Campagna nazionale per l’assimilazione e l’uso del materialismo dialettico

Nel mese di settembre è entrata nel vivo la campagna nazionale per l’assimilazione e l’uso del materialismo dialettico. Iniziata a luglio con la fase di ideazione e programmazione, la campagna si concluderà a marzo 2024. È una campagna rivolta principalmente all’interno del Partito e ha l’obiettivo di elevare il lavoro interno in funzione di quello esterno.

A una valutazione superficiale, sembra che si presti poco e male a essere trattata pubblicamente, a essere oggetto di dibattito. In verità, pensiamo che proprio per le sue caratteristiche, oltre che per il suo contenuto, farne conoscere l’esistenza, gli obiettivi e i risultati sia un contributo al dibattito nel movimento comunista cosciente e organizzato e alla sua rinascita: che tipo di partito serve? Che tipo di dirigenti servono? Che tipo di militanti? Qual è il fulcro del loro lavoro?

Argomenti che non si esauriscono in questo articolo e che in realtà trattiamo spesso su Resistenza. Solo che lo facciamo rivolgendoci ai nostri referenti e, in genere, senza entrare nel merito di cosa significa per noi, di cosa comporta per noi, diventare quel partito di quadri e di massa che promuovendo la lotta per il Governo di Blocco Popolare contribuisce alla Guerra Popolare Rivoluzionaria diretta dal (n)PCI.

La verità è che per diventare il partito che serve il P.CARC si deve trasformare. Lo deve fare coscientemente: lo devono fare i quadri, prima di tutto, che poi coinvolgono in questa trasformazione i militanti e i collaboratori.

È l’essenza di uno dei principali apporti del maoismo alla scienza rivoluzionaria: il Partito è oggetto e soggetto della rivoluzione (della trasformazione).

Per questi motivi cercheremo, a partire da questo numero di Resistenza e proseguendo nei prossimi, di mostrare il contenuto della campagna “dall’interno”, le contraddizioni che emergeranno e che affronteremo, i problemi che ci si pongono e i risultati che riusciremo a raggiungere.

Iniziamo con questo articolo, dunque, con un ragionamento generale.

Nella storia dei partiti comunisti che hanno guidato rivoluzioni vittoriose ci sono vari esempi di campagne per elevare nelle loro file l’assimilazione del materialismo dialettico come strumento per comprendere la realtà e come guida per trasformarla. Sono state condotte, in genere, per far fronte

1. alle esigenze dello sviluppo del movimento rivoluzionario, come nel caso della Russia negli anni Venti e Trenta, dopo la vittoria del governo sovietico nella guerra civile e il passaggio dal “comunismo di guerra” alla Nep (Nuova politica economica), oppure in Cina nel periodo successivo alla Lunga Marcia del 1934-35, nell’ambito del passaggio dalla seconda guerra civile rivoluzionaria (1928-1936) alla guerra di resistenza contro il Giappone (1937-1945), o ancora quando vi è stata la necessità di riorganizzare le forze dopo le sconfitte del movimento rivoluzionario (come in Russia dopo la sconfitta della Rivoluzione del 1905);

2. a importanti cambiamenti nella situazione politica determinati dall’azione delle classi dominanti.

La campagna che abbiamo lanciato nasce soprattutto dall’esigenza di sviluppare consapevolmente e sistematicamente i risultati che abbiamo raggiunto con il VI Congresso nazionale e, più in generale dal 2020 a oggi, nelle relazioni con organismi operai e popolari, con partiti, gruppi ed esponenti del fronte anti Larghe Intese, con partiti, gruppi ed esponenti del movimento comunista cosciente e organizzato e nella trasformazione del P.CARC in partito di quadri e di massa.

In questo rientra anche l’esigenza di imparare a far fronte in modo più efficace ai compiti che la guerra promossa dagli Usa/Nato, la crisi del sistema politico della borghesia imperialista, l’aggravamento della crisi climatica e ambientale e l’installazione di un governo come quello Meloni pongono ai comunisti.

Detto in altri termini: assimilare e usare a un livello più alto il materialismo dialettico risponde all’esigenza di consolidare ed estendere i risultati raggiunti e usarli di più e meglio per far fare un deciso passo avanti alla lotta per il Governo di Blocco Popolare.

La campagna coinvolge tutte le istanze e gli organismi del Partito (ma ovviamente “parte dalla testa”, dagli organismi dirigenti) e comprende tutti i settori di lavoro e le attività, con particolare attenzione all’intervento sugli organismi operai e popolari.

La nascita di nuovi organismi operai e popolari e il rafforzamento e l’orientamento di quelli esistenti sono questioni decisive rispetto all’esito della lotta per il Governo di Blocco Popolare e sono strettamente legate al lavoro interno del P.CARC, in particolare alla formazione di compagni

1. che fanno inchiesta guidati dal materialismo dialettico;

2. che definiscono nel particolare la linea d’intervento e la applicano concretamente utilizzando il materialismo dialettico.

Senza questo lavoro interno, l’intervento sugli organismi operai e popolari è impossibile, resta predicazione, buona intenzione e pertanto fonte di frustrazioni.

Solo un partito che fa un buon lavoro interno di formazione e ha un buono stile di lavoro interno (centralismo democratico, democrazia proletaria, ecc.) è in grado di formare sistematicamente compagni e organismi che svolgono un fruttuoso e fecondo lavoro sugli organismi operai e popolari.

Il passo che un un organismo deve compiere per crescere, il primo a cui seguirà il secondo, lo capiamo solo se usiamo il materialismo dialettico.

Certo, il lavoro sugli organismi operai e popolari può avvalersi dell’istinto di classe e della buona volontà di chi si cimenta, ma senza un buon lavoro interno di partito dà pochi risultati (comunque insufficienti rispetto allo sforzo profuso) ed è sterile di sviluppi. A queste condizioni, dopo un po’, anche i più tenaci si scoraggiano, si demoralizzano. Senza lo stimolo e la richiesta provenienti dal fruttuoso e fecondo lavoro esterno, il lavoro interno diventa dogmatico. E si instaura un circolo vizioso, una spirale verso il basso.

Al contrario, un buon lavoro interno di partito rende fruttuoso e fecondo il lavoro sugli organismi operai e popolari e questo stimola, richiede, esige un migliore lavoro interno che a sua volta permette un ulteriore sviluppo del lavoro esterno. Si crea quindi un circolo virtuoso.

Questo è il legame dialettico tra lavoro interno del P.CARC e lavoro esterno sugli organismi operai e popolari.

Il ragionamento fatto, la dialettica tra lavoro interno e lavoro esterno relativo agli organismi operai e popolari, riguarda tutti i campi della nostra attività.

***

Nel marzo 2008 il (n)PCI lanciò nella Carovana una campagna per assimilare a un livello più alto il materialismo dialettico. Il risultato immediato e visibile, nel Partito e in tutta la Carovana del (n)PCI, fu l’affermazione, prima soprattutto nella coscienza e via via anche nella pratica di un numero crescente di collettivi e di compagni, del Nuovo Metodo di Lavoro (Nml).

Il Nml riguarda ogni aspetto del nostro lavoro nella fase terminale della seconda crisi generale del capitalismo. Implica quindi innumerevoli aspetti. A grandi linee e per contrasto con i difetti che il nostro metodo di lavoro presentava e che volevamo correggere, il Nml può essere sintetizzato nei seguenti sedici punti, che costituiscono un elenco certamente destinato ad allungarsi.

1. Tradurre sistematicamente la nostra strategia della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata in piani tattici adeguati alla fase e via via più particolareggiati, articolare sistematicamente le nostre parole d’ordine e i nostri appelli in lotte per realizzarli, in campagne, battaglie e operazioni tattiche, muovere le nostre forze in modo coordinato, applicare sistematicamente il “sistema delle leve” con cui una forza piccola determina e orienta il movimento di una forza maggiore e perfino di un movimento di massa su grande scala.

2. Ogni volta che è possibile, nell’analizzare la situazione, nel definire la linea, nello stendere il piano, nell’esecuzione del piano e nell’elaborazione del bilancio valorizzare a ogni livello il collettivo nel modo più ampio di cui siamo capaci: mettere in gioco sia la responsabilità del collettivo sia la responsabilità individuale, attenersi alla divisione delle istanze, praticare la divisione del lavoro e osservare il centralismo democratico.

3. Applicare a un livello superiore il centralismo democratico, contro l’adesione formale alla linea e contro l’adozione di una pratica non conseguente e non coerente, contro le dichiarazioni di condivisione della linea mentre nella pratica ci si mobilita lealmente solo nell’attuazione di quegli aspetti della linea e di quelle decisioni che si condividono e quindi si determina un’attuazione unilaterale e deformata: il centralismo democratico non è solo una risorsa pratica per combinare l’iniziativa e l’attività degli individui nell’iniziativa e attività collettiva e trasformare la realtà. È anche un metodo per raggiungere una superiore comprensione della realtà da parte degli individui e dei collettivi.

