Nell’ambito delle Feste di Riscossa Popolare che il Partito sta organizzando a livello nazionale, la sezione Napoli Est promuove un dibattito pubblico giovedì 7 dicembre sulla resistenza palestinese e gli insegnamenti che possiamo trarne.
Di seguito l’appello di lancio dell’iniziativa.
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La realtà degli ultimi anni è un bollettino di guerra. Da una lato, di guerra militare che il complesso militare-industriale USA/NATO estende in tutto il mondo attraverso operazioni belliche e militarizzazione dei territori per arrestare il suo declino. Dall’altro lato, un bollettino di una guerra non dichiarata, quella con cui la borghesia imperialista uccide milioni di persone ma non sotto i colpi di armi da fuoco bensì sotto i colpi di miseria, fame, malasanità, incedenti sul lavoro e malattie professionali, inquinamento ambientale, immigrazione, incidenti stradali, emarginazione, depressione, alcool e droga. Il numero di vittime di questa seconda guerra sono di gran lunga superiori di quelle della guerra guerreggiata: sembrano tanti episodi scollegati l’uno dall’altro, ma se grattiamo sotto la superficie, emerge la causa comune.
Negli ultimi anni si è estesa però anche la mobilitazione con cui le masse popolari la faranno finita con questo sistema sociale, e gli avvenimenti delle ultime settimane ne sono una prova. I massacri che i sionisti stanno compiendo in Palestina, la barbara rappresaglia che avviene con il sostegno degli imperialisti Usa e le timide dissociazioni della Ue e dell’Onu, non possono soffocare le masse popolari; per quanto il nemico sia forte, finché resta in piedi il sistema di dominio della classe dominante le masse popolari si ribellano e si ribelleranno. Per la loro portata storica, eventi di questo tipo parlano a tutti, indipendentemente dalla posizione geografica. La resistenza palestinese non è solo un’esperienza a cui bisogna dare piena solidarietà, ma per le masse popolari di tutto il mondo è una fonte ricca d’insegnamenti.
L’Italia non è la Palestina occupata militarmente da quasi ottant’anni, le masse popolari italiane non subiscono l’apartheid, non hanno l’acqua e la corrente razionata, non vivono sotto le bombe o in balia dell’iniziativa dei coloni e dell’esercito. Tuttavia, il contrattacco della resistenza palestinese è un messaggio anche per le masse popolari italiane. Essa ci dice che solo le masse popolari organizzate possono mettere fine al corso disastroso delle cose. Fra i tanti aspetti che fa risaltare, mostra che sperare nel meno peggio e aspettare che “passi la bufera”, apre le porte al peggio. Da qui possiamo ricavare numerosi messaggi per il nostro paese: aspettiamo altri cataclismi e alluvioni prima di avanzare con la ricostruzione, la messa in sicurezza dei territori e il sostegno alle famiglie? Ma possiamo riportare il messaggio anche alla realtà specifica di Napoli Est: aspettiamo che si ammalino e muoiano altri abitanti della zona prima di dare una spinta alla lotta per le bonifiche delle aree inquinate e il recupero di tutta la periferia orientale? Ecco come la resistenza palestinese parla anche agli abitanti di Napoli Est: aspettiamo che appicchino altri roghi, inquinino peggio il mare, interrino più rifiuti tossici, prima di dare una svolta alla tutela ambientale del territorio contro criminali e speculatori?
Gli esempi sono molteplici di come, pur non trattandosi di una guerra dispiegata con le sue armi e munizioni, anche su questo territorio dobbiamo fare i conti con le bombe dell’imperialismo.
Nella zona di Napoli Est non abbiamo i soldati a occupare il territorio come succede in Palestina, però ogni giorno dobbiamo fare i conti con l’occupazione economica di multinazionali come la Q8 che inquinano il nostro suolo e la nostra aria: risale al 2015 lo scandalo che inchiodò l’azienda per sversamento illecito di rifiuti. Fra Ponticelli, Barra e San Giovanni non abbiamo carrarmati o mezzi militari, ma una classe dirigente che chiude un occhio agli scorribanda della criminalità organizzata e li chiude entrambi quando quest’ultima interra rifiuti con i Bobcat. Non abbiamo i militari che ci entrano in casa, ma una sottile e pungente aria passa per le finestre di questi quartieri, portando nel nostro corpo diossine e sostanze che le autorità fanno di tutto per tenerci nascoste.
In definitiva, quello di cui stiamo parlando è comprendere profondamente il messaggio di riscossa che viene dal popolo palestinese: all’oppressione e allo sfruttamento, le masse popolari possono rispondere solo con l’organizzazione e la mobilitazione per diventare loro classe dirigente della società.
Discuteremo di questo, giovedì 7 dicembre dalle h18:00 presso la SALA ICHOS in Via Principe di San Nicandro 32/A.
A seguire ci sarà un buffet popolare con musica!