Giù le mani da Eddy e Omero. Mobilitarsi contro la repressione!

Nella mattina del 15 dicembre i compagni Eduardo Sorge e Omero Benfenati, due dirigenti dei movimenti di lotta per il lavoro della città di Napoli, sono stati informati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli dell’apertura di un atto di indagini a loro carico per l’attività di lotta condotta con i movimenti dei disoccupati di Napoli, Disoccupati 7 novembre e Cantiere 167.

Si tratta dell’ennesima intimidazione da parte delle autorità borghesi a carico di due compagni che si sono posti alla testa di una delle principali organizzazioni e lotte della città, una lotta che i disoccupati napoletani stanno portando fino in fondo e che i vertici dei poteri locali e nazionali cercano di attaccare, indebolire e dividere.

Tutto questo avviene in una città guidata da un sindaco, che dopo aver rubato 700mila euro da rettore dell’Università una volta sgamato, si è accordato con la Corte dei conti per restituirne 200mila e chiudere la faccenda. È proprio vero che nella società borghese le leggi valgono solo per i proletari e per le masse popolari, mentre i delinquenti veri vivono nell’impunità!

Gli attacchi repressivi ai compagni dei disoccupati organizzati sono quindi l’emblema di come la magistratura e gli apparati di polizia siano intenti a reprimere chi si occupa di migliorare la società e il paese piuttosto che colpire e punire chi lo saccheggia, lo devasta, lo inquina e affama le masse popolari.

Il mondo è in fiamme (i sommovimenti sono evidenti ovunque: rivolte, lotte operaie, mobilitazioni, scontri tra i membri e gruppi della classe dominante, crisi politica, economica e sociale ecc.) e l’unico modo che la borghesia ha per sopperire al fatto che non riesce più a tenere a bada le masse popolari solo con l’intossicazione e la deviazione delle coscienze è la repressione sempre più dispiegata.

È per questo che il governo Meloni ha varato il suo “pacchetto sicurezza” attraverso il quale ha inasprito le pene per le azioni di lotta sociale più diffuse (blocchi stradali o scritte sui muri) tra gli operai, i disoccupati e gli studenti; ha elevato al rango di reato di “rivolta carceraria” anche proteste di soli tre detenuti e quelle degli immigrati rinchiusi nei “centri di smistamento temporanei”, sempre più equiparati a carceri nonostante la retorica schifosa con cui vengono denominati e presentati; ha ridotto i benefici di utilizzo delle misure alternative al carcere per tutti gli strati più poveri della società e si accanisce in particolare contro le donne incinte o con figli minori.

Per questo è sempre più necessario estendere la solidarietà e fare fronte comune contro la repressione. È sempre più urgente confrontarsi su come far ricadere la repressione poliziesca, giudiziaria ed economica, i tentativi di criminalizzazione, la persecuzio­ne di chi resiste sulle istituzioni e le autorità che li promuovono. Ribaltare ogni attacco repressivo alimentando la lotta politica, fomentando la ribellione e la moltiplicazione di scioperi e problemi di ordine pubblico per rafforzare ogni vertenza in corso, unire le mobilitazioni in corso e cacciare il Governo Meloni e tutti i politicanti delle larghe intese che amministrano i nostri territori, da Manfredi a De Luca.

Per questo il Partito dei CARC esprime la massima solidarietà ai compagni Eddy e Omero e a tutto il movimento dei disoccupati napoletani, chiamando tutte le forze sociali, politiche e sindacali a fare lo stesso. La solidarietà è un’arma, usiamola!

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