Palestina Libera, prima parte – L’offensiva di Al-Alqsa e il contesto in cui si inserisce

A tre mesi dall’offensiva lanciata da Hamas e altri gruppi della resistenza palestinese contro i sionisti dello stato d’Israele, pubblichiamo la prima parte dell’approfondimento sulla questione palestinese.

In questa prima parte ci soffermiamo sull’offensiva di Al-Alqsa dello scorso 7 ottobre approfondendo in particolare la storia del conflitto in Palestina e il contesto in cui tale offensiva si inserisce. Lo facciamo anche per contrastare la diversione e il cumulo di menzogne che i media di regime diffondono ormai da mesi nel tentativo di delegittimare la resistenza del popolo palestinese e soprattutto impedire che faccia scuola e sia d’esempio per le masse popolari di tutto il mondo contro gli imperialisti e i loro governi.

Sono passati più di 75 anni dall’inizio della guerra e dall’attuazione del piano genocida con cui i sionisti e i loro complici hanno cercato di mettere all’angolo la resistenza del popolo palestinese. Ma il loro piano è stato fatto saltare dall’operazione dello scorso 7 ottobre grazie all’appoggio delle masse popolari palestinesi, senza il quale l’offensiva di Hamas non sarebbe stata possibile.

La lotta contro lo Stato sionista d’Israele si è rafforzata, come è successo ogni volta che il popolo palestinese è passato dalla resistenza all’offensiva!

Quella del popolo palestinese è una grande lezione per tutti i popoli oppressi dall’imperialismo, perché dimostra come la resistenza può far saltare ogni piano degli imperialisti, il cui sistema di potere sta andando in pezzi con il procedere della crisi generale del capitalismo

Ma è una grande lezione anche per le masse popolari dei paesi imperialisti come il nostro, che stanno trasformando la solidarietà con la resistenza palestinese e l’indignazione verso i crimini dello stato sionista d’Israele in ribellione, organizzazione e lotta per cacciare il governo Meloni, complice dei sionisti, servo dei gruppi imperialisti Usa – Nato e di quelli Ue.

A testimonianza di ciò vi invitiamo a leggere l’intervista a un giovane palestinese in Italia raccolta alla manifestazione in solidarietà al popolo palestinese del 18 novembre a Bologna. Le parole del compagno evidenziano l’esempio positivo dei molti lavoratori che sono scesi in piazza in sostegno della resistenza palestinese, dando continuità alla mobilitazione di tutti coloro che hanno risposto all’appello dei sindacati palestinesi del 17 ottobre 2023.

Primi tra tutti ricordiamo i lavoratori del Calp di Genova che hanno saputo tradurre l’appello in azioni concrete per proseguire la lotta contro il traffico di armi nei porti e contro l’economia di guerra. Come a Bologna, sono numerose le città che da nord a sud riempiono settimanalmente le piazze in solidarietà al popolo palestinese e numerose sono le iniziative di lotta messe in campo contro i sionisti. Tra queste c’è anche la giusta campagna di boicottaggio della multinazionale Carrefour la quale, per essere davvero efficace, deve cominciare a coinvolgere i lavoratori dei supermercati che, organizzandosi, possono assumere un ruolo nell’informare i consumatori e dare loro indicazioni sui prodotti da evitare, per esempio producendo volantini appositi.

Ancora, a Napoli, lo scorso 23 dicembre 2023, il movimento locale di resistenza palestinese ha fatto irruzione all’interno del Mc Donald’s di piazza Garibaldi sventolando la bandiera palestinese e informando la clientela del ruolo della multinazionale nel sostegno ai sionisti. Un’iniziativa simile si è svolta anche a Torino.

A Firenze invece il 7 dicembre 2023 la Federazione Toscana del P.CARC ha promosso e partecipato al presidio davanti la sede del quotidiano La Nazione per contestare la continua manipolazione dei fatti e la propaganda bellicista alimentate dal sistema mediatico, sulla scia di quanto già organizzato dalla Federazione Lombardia del P.CARC nel mese di novembre davanti alla sede della Rai di Milano.

Cosa fare sul terreno pratico?
estendere la mobilitazione: le manifestazioni di piazza, le proteste davanti alle sedi di ambasciate e consolati di Israele e degli USA, le denunce, le iniziative di lotta contro i complici dei sionisti come il blocco di porti, aeroporti e centri della logistica dove transitano le armi destinate ai sionisti, le occupazioni delle Università che hanno accordi di cooperazione con centri di ricerca, agenzie, aziende, enti privati e pubblici israeliani, il boicottaggio di prodotti e aziende israeliane (sul sito della campagna “Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni”, sono indicate alcune multinazionali e aziende che traggono profitto dal genocidio del popolo palestinese), ecc.;
far conoscere sulla scala più ampia di cui siamo capaci le iniziative avanzate (in particolare quelle di cui sono protagonisti gli operai e altri lavoratori), in modo che ispirino, aprano la strada e mettano in moto altri gruppi e classi delle masse popolari, suscitino solidarietà ed emulazione;
coordinare le iniziative di sostegno alla resistenza palestinese e contro i crimini dei sionisti di Israele, la lotta per mettere fine alla partecipazione del nostro paese alle missioni di guerra USA-NATO e alla sottomissione del nostro paese agli imperialisti USA (il protettorato USA accettato da Vaticano e De Gasperi nel 1947), la lotta contro la mano libera che le autorità della Repubblica Pontificia lasciano alle multinazionali e ai fondi di investimento USA (la vendita della rete TIM al fondo Kkr è solo l’ultima in ordine di tempo) e di altri paesi, la lotta contro il riscaldamento climatico e la devastazione dell’ambiente e le altre lotte in cui si articola la resistenza delle masse popolari al programma comune della borghesia imperialista.
[tratto da La Voce 75- Fare del sostegno alla resistenza palestinese uno strumento per far avanzare la rivoluzione socialista nel nostro paese]

Gli scioperi, le manifestazioni, i presidi, le azioni di lotta e boicottaggio, la diffusione capillare della solidarietà con la resistenza palestinese sono tutti esempi importanti di mobilitazione e organizzazione delle masse popolari del nostro paese contro gli imperialisti e i loro governi. Una mobilitazione che è diventata già da ora una spina nel fianco per il governo Meloni.

Una mobilitazione che va intensificata, estesa e coordinata con tutto il resto delle mobilitazioni e lotte in corso nel nostro paese fino alla cacciata del governo Meloni per imporre un governo espressione delle istanze e delle esigenze delle masse popolari, un governo che stabilisca relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi, si schieri in solidarietà e appoggio con tutti i popoli oppressi dall’imperialismo.

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