Dopo l’autunno caldo un inverno rovente per cacciare il governo Meloni

Gli ultimi del 2023 sono stati mesi di mobilitazione generale che hanno visto l’esponenziale aumento della partecipazione di lavoratori, studenti, donne e del resto delle masse popolari alle manifestazioni contro le manovre del governo Meloni.

Il malcontento e l’insofferenza delle masse popolari agli effetti sempre più gravi della crisi non solo sono cresciuti, ma hanno riempito le piazze dove il movimento di protesta e di lotta ha messo le basi affinché l’autunno caldo si trasformi in un inverno rovente di organizzazione e lotta per cacciare il governo Meloni.

Da un lato lo sciopero generale contro la manovra finanziaria proclamato da Cgil e Uil, la lotta contro la precettazione di Salvini a cui l’USB e gli altri sindacati di base si sono messi alla tesa. La lotta contro lo smantellamento dell’apparato produttivo di cui il Collettivo di Fabbrica ex Gkn di Campi Bisenzio (Fi) è diventato il simbolo, gli scioperi del personale sanitario contro i tagli alle pensioni e lo smantellamento della sanità pubblica, la lotta contro le grandi opere inutili e dannose come il Ponte sullo Stretto, contro il Reddito di Cittadinanza, precarietà e disoccupazione. Quella contro i femminicidi, con cui la sorella di Giulia Cecchettin, Non Una di Meno e gli organismi studenteschi hanno ritorto contro il governo Meloni l’operazione di “unità nazionale”, la lotta degli studenti contro la riforma Valditara e degli ambientalisti di Ultima Generazione e Extincion Rebellion contro la crisi climatica e ambientale.

Dall’altro le mobilitazioni in solidarietà alla lotta del popolo palestinese contro il genocidio perpetrato da Israele, che di fatto sono anch’esse contro il governo Meloni, servo degli imperialisti Usa e complice dei sionisti e si legano alle mobilitazioni contro la guerra, contro l’economia di guerra, le basi Usa e Nato e contro il traffico di armi.

La mobilitazione che negli ultimi mesi dell’anno ha riempito le piazze di parole d’ordine contro il governo Meloni, deve proseguire per cacciarlo!

È questo il filo rosso che lega i prossimi scioperi e le mobilitazioni con quelli con cui si è chiuso il 2023. Lo stesso filo rosso che deve legare tutte le iniziative di lotta del nuovo anno, fino a rendere il paese ingovernabile al governo Meloni e a qualsiasi governo espressione della classe dominante e costruire un governo di emergenza. Molte di queste sono già in programma!

L’8 gennaio è stata proclamata l’astensione dal lavoro dei servizi di terra del trasporto aereo indetta da Flai, Adl, Ost, Fit-Cisl, Ugl-Ta, Ost Cub Trasporti, Osr Usb Lavoro Privato. Coinvolgerà diversi scali ed aeroporti in tutta Italia, a partire da quelli milanesi Malpensa e Linate, Fiumicino a Roma e altre città importanti come Venezia e Firenze. La durata sarà di 24 ore, dalla mezzanotte del giorno 8:00 a quella del 9:00.

L’8 gennaio è stata anche giornata di sciopero per il trasporto pubblico locale in varie città. Hanno scioperato il personale Amat a Palermo dalle ore 9:00 alle 13:00 e quello di Autolinee a Pistoia dalle 8.30 alle 12.30. Il 10 gennaio è il turno di Pavia, dove il personale della società Autoguidovie sciopera dalle 11:00 alle 15:00; poi il 15 gennaio dalle 15:00 alle 22:00 tocca a Udine, per il personale della società Arriva Udine; il 16 gennaio è coinvolta la società Paolo Scoppio Autolinee di Roma, dalle 12:30 alle 16:30; infine, il 23 gennaio in Umbria scioperano i dipendenti di Busitalia, dalle 9:00 alle 13:00.

È invece previsto per il 24 gennaio lo sciopero nazionale di 24 ore del TPL. Nella stessa giornata è stato proclamato lo sciopero del personale Enav proclamato da Filt-Cgil e Uilt-Uil, mentre il 25 gennaio è stato proclamato da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uilt-Uil, Ugl, Fast, OrsaTrasporti lo sciopero del personale degli Appalti Ferroviari del Gruppo Fsi.

Sarà pubblica nei prossimi giorni la data dello sciopero, previsto per la fine di gennaio, del personale sanitario che prosegue la vertenza per chiedere investimenti nel Ssn, un piano di assunzioni e l’aumento delle retribuzioni. Prosegue anche la vertenza del Collettivo di Fabbrica ex Gkn che per il momento ha ottenuto il ritiro dei licenziamenti previsti per il 1° gennaio 2024.

Questa è la strada che il 2023 ha aperto a chi vuole mettersi alla testa della mobilitazione dei lavoratori e del resto delle masse popolari. Imboccarla significa rendere unitario ogni sciopero e ogni manifestazione per sostenere e spingere al coordinamento i gruppi di lavoratori organizzati esistenti, come il Collettivo di Fabbrica ex Gkn e il Calp di Genova, organismi territoriali e tematici; per promuovere la costruzione di nuovi organismi operai e popolari.

Sono queste le forze principali della lotta per cacciare il governo Meloni e imporre un governo di emergenza popolare che fin da subito dia forma e forza di legge a tutte le misure che indicheranno e che permetteranno di uscire dalla crisi. È sulle loro gambe che marcia la nuova liberazione del nostro paese!

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