Il 1° dicembre si è svolta la quinta e ultima giornata di sciopero generale proclamato da Cgil e Uil. A fermarsi sono state le regioni del Sud Italia: Campania, Calabria, Basilicata e Puglia. Cortei partecipatissimi ovunque, da Napoli, dove a chiudere il palco è stato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a Bari, dove le conclusioni della mattinata sono state affidate a Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil.
Le adesioni allo sciopero anche al sud sono state alte. Nel settore metalmeccanico adesioni dell’80% in Stellantis a Pomigliano d’Arco, 95% alla Magneti Marelli di Caivano, 100% alla Schneider Electric di Casavatore. Percentuali altissime anche nelle altre province campane: nel cantiere Sirti di Sala Consilina, in provincia di Salerno, adesione del 95%, del 90% alla EasyTech di Fisciano. A Benevento adesione al 98% nello stabilimento della Ficomirrors, azienda del settore auto motive, del 96% alla Imeva e del 60% alla Leonardo. Ad Avellino 95% alla Cms e del 60% alla IIA, Industria Italiana Autobus. A Caserta, 95% di adesione alla TFA, ex Firema, e del 70% alla Snop. Adesioni che sfiorano il 100% anche nel settore agroalimentare come nello stabilimento La Doria di Fisciano e alle Sinergie Molitorie, in provincia di Salerno. Adesione al 95% nello stabilimento Rummo di Benevento e del 90% alla Idav Dolciaria di Striano, ancora in provincia di Napoli. Sciopero riuscito anche nel settore dello spettacolo. A Napoli annullati gli spettacoli previsti al Teatro San Ferdinando, al Teatro Mercadante e al Ridotto del Mercadante, dove le maestranze hanno aderito alla mobilitazione di Cgil e Uil. Di seguito le interviste che abbiamo realizzato in piazza a Napoli.
Con la cinque giorni di sciopero generale indetta da Cgil e Uil e la combinazione che queste date hanno avuto con tutto il resto delle grandi mobilitazioni in corso nel nostro paese (da quelle a sostegno della Palestina e dagli scioperi indetti dai sindacati di base, a quelle contro la guerra e la presenza della Nato sul nostro territorio), i risultati di tutto questo sommovimento hanno superato anche le aspettative degli stessi promotori.
L’aspetto ancora più importante è che questi scioperi e mobilitazioni agitando la necessità di indirizzare il paese sulla via dell’attuazione della Costituzione, di una manovra finanziaria non lacrime e sangue per i lavoratori e la maggioranza della popolazione, di un paese schierato a sostegno della resistenza palestinese e contro i guerrafondai Nato, Ue e sionisti, pongono al di là delle intenzioni dei suoi stessi promotori la necessità di dare gambe e sbocco politico a queste aspirazioni. Chi ha scioperato e soprattutto chi è sceso in piazza con l’idea di dare questa nuova agenda politica al paese sa che i tentativi di convincere il governo Meloni a percorrere quella strada sono e saranno vani. Il governo Meloni va cacciato!
Per questo un passo che tanti lavoratori hanno indicato è quello di andare avanti con lo sciopero, diritto per giunta messo sotto attacco dal governo. Ma quale sciopero? Uno sciopero che blocchi veramente il paese, che coinvolga tutti i sindacati confederali e di base e chiami a raccolta in piazza tutte le migliori forze organizzate del paese. Questa aspirazione per tanti può sembrare un sogno, ma chi avrebbe detto fino a un anno e mezzo fa che la Cgil avrebbe fatto quello che solo negli ultimi due mesi ha messo in campo? Chi avrebbe pensato che a uno sciopero come quello fatto a novembre avrebbe partecipato anche la Uil? Chi avrebbe pensato che nella stessa giornata in cui è Cgil e Uil hanno proclamato sciopero generale anche i sindacati di base e di classe avrebbero indetto scioperi di settore e iniziative di lotta? La verità è che ogni singola mobilitazione e azione pone le condizioni per il passo successivo.
E allora cosa può fare un singolo o un gruppo di lavoratori per procedere sin da subito su quella strada? Innanzitutto mettere insieme, da subito e in tutte le aziende possibili, gruppi di lavoro, comitati unitari e intersindacali, autoconvocati, per promuovere un altro sciopero generale. Non c’è luogo del paese dove la classe operaia e il resto dei lavoratori non siano in subbuglio e non siano già oggettivamente in sinergia con tutto il resto delle mobilitazioni in corso. Bisogna fare questo sempre di più e sempre meglio per cui serve l’azione cosciente e organizzata della parte migliore dei lavoratori. È ora di passare dalla difesa all’attacco. Si può fare!