Il 6 dicembre un gruppo di lavoratori della Sanac, azienda che produce mattoni refrattari per le acciaierie e in particolare per la ex Ilva, ha fatto irruzione in consiglio comunale: un operaio ha preso parola dal pubblico per ribadire che le responsabilità del declino dell’azienda e del settore sono da attribuire alle istituzioni e a tutte le forze politiche che hanno permesso lo smantellamento dell’apparato produttivo.
Ha spiegato che da anni l’azienda è in progressivo declino e che oggi sono arrivati ai minimi storici di produzione. Negli anni si sono susseguiti governi che hanno promesso commesse e nuovo lavoro per la Sanac, ma nessuno ha mai fatto effettivamente niente. Per questo oggi si ritrovano di nuovo in cassa integrazione dal 15 dicembre fino all’8 gennaio, anche se sulla data di rientro al lavoro non c’è certezza.
Il lavoratore ha anche denunciato che attualmente nell’azienda lavorano operai di una ditta esterna a cui non spetta la cassa integrazione. Questo vuol dire che lavorano pochi giorni al mese e ricevono uno stipendio misero.
Un passo concreto che l’Amministrazione comunale può fare subito è confermare la destinazione d’uso del terreno su cui sorge la fabbrica, in modo da arginare possibili progetti di speculazione.
Il 14 dicembre, il sindaco di Massa, con altri membri della giunta, è andato in fabbrica a visitare gli operai e ha presentato un documento di solidarietà che sarà inviato al governo, con la richiesta di mantenere la destinazione d’uso dell’area. Gli operai, dal canto loro, hanno ribadito che le istituzioni non possono farsi tenere in scacco dalle multinazionali: la classe politica che è al governo è la stesa che amministra Massa, quindi non ci sono margini di rimpallo.
Governo assente, operai presenti è lo slogan che i lavoratori hanno adottato nel corso della loro mobilitazione contro la chiusura. Questa piccola, ma significativa, iniziativa lo dimostra: c’è voluto l’incalzo della mobilitazione per spingere il sindaco a prendere posizione e a darsi una mossa.