Tre esempi dimostrano bene quello di cui è capace la nuova classe dirigente che serve al nostro paese.
1. Sbilanciamoci! è il nome di una campagna nazionale, promossa da un’ampia rete di associazioni, che dal 1999 analizza approfonditamente la spesa pubblica italiana, elabora proposte e lancia iniziative con l’obiettivo di “costruire un’economia fondata sui principi di giustizia economica e sociale, sostenibilità ambientale, pace e solidarietà” (come è scritto sul sito sbilanciamoci.info).
Dal 2000, Sbilanciamoci pubblica, in concomitanza con la presentazione della finanziaria, un rapporto “che analizza in dettaglio le scelte e i provvedimenti di politica economica e finanziaria del governo e propone contestualmente una manovra alternativa di bilancio a saldo zero”. Questo rapporto, chiamato “Controfinanziaria”, è stato presentato anche nel 2023: vi si trova un puntuale e circostanziato elenco dei motivi per cui la legge di bilancio del governo Meloni va rigettata e contrastata, ma anche la struttura della “legge di bilancio che ci vorrebbe” per fare fronte alle vere emergenze del paese. Per motivi di spazio non entriamo qui nei dettagli (nella versione on line di questo articolo pubblichiamo tutti i riferimenti), ma ci soffermiamo solo su alcuni aspetti.
Finanziaria a saldo zero significa che ogni spesa è coperta dagli introiti previsti nella manovra stessa, senza spesa aggiuntiva a gravare sul debito pubblico (teniamo conto nel 2024 lo Stato spenderà per rimborsare gli interessi circa 100 miliardi di euro). In questo caso si tratta di una manovra di circa 54 miliardi di euro.
Il grosso della spesa riguarda due voci, per un totale di circa 20 miliardi di euro: riduzione delle aliquote più basse dell’Irpef (spesa di 10 miliardi… ecco il taglio delle tasse di cui c’è bisogno!) e la sanità pubblica (a cui viene destinato il 7% del Pil, altri 10 miliardi).
Il grosso delle coperture arriva da una tassa patrimoniale dello 0,5% sui patrimoni sopra 1 milione di euro (che produrrebbe introiti per oltre 16 miliardi di euro), dalla rimodulazione delle aliquote Irpef più alte (introiti per 7,1 miliardi), dall’imposta di successione (6,8 miliardi di introiti), dalla tassa sulle transazioni finanziarie (3,7 miliardi), dalla cancellazione della flat tax (2 miliardi) e altre voci minori.
Benché la Controfinanziaria non dica nulla sulla riduzione della montagna di interessi che ogni anno viene pagata al sistema finanziario internazionale e nazionale, la sua particolarità sta nel fatto che non è “una bella proposta che non ha le gambe per marciare”: a lavorarci sono esperti, studiosi e tecnici che hanno “le carte in regola” per svolgere quel lavoro, i numeri sono veri, realistici e veritieri: sono la dimostrazione che la spesa pubblica è una questione di volontà e di decisione politica.
2. Gli attivisti di Extinction Rebellion e di Ultima Generazione sono diventati relativamente “famosi” nel corso degli ultimi anni in ragione dei tentativi della propaganda di regime di ridicolizzare o criminalizzare le loro azioni dimostrative, in particolare i blocchi stradali sulle vie di grande scorrimento delle città e “l’imbrattamento” di monumenti con vernice lavabile. Ma Extinction Rebellion e Ultima Generazione non sono solo questo. Sono anche un’articolata proposta di protagonismo “dal basso” per conferire alle masse popolari il potere di decidere le misure urgenti da prendere di fronte alle cause e alle conseguenze della crisi ambientale e climatica, decisioni che sono assolutamente politiche e che oggi si scontrano con gli interessi dei grandi capitalisti. Non c’è da stupirsi se Cop28, la conferenza mondiale organizzata a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti per fronteggiare la crisi ambientale, è stata solo un altro inutile teatrino.
3. Nel corso della mobilitazione contro la chiusura della fabbrica, il Collettivo di Fabbrica della ex Gkn ha elaborato un piano industriale per la mobilità sostenibile (l’unico presentato da quando è iniziata la vicenda, nel luglio 2021), un piano che salva, e anzi in prospettiva produce, posti di lavoro; un piano che è sostenibile dal punto di vista ambientale e fa da argine ai tentativi di speculazione immobiliare sull’area in cui sorge la fabbrica. Un piano che parla di “fabbrica socialmente integrata”, definizione perfettamente descritta dal ruolo che la ex Gkn e gli operai ex Gkn hanno avuto nella promozione, nel coordinamento e nell’esecuzione degli interventi di sostegno alla popolazione colpita dall’alluvione che ha devastato la zona a inizio novembre.
“Ma come, ora gli operai si mettono a fare un piano industriale?”. Eh, proprio così!
