta e partecipazione.

La migliore difesa è l’attacco!

Solidarietà ai compagni colpiti da repressione!

Sezione di Firenze Rifredi del Partito dei CARC

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