In tutto il mondo le masse popolari sono in fermento. In questa lotta agli operai, alle masse popolari servono centri autorevoli che promuovano la loro mobilitazione, la loro organizzazione. Centri capaci di rafforzarli e portarli a vincere, per far prendere loro in mano il proprio destino!
Questo oggi è il compito a cui i comunisti nel nostro paese devono assolvere.
Il mondo è in fiamme
Andiamo per gradi. Qual è il contesto internazionale? Quali sono le condizioni all’interno dei principali paesi imperialisti?
Negli USA i sindacati sono in mobilitazione. Le principali lotte contrattuali e i risultati da queste ottenute nel 2023 presso UPS, le 3 grandi case automobilistiche (Ford, General Motors e Stellantis) e negli studi di Hollywood, dove i sindacati hanno organizzato scioperi sindacali determinati a vincere; hanno dato impulso ai lavoratori iscritti al resto dei sindacati. Quanto avviato nel 2023 traccia dunque la linea con cui i principali sindacati americani si preparano ad affrontare il nuovo anno; con molti dei contratti in scadenza e i membri dei sindacati decisi a dare battaglia.
In Europa le masse popolari sono in fermento. La mobilitazione europea e mondiale degli operai Amazon, iniziata in occasione del Black Friday, prosegue e si estende.
Il governo tedesco si trova a riaffrontare una stagione di scioperi: dai macchinisti ai mugnai, macellai e panettieri, passando per l’agitazione dei medici e fino a quella degli agricoltori, che in tutto il paese, con oltre 100 azioni di protesta, hanno bloccato con i loro trattori diversi tratti autostradali e arterie cittadine.
Anche in Francia i contadini nelle scorse settimane hanno manifestato il loro dissenso: sui Campi Elisi e davanti all’Eliseo il letame è diventato il simbolo della rabbia degli agricoltori francesi. Quintali di sterco, insieme a paglia, pneumatici usati e altri tipi di materiali e rifiuti, sono stati usati per bloccare gli ingressi di fast food, degli uffici delle imposte, della sicurezza sociale e di alcune importanti strade. Una protesta estrema che si è svolta in diverse province e per diverse ragioni d’oltralpe. In Olanda e Belgio le proteste sono iniziate quasi un anno fa, a marzo 2023 e proseguono tuttora.
E in Italia? Tutto tace? Nel nostro paese, al di là di quanto i media mainstream si affannino a nascondere, salgono di numero e di intensità le mobilitazioni degli operai, dei lavoratori, dei sindacati, degli studenti e delle donne. Ad un occhio attento bastano solo i mesi di novembre e dicembre per vedere la quantità di vertenze e lotte nelle aziende per cui hanno scioperato praticamente tutte le categorie di lavoratori; di manifestazioni di piazza che dal 7 ottobre, ogni sabato, sono state organizzate in solidarietà con la resistenza palestinese nelle principali città italiane, portando in piazza decine di migliaia di persone; di azioni di lotta e occupazioni sempre in solidarietà con la Palestina ma anche a sostegno della scuola pubblica, dell’emancipazione delle donne, della tutela dell’ambiente e altre tematiche.
Ci fermiamo a questo elenco parziale di mobilitazioni, a cui ogni lettore potrà senz’altro aggiungerne altre e numerose. Quello su cui qui ci interessa sviluppare un ragionamento è il quadro che via via si dipinge sempre più nettamente in ogni paese imperialista; in particolare nel nostro paese.
Cosa sta accadendo?
Il dominio degli imperialisti Usa, Ue e dei sionisti, con tutto il loro sistema di potere, sta andando in pezzi con il procedere della crisi generale del capitalismo. Tentano di tenerlo in piedi promuovendo guerre economiche e commerciali e sempre più spesso conflitti militari, trascinando il mondo verso la terza guerra mondiale. Sono spietati e sembrano forti, ma la loro forza è solo apparente. Ogni loro manovra è un’arma a doppio taglio: gli sviluppi della guerra in Ucraina e quelli della resistenza palestinese lo confermano; alimentando la mobilitazione delle masse popolari in tutto il mondo e facendo scoppiare le contraddizioni tra i gruppi imperialisti.
