Tra qualche giorno sarà il 4 novembre, ricorrenza dell’armistizio firmato tra Italia e Austria a conclusione della prima guerra mondiale, oggi appellata come festa dell’Unità Nazionale e delle Forze armate, ma che il governo Meloni sta lavorando affinché diventi festa nazionale.
Nonostante sia stata annullata la cerimonia prevista a Roma al Circo Massimo per “ragioni di sicurezza”, restano le iniziative istituzionali traboccanti della retorica con cui il governo Meloni cerca di rendere sopportabili tutte quelle misure imposte dalla Nato e dai sionisti per alimentare le loro guerre, ma che gravano anche sulla pelle degli studenti.
Ai problemi storici che da decenni riguardano l’istruzione pubblica infatti, e a dimostrazione del fatto che scuola e università sono diventate un lusso, si sommano il carovita che ha colpito le famiglie, la riduzione del numero dei posti letto negli studentati pubblici ormai del tutto insufficienti e il rincaro dei costi degli affitti nelle città universitarie, per non parlare degli aumenti dei servizi di mensa e trasporto.
Come se non bastasse il governo Meloni, che si distingue dai precedenti per una maggiore sottomissione agli imperialisti Usa-Nato, legittima la crescente militarizzazione di scuole e università. Promuove l’ingresso dei militari all’interno della scuola pubblica per progetti formativi, stipula protocolli per i PCTO, ex alternanza scuola-lavoro, con aziende belliche, Forze Armate, Forze di Polizia e con la Nato, mentre invece non rinnova la convenzione con l’ANPI tramite la quale l’associazione potrebbe tenere nelle scuole lezioni e progetti legati alla Resistenza e alla Costituzione.
Non è una novità che questo governo, nell’espletare il suo mandato, presti particolare attenzione all’istruzione. Le istituzioni scolastiche infatti vengono incentivate a sensibilizzare gli studenti sul ruolo quotidiano che le Forze armate svolgono, a criminalizza e reprime i giovani delle masse popolari come è successo col decreto Caivano, col quale, tramite la scusa della lotta al degrado, vengono inasprite le pene nei confronti dei minori che compiono reati. Non solo, si legittimano anche le violente manganellate nei confronti degli studenti che protestano contro le politiche scolastiche del governo come è successo lo scorso del 2 ottobre a Torino
Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è il primo a farsi paladino dell’autoritarismo e della repressione. Per dirne una, dopo le famose circolari anticomuniste dell’anno scorso, nelle scorse settimane ha minacciato di far partire ispezioni e denunce alla Procura della Repubblica nei confronti del collettivo del Liceo Manzoni di Milano per aver espresso solidarietà al popolo palestinese in lotta.
A questa escalation si aggiunge però quella positiva della resistenza e della riscossa degli studenti, dei lavoratori della scuola (e non solo) che si stanno organizzando e per cui il prossimo 4 novembre sarà un’altra tappa della lotta per cacciare il governo Meloni. Quello stesso governo che cerca di rendere la guerra imperialista qualcosa di normale con ogni mezzo a sua disposizione, a partire proprio dalle scuole e dalle università e che sta cancellando il futuro dei giovani proletari.
Riprenderselo significa promuovere in ogni scuola e università momenti di confronto, discussione e approfondimento sulla resistenza palestinese che contrattacca contro l’occupazione sionista e sul ruolo che il governo Meloni ha in questa e nelle altre guerre che fomenta, come negli ultimi giorni è avvenuto a Perugia, Genova, Torino, Pisa e Tor Vergata.
Riprendere in mano il proprio futuro significa organizzarsi e mobilitarsi per imporre un governo di emergenza che destini i soldi oggi stanziati per missili e bombe alla scuola pubblica! Che metta al centro la formazione dei giovani in base alle loro qualità e aspirazioni ed elimini l’alternanza scuola-lavoro nelle aziende di armi! Che investa nell’edilizia scolastica! Che garantisca un vero accesso all’istruzione e stabilizzi tutti i lavoratori della scuola!
Di seguito l’elenco delle mobilitazioni del 4 novembre organizzate in alcune città del paese (in aggiornamento)
Roma, manifestazione nazionale Fuori l’Italia dalle guerre! Ore 14.00, piazza Vittorio;
Torino, presidio Il 4 novembre? Non è la nostra festa, ore 15.30. via Roma 100, promosso dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole;
Milano, corteo Niente da festeggiare, Stop War – Stop racism, ore 15,00, piazza Oberdan, promosso da Milano Antifascista Antirazzista Meticcia e Solidale –
Milano, corteo Niente da festeggiare, Stop War – Stop racism, ore 15,00, piazza Oberdan, promosso da Milano Antifascista Antirazzista Meticcia e Solidale e dalla comunità palestinese – in risposta a quella lanciata da Salvini “in difesa dell’Occidente e dei suoi valori“;
Bologna, presidio e flash mob, dalle ore 15,00 alle 17.00, piazza del Nettuno, promosso dal movimento No Green Pass e al quale hanno aderito l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Costituente Comunista, Aforas, PCI, P.CARC
Firenze, corteo No comando Nato. Ore 14,30, Sede RAI, promosso da No comando Nato né a Coltano né altrove;
Siena, presidio Fermare la militarizzazione di scuola, università e territorio. Ore 16,00, piazza Salimbeni, promosso dal Comitato lavoratori della scuola di Siena;
Pisa, presidio a piazza Garibaldi, promosso dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole (in aggiornamento);
Livorno, manifestazione Contro tutte le guerre, 4 Novembre Antimilitarista, ore 16.30, piazza Grande, promossa dal Coordinamento antimilitarista livornese;
Grosseto, Presentazione Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole. Ore 11.00, palazzo della provincia, sala Pegaso;
Catania, presidio e microfono aperto Non è la nostra festa! Ore 17.00, piazza Università, promosso dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole;