Gli Usa sono il capofila dei paesi imperialisti. È negli Usa che le tendenze determinate dalla crisi generale del capitalismo si manifestano prima, in maniera più intensa e profonda. Inoltre, ciò che succede negli Usa ha dirette ripercussioni su ciò che succede negli altri paesi imperialisti e nel resto del mondo.
In genere si parla degli Usa per denunciare il loro ruolo oppressivo, aggressivo e predatorio: in effetti dal 1945 non esiste guerra che non sia stata causata, direttamente o indirettamente, per affermare gli interessi dei capitalisti a stelle e strisce nel mondo.
Questa denuncia, perfettamente fondata e giusta, contribuisce però ad alimentare l’idea che gli Usa siano un imbattibile e monolitico apparato militare-industriale-finanziario e che “non si muova foglia che la loro amministrazione non voglia”. La realtà non è questa.
Gli Usa hanno perso tutte le guerre che hanno provocato e combattuto direttamente sul campo (dal Vietnam all’Afghanistan): hanno causato immani distruzioni e milioni di morti, ma sul lungo periodo non sono riusciti a vincere.
Più di questo, tuttavia, ciò che va considerato in un’analisi per capire dove stanno andando gli Usa è che l’aggressività sul piano internazionale è l’altra faccia della medaglia delle difficoltà che la classe dominante statunitense incontra sul fronte interno.
L’apparato militare-industriale-finanziario Usa ha nel fronte interno il suo tallone d’Achille: la combinazione fra la crisi politica e la resistenza spontanea che le masse popolari oppongono alla guerra di sterminio non dichiarata che la classe dominante conduce contro di loro alimenta la guerra civile.
Per quanto riguarda la crisi politica, essa è insanabile e risiede nel fatto che i gruppi imperialisti Usa sono divisi tra loro e si divideranno sempre di più. Lo scontro tra Biden e Trump (e i rispettivi sostenitori) ne è una manifestazione: coinvolge le istituzioni, le agenzie di spionaggio e le autorità giudiziarie, ma coinvolge direttamente anche settori di masse popolari. Non solo e non tanto attraverso le elezioni, ma attraverso la mobilitazione nelle strade, le manifestazioni, gli scontri di piazza. Il culmine, per il momento, è stato raggiunto con l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. I mesi che mancano alle elezioni presidenziali del 2024 non saranno meno turbolenti, a partire dal fatto che – per la prima volta nella storia degli Usa – i due principali candidati sono entrambi sotto inchiesta giudiziaria ed entrambe le fazioni faranno ricorso alla mobilitazione delle masse popolari per avere la meglio sull’altra.
Per quanto riguarda la guerra di sterminio non dichiarata che la classe dominante conduce contro le masse popolari essa ha un’estensione e un’intensità che non ha eguali in nessun altro paese imperialista.
La libera vendita di armi da fuoco è alla base di una strage permanente. Tra omicidi e suicidi, nel 2021 ci sono stati 47.286 morti. Nel 2020 erano stati 43.675 e nel 2010 30.470. Calcolando anche le morti accidentali, il numero sale a 48.832. Le sparatorie di massa, cioè dove almeno 10 persone sono state ferite o uccise, nel 2021 sono state quasi 700 – fonte Gun Violence Archive.
Per dare un’idea della portata del fenomeno: gli Stati Uniti hanno circa 330 milioni di abitanti, cinque volte e mezzo di più rispetto al numero di abitanti dell’Italia, che sono circa 60 milioni. Nel 2017 gli omicidi con armi da fuoco sono stati 55 volte maggiori negli Usa (19.510) rispetto all’Italia (357).
La libera vendita di farmaci, in particolare oppioidi, non è da meno. Fra aprile 2020 e aprile 2021, secondo i dati del National Center for Health Statistics, ha causato 100 mila morti. Di questi, 75 mila sono deceduti a seguito dell’acquisto legale di farmaci nei drugstore o online: non sono morti per colpa di droghe tagliate male e acquistate per strada.
Se qualcuno pensa che simili numeri siano imputabili ai disagi provocati dalla pandemia da Covid-19 è fuori strada: nel 2022 i morti per overdose sono aumentati a 109 mila (dati dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie – CDC). Sono virali i video su internet basati su “tour” nei quartieri delle principali città statunitensi popolate interamente da tossici semi paralizzati e ridotti a larve umane, in gran parte giovani e giovanissimi, sul ciglio della strada.
A tutto questo si aggiungono gli effetti della devastazione dell’ambiente e dell’inquinamento, lo stato di degrado e di abbandono in cui versano parti consistenti della popolazione (in particolare le minoranze di neri, sudamericani, nativi americani), l’assenza del servizio sanitario nazionale.
Questo è, per sommi capi, il contesto in cui procede la guerra civile negli Usa.
Sono tutti elementi conosciuti ed evidenti che riconducono nella giusta dimensione l’immagine di super potenza con cui la propaganda ammanta gli Usa; questa è la realtà che emerge una volta grattata via la retorica sulle libertà, possibilità e opportunità con cui i capitalisti Usa hanno ammorbato e martellato le masse popolari di tutto il mondo per giustificare i loro saccheggi e le loro devastazioni.
Quando parliamo di Usa, dunque, parliamo di un gigante dai piedi di argilla che può essere sconfitto.