Servono organizzazione e mobilitazione
Serve una nuova liberazione
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Per decenni la classe dominante ha alimentato l’inganno che la strada per l’emancipazione delle donne nel sistema capitalista fosse lunga e tortuosa, ma l’obiettivo sarebbe prima o poi arrivato.
L’inganno è crollato per un insieme di elementi che emergono freddi e asettici come lo sono le statistiche. Il numero di donne uccise nell’ambito delle relazioni correnti, sociali, famigliari e sentimentali. Il numero di donne vittime di qualche forma di violenza, fisica o psicologica. Le discriminazioni salariali e l’aumento esponenziale di forme di dipendenza, oppressione, stigma sociale, che vanno di pari passo con una avvilente banalizzazione e commercializzazione di tutto quello che ha a che fare con “l’autodeterminazione” delle donne.
In Italia, come in ogni paese “civile e avanzato” (capitalista), non c’è stato nessun passo avanti nella sostanziale emancipazione delle donne ed emergono costantemente e da ogni angolo gli effetti barbari di una società basata sullo sfruttamento, sul patriarcato, sul maschilismo e sull’oppressione di genere. In Italia c’è, in più, l’aggravante del Vaticano, con il suo ramificato sistema di potere che esercita su governi e istituzioni.
È per la tipica usanza clericale se anche di fronte all’evidenza delle statistiche, dei numeri, dei fatti, tutta l’industria mediatica continua ad avvelenare i pozzi e intossicare le coscienze: oggi mette all’indice una certa musica, ieri una certa letteratura, domani un certo modo di “fare spettacolo” e ogni giorno blatera delle “colpe degli uomini” spostando il discorso sul piano morale e “culturale”. Cerca di impedire così che vengano messe a fuoco – e pertanto messe in discussione – le vere cause dell’oppressione e della violenza di genere: l’ordinamento sociale, il potere costituito, la classe dominante.
L’Italia è un paese in guerra. Un paese in cui il governo Meloni continua a tagliare i finanziamenti alla scuola pubblica e alla sanità pubblica mentre spende milioni di euro in armamenti da spedire all’Ucraina. È un paese a sovranità limitata sul cui territorio sono presenti basi militari di potenze straniere (Usa e Nato) da cui partono aerei impegnati nel genocidio che i sionisti stanno compiendo a Gaza.
Ma la guerra che è in corso in Italia è anche quella della classe dominante contro le masse popolari. Quattro morti al giorno sul posto di lavoro. Fra loro anche donne. E ragazzini in alternanza scuola-lavoro, fra loro anche ragazzine. Fra loro anche tanti uomini e donne in età da pensione che sono costretti a lavorare ancora. In Italia si muore per femminicidio, per malattie curabili che non vengono più curate o perché con i tagli alla sanità, l’eliminazione dei servizi di prevenzione, a partire dai consultori e servizi territoriali.
Questo è il contesto e il motivo per cui non può essere impostata e somministrata “dall’alto” nessuna “educazione” affettiva che possa in qualche modo salvaguardare le donne dalla violenza di genere. E del resto, in un paese governato e comandato da una classe che fomenta l’oscurantismo clericale cattolico e prospera sullo sfruttamento e l’oppressione, anche se fosse introdotta dall’alto potrebbe essere solo un palliativo.
Per capire il presente e fare un passo verso il futuro, bisogna gettare uno sguardo sul passato.
Quando in Italia era forte e dispiegato il movimento comunista, era forte quello contro la guerra, era forte anche il movimento delle donne. Il movimento delle donne rendeva forte il movimento contro la guerra. Quando in Italia era forte il movimento comunista, era forte quello operaio ed era forte anche il movimento delle donne. La lotta delle operaie rafforzava tutto il movimento operaio. E lo stesso vale per il movimento degli studenti. Il movimento delle donne delle masse popolari è stato, è e sarà componente insostituibile di ogni slancio di progresso, di giustizia, di emancipazione, di liberazione.
Quindi parliamo di oggi. Crollato l’inganno, bisogna fare piazza pulita anche delle illusioni e della demagogia. Non esiste possibilità di rompere il sistema patriarcale di oppressione e di violenza se non si rovescia l’intero sistema di potere della classe dominante. Per cambiare il paese e la società c’è bisogno che le donne delle masse popolari si organizzino e si mobilitino in ogni campo, passino all’offensiva sul piano politico, pensino un paese diverso e lottino coscientemente per costruirlo.
Bisogna smontare pezzo per pezzo il sistema di potere e di governo della classe dominante: ogni pezzo smontato è una breccia nella cappa patriarcale, nell’oppressione di genere, nella violenza.
Sono già in corso molte mobilitazioni: da quella contro la guerra a quelle in solidarietà con la Palestina, da quelle contro la crisi ambientale e climatica a quelle degli studenti, ci sono le mobilitazioni sindacali contro la legge di bilancio. Ci sono già mille manifestazioni che denunciano la violenza contro le donne. Bisogna unirle tutte e dare a ognuna di esse uno sbocco unitario e positivo, bisogna combinare i tanti “contro” in una prospettiva comune:
- cacciare il governo di Giorgia Meloni, “una donna” che governa su mandato delle cricche clerico-fasciste, delle lobbies e dei comitati d’affari, una “madre” che perseguita altre madri, una “cristiana” che ha indossato l’elmetto e obbliga il paese a fare altrettanto.
- sostituirlo con un governo di emergenza popolare.
Per una nuova liberazione nazionale che è anche emancipazione delle donne, motore dell’emancipazione di tutte le masse popolari.