Evidentemente erano gli unici veramente interessati a farlo (a fronte del progressivo smantellamento dell’apparato produttivo). E per farlo si sono avvalsi di tecnici, studiosi, esperti.
La battaglia degli operai della ex Gkn ha avuto, fra gli altri, il pregio e il merito di far emergere chiaramente una verità. Ne parlammo già sul numero 3/2022 di Resistenza, citando direttamente un intervento di Dario Salvetti del Collettivo di Fabbrica. Riprendiamo oggi quelle parole che non hanno perso di significato, ma anzi hanno aumentato il loro valore: “(…) Stiamo incontrando tante realtà che si mobilitano e stiamo vedendo la contraddizione che c’è tra la classe dirigente del paese, che è di un’incompetenza totale – sanno fare i loro interessi, ma dimostrano di non avere nulla da dire e da fare per il paese – e persone che invece, ad esempio, sanno spiegarci come riorganizzare le città, l’intera rete digitale nel paese; persone come i lavoratori Alitalia che saprebbero come riorganizzare e far funzionare la compagnia di bandiera. Ecco, questa l’abbiamo chiamata classe dirigente”.
Non bastano elaborazioni, soluzioni e prospettive positive per conquistare il sostegno delle larghe masse.
Se fossero sufficienti, basterebbero le “avventure elettorali” della sinistra borghese a mandare a gambe all’aria le Larghe Intese.
Le avventure elettorali invece non sono sufficienti, perché tutte le volte che la sinistra borghese ha governato nel corso degli ultimi quarant’anni ha dimostrato di non essere capace di mantenere le promesse che aveva fatto.
Per ottenere il sostegno delle larghe masse è enormemente più efficace mostrare i risultati ottenuti da un governo che introduce una tassa patrimoniale, anziché condurre una campagna referendaria sull’introduzione di una tassa patrimoniale! Detto in altri termini: le elaborazioni, le soluzioni e le prospettive positive oggi ci sono già, la questione principale non è cercare consenso su di esse, ma darsi gli strumenti per attuarle.
Fronteggiare l’emergenza economica, la crisi ambientale e lo smantellamento dell’apparato produttivo. Abbiamo fatto tre esempi, relativamente piccoli ma circostanziati, di cosa significa farlo fare ai lavoratori e alle masse popolarti organizzate anziché alla borghesia.
Chiunque può obiettare che questi tre esempi sono validi finché rimangono sulla carta, perché poi governare veramente è un altro paio di maniche. In questo c’è una parte di verità e una parte di pregiudizio.
La parte di verità sta nel fatto che la Controfinanziaria, ad esempio, può essere considerata un punto di partenza, ma a incidere sulla spesa pubblica – e sulle decisioni di un governo – ci sono altri mille aspetti da considerare. Vero.
È per questo che la proposta della Controfinanziaria è un segnale positivo e incoraggiante, ma da solo non basta: bisogna costituire il governo che la traduce in realtà.
È vero anche che la semplice realizzazione di una legge di bilancio simile scatenerebbe – scatenerà – la rivolta dei capitalisti, degli speculatori, dei possidenti e della loro manovalanza. Non solo giornalisti prezzolati e magistrati reazionari, ma anche le organizzazioni criminali, le agenzie pubbliche – e soprattutto quelle segrete – che operano per conto dei gruppi imperialisti, dei grandi capitalisti e del Vaticano. Pertanto, quando si parla di dare al paese un diverso orientamento, bisogna per forza di cose ragionare di come attuare e poi anche difendere le misure che un governo di emergenza popolare adotterà, bisogna essere disposti a difenderle e bisogna organizzare e mobilitare le masse popolari per difenderle.
È vero, infine, che intaccare interessi che i grandi gruppi finanziari e speculativi, gli imperialisti Usa e sionisti, la Ue e il Vaticano davano per assodati e intoccabili, comporterà dover rivedere completamente tutto il sistema di relazioni internazionali e fare fronte a boicottaggi e sabotaggi.
Tutto questo è vero. Ma non giustifica il pregiudizio sul fatto che quella che in prospettiva è già la nuova classe dirigente del paese non sarà capace di governare.
Questi tre esempi – ma se ne potrebbero fare molti di più – dimostrano che la capacità di pensare, elaborare soluzioni, trovare prospettive c’è, esiste già. E dimostrano anche che le elaborazioni, le soluzioni e le prospettive sono già oggi coerenti con gli interessi della grande maggioranza della popolazione.
Questi tre esempi – ma se ne potrebbero fare molti di più – mostrano dunque come sarà il 2024 se gli embrioni della nuova classe dirigente osano vincere: se si mettono in testa di costituire un loro governo e se si mettono a mobilitare le masse popolari per costituirlo – per imporlo – anziché chiedere all’attuale classe dominante di mettere in pratica le soluzioni e le prospettive positive che hanno elaborato.