4. Compiere l’analisi concreta di ogni situazione concreta in cui dobbiamo operare e di ogni cosa su cui dobbiamo agire: non agire mai alla cieca e fecondare nella misura più ampia di cui siamo capaci la spontaneità con la scienza della rivoluzione socialista e con l’iniziativa organizzata da essa guidata, praticare il dibattito franco e aperto come mezzo per fare l’analisi concreta della situazione concreta e per elaborare linee d’azione.

5. Di ogni iniziativa, situazione, persona e organismo definire le relazioni con il contesto nel modo più ampio e dettagliato di cui siamo capaci.

6. Di ogni iniziativa, situazione, persona e organismo individuare meglio che ne siamo capaci le parti e gli aspetti in cui è articolata, definire nel modo più approfondito e completo di cui siamo capaci le contraddizioni che ne determinano la natura e la trasformazione, le relazioni tra di esse e le leggi del loro sviluppo.

7. A ogni livello tradurre il generale dell’analisi e della linea del Partito nel particolare della situazione in cui operiamo e nel concreto di tempo e di luogo.

8. In ogni aggregato in cui dobbiamo intervenire, preliminarmente individuare la sinistra, il centro e la destra, nell’intervento puntare principalmente sulla mobilitazione e sul rafforzamento della sinistra, aggiornare sistematicamente e periodicamente l’analisi.

9. Prima di intraprendere un’operazione, definire chiaramente gli obiettivi principali e secondari e tracciare un piano di lavoro il più dettagliato di cui siamo capaci, combinare sempre la semina e la raccolta.

10. Praticare a ogni livello la sinergia e suonare il pianoforte con dieci dita: nello stendere i piani e nell’attuarli valorizzare il fatto che ogni cosa ne contiene una seconda, una terza e anche più.

11. A operazione compiuta verificare il raggiungimento degli obiettivi e verificare il generale dell’analisi e della linea del Partito nel particolare e nel concreto in cui abbiamo operato, confermarla e arricchirla, praticare il dibattito franco e aperto come mezzo per fare il bilancio.

12. Nel bilancio, “partire dalla testa” (cioè dai dirigenti) anziché scaricare sui compagni di livello inferiore la responsabilità (per un’iniziativa non riuscita, per errori commessi o per limiti emersi), sviluppare ad un livello superiore il processo critica-autocritica-trasformazione a partire dai dirigenti e in funzione della trasformazione.

13. In ogni individuo e collettivo, individuare, distinguere e contrapporre gli aspetti positivi e gli aspetti negativi, trovare metodi e iniziative per mobilitare il positivo affinché prevalga sul negativo. In ogni individuo e in ogni collettivo promuovere la critica, l’autocritica e la trasformazione.

14. Sfruttare con spregiudicatezza in ogni situazione i rapporti di forze, le contraddizioni in campo nemico e la dipendenza della borghesia e del clero dalle masse popolari nell’ambito del regime di controrivoluzione preventiva, contrastando sistematicamente il legalitarismo. Attuare i piani tattici attraverso appropriate campagne, battaglie e operazioni tattiche, contrastando anche nella pratica la concezione legalitaria della lotta. L’ordinamento politico e sociale della borghesia imperialista si traduce anche in un sistema di leggi e regole che per costruire il Nuovo Potere le masse popolari devono violare e rifiutare. Applicare su grande scala il principio “non è legale, ma è legittimo”, cioè non è conforme alle leggi e regole della Repubblica Pontificia, ma è conforme agli interessi delle masse popolari.

15. Con iniziative appropriate volgere sistematicamente la repressione a nostro favore e riversarla contro gli oppressori stessi. Contrastare nell’individuo e nel collettivo l’idea che la repressione è una disgrazia e una malattia di cui vergognarsi e da temere. Far valere che essa è anche la dimostrazione dell’efficacia delle azioni che le masse popolari e i comunisti compiono contro gli oppressori.

16. Usare sistematicamente il “metodo delle leve” per operare con efficacia per il rinnovamento del movimento sindacale” – dal Comunicato della Commissione Provvisoria del Comitato Centrale del (n)PCI dell’8 maggio 2009.

A 14 anni di distanza, dopo il VI Congresso noi del P.CARC partiamo da dove siamo arrivati nell’applicare i 16 punti sopra indicati e nel tradurli in criteri, strumenti e metodi di lavoro e da qui avanziamo nel lavoro esterno e nel lavoro interno.

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