Con un bilancio “miracoloso” di 17 feriti, il 10 dicembre sera, poco dopo le 20, lungo la linea ferroviaria Bologna-Rimini un Frecciarossa ha travolto un treno regionale all’altezza di Faenza (RA). Fin da subito, il coro che si è levato è stato più o meno questo: “che fortuna, è andata bene!”.
Con la mente che viaggia immediatamente alla strage del 30 agosto a Brandizzo (nel torinese, quando morirono cinque operai Sigifer travolti da un treno durante i lavori di manutenzione della rete ferroviaria), quello che non è più tollerabile è doversi “votare alla Madonna” o “alla fortuna”: ogni giorno, una media di tre lavoratori esce di casa per non tornarci più, ogni giorno prendere un mezzo di trasporto pubblico, a causa della gestione criminale e speculativa del settore da parte dei padroni e dei loro soci al Governo – sì, li stessi che precettano gli scioperi e piangono lacrime di coccodrillo quando avvengono le stragi -, è una roulette russa (qui un elenco delle stragi ferroviarie in Italia), ogni giorno è una guerra di sterminio non dichiarata ai danni delle masse popolari.
Tutto questo perché ai padroni conviene di più giocare d’azzardo con la vita dei lavoratori eludendo i costi di messa in sicurezza degli impianti allo scopo di aumentare i loro profitti che altro: tagli del personale, appalti e subappalti, materiale scadente, turni massacranti e altre misure volte a massimizzare i profitti a scapito della sicurezza ne sono la traduzione. Pertanto, vi invitiamo a leggere il contributo, ancora valido e attuale, che la nostra Agenzia Stampa ha prodotto all’indomani di Brandizzo, Tre considerazioni sulla strage di Brandizzo.
Non basta più limitarsi alla denuncia e aspettare che siano Istituzioni e enti locali ad intervenire: costruiamo momenti di discussione e organizzazione per il controllo popolare sulla rete, sui mezzi, sul rispetto delle procedure di sicurezza per impedire la prossima strage e per tutelare, insieme a tecnici, esperti, esponenti della società civile, eletti eccetera chi denuncia pubblicamente carenze, pericoli e malaffare. Serve cioè che in ogni azienda siano i lavoratori, quelli degli appalti insieme ai dipendenti diretti, ad organizzarsi creando gruppi che si occupano di controllare la sicurezza dei cantieri, impedendo la manomissione di macchine per aumentare la produttività, monitorando la presenza e la qualità dei DPI necessari per la produzione e imponendo l’applicazione dei loro protocolli di sicurezza, spingendo anche l’RLS a intervenire.
Solo un governo d’emergenza popolare può realizzare e garantire, in grande, un lavoro utile, dignitoso e sicuro per tutti e costruire, risanare e ammodernare infrastrutture e opere scevre dalla logica della speculazione e a servizio delle masse popolari (TAV e Ponte sullo Stretto, così come il Ponte Morandi, insegnano): il governo guerrafondaio della Meloni è complice e responsabile della devastazione che viviamo quotidianamente e pertanto dobbiamo cacciarlo! Da qui l’importanza di aderire in massa e far aderire allo sciopero nazionale del trasporto pubblico locale (TPL) di 24 ore del 15 dicembre prossimo indetto dalle sigle USB Lavoro Privato, AL Cobas e CUB Trasporti, quale tappa per avanzare nell’organizzazione e nel coordinamento dal basso, anche a partire dalla sicurezza sul lavoro e dalla tutela di lavoratori, utenti e passeggeri.
Non aspettiamo la prossima strage, né affidiamoci alla fortuna: organizziamoci ora per prevenire e rilanciare! Il P.CARC è al fianco di tutti i lavoratori che vogliono prendere la strada della riscossa!
Il vincolo di fedeltà aziendale uccide ed è un’arma contro lavoratori e passeggeri!
Contro le prescrizioni di Salvini & C.: difendere il diritto di sciopero applicandolo!
Ferrovieri, la sicurezza passa dalla vostra organizzazione!