Lenin scomparve il 21 gennaio del 1924. Il patrimonio ideologico che ha lasciato alle classi oppresse di tutto il mondo ha un valore inestimabile. E oggi, in una fase in cui tanti compagni si perdono, smarriti di fronte ai compiti che la situazione pone ai comunisti, studiare, assimilare e usare il patrimonio lasciato da Lenin è una necessità impellente.

Fare la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti è il compito ancora irrealizzato, ma necessario. Per svolgerlo è fondamentale capire bene qual è il ruolo dei comunisti. Questo Lenin lo ha spiegato nel celebre Che Fare? (1902)polemizzandocon quelli che venivano chiamati “spontaneisti” ed “economisti”, i promotori delle teorie per cui la classe operaia ha già in sé, spontaneamente, la coscienza necessaria per condurre la trasformazione della società. E che quindi finivano per trascurare la teoria rivoluzionaria e l’organizzazione in partito, mettendo avanti le lotte economiche spontanee, senza progettare la conquista del potere.

Suonano familiari ancora oggi queste tesi: benché già agli inizi del Novecento furono analizzate e contrastate da Lenin, esse sono tuttora diffuse nel movimento comunista cosciente e organizzato.

Ed è inevitabile che siano presenti, per certi versi, perché sono manifestazioni dell’influenza della concezione borghese del mondo nelle file dei comunisti. È l’influenza di questa concezione che porta a concepire la lotta di classe solo – o principalmente – come lotta per ottenere conquiste immediate per migliorare la condizione dei lavoratori e delle masse popolari nell’ambito della società capitalista.

Voler cambiare lo stato di cose presente non basta per liberarsi dall’influenza della concezione borghese del mondo: per fare la rivoluzione socialista occorre un movimento cosciente che spontaneamente non nasce e non si sviluppa in seno alla classe operaia e alle masse popolari.

Lenin ha insegnato e dimostrato che la coscienza necessaria per fare la rivoluzione va portata alla classe operaia dai comunisti, questo è il loro ruolo. Spontaneamente, la classe operaia non può che rimanere ancorata alla lotta economica per migliorare le sue condizioni concrete. Una lotta giusta e necessaria, ma che da sola non basta per concepire e progettare la conquista del potere, tanto meno per realizzarla.

Da qui il ruolo del partito comunista. Il partito è organizzazione, ma è anche trasformazione di chi ne fa parte, fucina in cui si impara a maneggiare la scienza della lotta fra le classi, laboratorio che sperimenta la trasformazione di cui necessita l’umanità. Il partito comunista è lo Stato maggiore della rivoluzione socialista.

Al tempo della guerra mondiale
in una cella del carcere italiano di San Carlo
pieno di soldati arrestati, di ubriachi e di ladri,
un soldato socialista incise sul muro
col lapis copiativo:
viva Lenin!

Su, in alto, nella cella semibuia, appena visibile,
ma scritto in maiuscole enormi.
Quando i secondini videro, mandarono
un imbianchino con un secchio di calce
e quello, con un lungo pennello,
imbiancò la scritta minacciosa.
Ma siccome, con la sua calce,
aveva seguito soltanto i caratteri
ora c’è scritto nella cella, in bianco:
viva Lenin!

Soltanto un secondo imbianchino coprì il tutto
con più largo pennello
sì che per lunghe ore non si vide più nulla.
Ma al mattino, quando la calce fu asciutta, ricomparve la scritta:
viva Lenin!

Allora i secondini mandarono contro la scritta
un muratore armato di coltello.
E quello raschiò una lettera dopo l’altra,
per un’ora buona.
E quand’ebbe finito, c’era nella cella,
ormai senza colore
ma incisa a fondo nel muro, la scritta invincibile:
viva Lenin!

E ora levate il muro! Disse il soldato.

Bertold Brecht – La scritta invincibile, 1934

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