Le mobilitazioni dei prossimi mesi possono essere messe in sinergia e in concatenazione indipendentemente da chi ne è il promotore e da quali sono i loro obiettivi immediati e particolari.
La manifestazione indetta dalla Cgil e dalle associazioni per il 7 ottobre si nutrirà anche degli scioperi che ci sono già stati a settembre del trasporto pubblico e del trasporto aereo (indetti sia dai sindacati di base che confederali) ed è OGGETTIVAMENTE legata a doppio filo allo sciopero dei sindacati di base del 20 ottobre contro guerra, carovita e precarietà e alla raccolta firme per la legge di iniziativa popolare per l’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi e gravissime sul lavoro promossa da Usb, Pap e Prc.
Il 6 ottobre Fridays For Future ha indetto lo sciopero per il clima nelle principali piazze italiane, contro le devastazioni dei territori causate dalla crisi climatica e da speculazioni di ogni sorta. I giovani, e non solo, che animeranno quelle piazze nel frattempo si mobilitano anche per difendere il diritto allo studio che viene loro direttamente o indirettamente negato dalle politiche del governo. Oltre alle mobilitazioni contro il caroaffitti e carovita degli studenti e dei docenti precari a Milano, il 14 ottobre i compagni dello studentato autogestito Pdm e i collettivi studenteschi di Firenze hanno indetto un corteo nazionale per il diritto allo studio, contro il carovita e per opporsi alla costruzione di studentati di lusso mentre i posti alloggio nelle residenze studentesche pubbliche vengono tagliati ogni anno (a Firenze il problema è particolarmente grave e lo stesso studentato autogestito Pdm è stato sgomberato a fine agosto per effetto della circolare Piantedosi sulle occupazioni).
Sul tema della guerra e contro le basi Usa-Nato (ma anche contro le grandi opere inutili e dannose e i combustibili fossili) il 21 ottobre sono state organizzate da varie associazioni antimilitariste, sindacali e associazionistiche tre manifestazioni: una a Pisa, una Ghedi (Brescia) e una in Sicilia, territori martoriati, appunto, dall’ingombrante presenza di basi militari italiane e straniere.
Il 4 novembre l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e università sta organizzando mobilitazioni in molte città per dire No alla guerra che entra nell’istruzione pubblica dalla porta principale.
In questa breve panoramica abbiamo evidenziato solo le manifestazioni di carattere nazionale che sono state indette, ma da nord a sud è un pullulare di mobilitazioni più o meno grandi, più o meno strutturate contro gli effetti della crisi.
Non c’è luogo del paese dove la classe operaia e il resto delle masse popolari non siano in subbuglio. Il passo da fare è quindi quello di mettere in sinergia le varie mobilitazioni, facendo in modo che l’una rafforzi l’altra e non il contrario! È ora di passare dalla difesa all’attacco. Basta rivendicare! Cominciamo a gestire dal basso pezzi della società fino a costruire il governo delle masse popolari organizzate!