All’interno dei paesi imperialisti gli operai, i lavoratori e le masse popolari sono in mobilitazione costante, su uno o sull’altro fronte, per resistere ai programmi lacrime e sangue con cui padroni e istituzioni li attaccano. Non vogliamo dipingere una realtà più rosea di quanto non sia: le mobilitazioni da sole non bastano, o meglio il livello di organizzazione, di coordinamento, la capacità di legare una mobilitazione all’altra, di renderle di prospettiva in maniera combinata è ancora insufficiente.
La borghesia per far fronte alla crisi e alla mobilitazione crescente delle masse popolari è sempre più costretta a diffondere la sua propaganda reazionaria e fomentare la guerra tra poveri. Ma quella propaganda ha le gambe corte perché non dà rimedio a nessun’esigenza delle masse popolari e questo per la borghesia è un problema perché sono le masse popolari l’ago della bilancia. È dal loro consenso e seguito che dipende la sopravvivenza di quella parvenza democratica che dà al suo dominio attraverso i suoi governi.
Questa incapacità ed estrema debolezza della borghesia apre grandi praterie all’azione dei comunisti e allo sviluppo della mobilitazione rivoluzionaria. Questo perché la mobilitazione rivoluzionaria per svilupparsi e diventare adeguata, ha bisogno di chi promuove organizzazione e mobilitazione, di chi guida le masse popolari tappa dopo tappa a rinsaldare le proprie forze, a conquistare terreno verso un obiettivo che deve farsi via via più cosciente. L’unica soluzione alla crisi generale del capitalismo che in atto è politica, ed è la rivoluzione socialista.
La soluzione è una
Nel nostro paese la linea di costituire un Governo di blocco Popolare, elaborata dal (n)PCI, è un passo del percorso verso l’instaurazione del socialismo. Lo è stante l’attuale debolezza del movimento comunista; lo è stante il ruolo che le organizzazioni operaie e popolari possono assumere e far assumere ai loro esponenti in termini di governo del paese; lo è soprattutto perché è strumento per mobilitare operai e masse popolari, per rafforzarli in organizzazione e coscienza, creando le condizioni per uno scontro di classe di livello superiore, per avanzare fino all’instaurazione del socialismo.
Si tratta in sintesi di impostare una campagna:
– di proteste e di disobbedienza,
– di azioni che soddisfano direttamente i bisogni della parte più povera delle masse popolari,
– di mobilitazione alla lotta politica dei disoccupati, cassaintegrati e lavoratori in mobilità,
– di lotta per mantenere in attività le aziende che i padroni vogliono smantellare o delocalizzare organizzando i rifornimenti e l’utilizzo dei prodotti,
– di valorizzazione di tutte le potenzialità del terzo settore,
– di trasformazione delle aziende, scuole, Camere del Lavoro, sedi associative e Amministrazioni Locali in centri di mobilitazione e di organizzazione.
Tratto da Il 2024 ha bisogno di una spinta, Resistenza n.1/2024
Sta ai comunisti, ovunque collocati, guidare operai e masse popolari a costruire questa strada. Loro devono assolvere a questo ruolo intervenendo in ogni mobilitazione, sciopero e manifestazione per portare parole d’ordine e indicazioni che vadano in questa direzione; intervenendo in ogni posto di lavoro, in ogni scuola e quartiere per costruire, rafforzare e coordinare organismi e collettivi che si occupino sempre di più delle proprie problematiche e di quelle del proprio territorio; fino a liberare e governare l’intero paese. La soluzione è una e il momento è adesso compagni, bando alla sfiducia e alla rassegnazione. Osare lottare, osare vincere!