Si scrive finanziaria si legge attacco alla sanità pubblica!

In parlamento queste settimane sono quelle decisive per la manovra finanziaria. Sull’argomento è calato un assordante silenzio mediatico, combinato con un imponente uso di intossicazione e diversione: i media parlano letteralmente “di tutto” per non parlare del contenuto di questa manovra. Ma cosa contiene questa legge di bilancio? In questo articolo trattiamo di un aspetto in particolare: la sanità pubblica.

Al di là della diversione di massa e delle mistificazioni fatte da Meloni in parlamento la finanziaria 2024 segna, ad esempio, un salto di qualità nella direzione della privatizzazione della sanità pubblica. Già dal dettaglio degli stanziamenti emerge un dato eloquente: dei circa 3 miliardi stanziati, 2,3 sono per il rinnovo del contratto del personale sanitario, mentre solo 600 milioni vanno al potenziamento effettivo dei servizi sanitari e sono in gran parte destinati alla sanità privata.

Il tanto strombazzato “abbattimento delle liste d’attesa” avverrà infatti consentendo alle regioni di pagare un maggior numero di visite nelle strutture convenzionate, il tutto chiaramente a carico del bilancio pubblico.

Inoltre gli stessi stanziamenti per il rinnovo dei contratti, anticipati con una classica mossa elettorale (le elezioni regionali ed europee sono vicine), sono largamente insufficienti, come denunciato dall’intersindacale dei medici che ha proclamato lo sciopero del 5 dicembre: “il Governo non riesce nemmeno a sottoscrivere e a rendere esecutivo il contratto collettivo di medici, veterinari e sanitari la cui pre-intesa sottoscritta tra Aran e sindacati risale alla fine di settembre, giusto per erogare stipendi e arretrati che i lavoratori si sono già guadagnati nel triennio 2019-2021, quello dell’ormai dimenticato Covid. Per non parlare del prossimo contratto nazionale 2022-2024 di cui il Ministro Zangrillo ha vantato l’anticipo (forse) al 2024, ma per il quale non ci sono adeguati finanziamenti sia rispetto all’inflazione ed ancor peggio rispetto al valore che il mercato (così amato, ma a corrente alternata) riconosce alle professioni sanitarie”.

Poco o nulla cambierà anche per quanto riguarda le drammatiche carenze di personale. Le uniche risorse stanziate, utili a rendere operativa la nuova rete di ospedali di comunità e case di comunità prevista dal PNRR, ammontano ad ulteriori 600 milioni di euro e sono rinviate al biennio 2025-2026 (250 milioni nel 2025 e 350 nel 2026). Il governo prevede di finanziare queste misure tramite tre norme discriminatorie e di attacco ai diritti dei lavoratori e degli utenti del SSN:

  • anzitutto la “norma bandiera” degli scimmiottatori del fascismo, con cui si impone ai residenti stranieri con cittadinanza extra UE di pagare un contributo di 2000 euro per l’iscrizione alle liste degli aventi diritto alle prestazioni del SSN (iscrizione peraltro non obbligatoria e i cui proventi quindi sono tutt’altro che sicuri);
  • poi la tanto discussa norma sulle pensioni che dapprima rivedeva i coefficienti di valutazione della parte retributiva delle pensioni di alcune categorie di dipendenti pubblici, tra cui i medici e ora con un emendamento rivede solo quelli di chi va in pensione anticipatamente;
  • infine il blocco della rivalutazione all’inflazione di alcune pensioni già in essere.

Anche per ciò che riguarda il Trattamento di Fine Servizio (TFS) dei medici e dei sanitari il governo Meloni compie un altro affronto, rifiutandosi di attuare la sentenza della Corte Costituzionale (n.130 del 23 giugno 2023) che impone di modificare l’attuale normativa che permette di corrispondere con un ritardo di due anni le liquidazioni dei dipendenti pubblici, senza peraltro adeguarle all’inflazione.

Ma la cosa ancor più significativa è un’altra: i 3 miliardi in più per l’anno 2024 (uno in meno di quanto richiesto inizialmente dal ministro nel solito giochetto delle contrattazioni prima dell’approvazione delle finanziarie) in termini assoluti (non parametrati all’inflazione) significano un +0,7% di spesa sanitaria sul PIL, ma in termini reali (parametrati all’inflazione che dovrebbe raggiungere il 5%) significano una riduzione della percentuale di spesa sanitaria sul PIL dall’attuale 6,6%, già largamente insufficiente a garantire la sopravvivenza del SSN, al 6,3%.

I sovranisti contro la sovranità nazionale, quelli appecoronati agli imperialisti esteri Usa, Ue e i sionisti e di casa nostra come il Vaticano, la Confindustria e le organizzazioni criminali, che oggi governano il paese vanno cacciati. Per fare questo bisogna rendere il paese sempre più ingovernabile, moltiplicare le mobilitazioni, le iniziative di lotta e alzare il livello della lotta a partire dalle prossime date già fissate il 15 dicembre con lo sciopero del trasporto indetto dai sindacati di base e sotto attacco della precettazione di Salvini, il 16 dicembre con le mobilitazioni indette da Non una di meno in tutta Italia, il 18 dicembre quando a scioperare saranno di nuovo i medici e le altre figure sanitarie e quelle che saranno fissate a partire dal 13 dicembre quando prenderà avvio la discussione della finanziaria in parlamento.

Aspettare che tutto passi è il modo più efficace affinché tutto degeneri. Cacciare il governo Meloni questo è l’obiettivo che dà sbocco alle mobilitazioni in corso e pone le premesse per imporre un nuovo governo al paese, che trasformi in leggi e misure tutte le rivendicazioni verso le quali l’attuale classe dominante fa orecchie da mercante.

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