Napoli, 29 e 30 settembre – Per una nuova liberazione

Intervista a Pietro Vangeli, Segretario Nazionale del P.CARC

Sul numero 9/2023 di Resistenza abbiamo pubblicato un articolo che inquadra politicamente la festa nazionale che stiamo organizzando a Napoli, in alcuni articoli dell’Agenzia Stampa Staffetta Rossa abbiamo mostrato il legame fra questa iniziativa e le celebrazioni delle Quattro giornate di Napoli [123]. Con questa intervista al Segretario Nazionale del P.CARC allarghiamo ulteriormente il ragionamento.

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Iniziamo da una considerazione generale. Un’iniziativa politica che si chiama Festa della Riscossa Popolare, in occasione delle celebrazioni per l’80° anniversario delle Quattro giornate di Napoli e la cui parola d’ordine è “Cacciare il governo Meloni – per una nuova liberazione”…

Quando nella Direzione Nazionale si è ragionato, ormai mesi fa, del contenuto politico delle feste della riscossa popolare avevamo chiare alcune cose: che fossero iniziative in stretta relazione, in concatenazione, con i contenuti e le linee definite nel VI Congresso Nazionale che abbiamo svolto ad aprile, che alimentassero e spingessero avanti la mobilitazione che gli organismi operai e popolari già conducono contro il governo Meloni e che contribuissero a definire uno sbocco politico chiaro per quelle mobilitazioni.

La festa nazionale che abbiamo tenuto a Massa a fine luglio aveva queste caratteristiche, ma abbiamo pensato che politicamente sarebbe stato giusto organizzare un’iniziativa che in qualche modo “aprisse” la stagione delle mobilitazioni d’autunno.

Il legame fra la festa di Napoli e le celebrazioni delle Quattro giornate è stato quindi perseguito; da anni andiamo dicendo che pur considerando le molte e profonde differenze che esistono tra le varie organizzazioni politiche, sindacali e sociali che lottano contro i mali del capitalismo e i governi delle Larghe Intese (polo PD e gregari e polo FdI-Lega e FI), c’è bisogno della costruzione del Fronte delle forze politiche, sindacali e sociali per una nuova liberazione nazionale dalle forze che occupano il paese: dalla Nato e dagli Usa, dalla Ue, dal Vaticano, dalle organizzazioni criminali e dai capitalisti italiani. Questo che sembra un discorso generale, proprio a Napoli in queste settimane, è diventato ancora più palese.

In che senso?

Per tutta la primavera e tutta l’estate Napoli è stata “la capitale” della mobilitazione contro l’abolizione del Reddito di cittadinanza e della lotta per il lavoro. Manifestazioni, presidi, occupazioni di edifici… eppure Napoli è salita alla ribalta nazionale solo per i casi di cronaca nera di fine estate: l’omicidio di un ragazzo, Giovanbattista Cutolo, per futili motivi e per i fatti di Caivano.

Sono episodi gravi e riprovevoli, ma non sono episodi, sia nel senso che fatti del genere accadono più spesso di quanto non si legga sui giornali borghesi, sia nel senso che non sono affatto slegati dalle condizioni e dal contesto in cui avvengono, non sono il frutto della degenerazione di alcuni individui, della cattiveria umana, ecc. ma della gestione criminale della società da parte della borghesia, del clero e dei loro lacchè.

Il governo Meloni ha trovato “la soluzione” tirandola fuori dal cilindro: “più repressione”. Controlli, militarizzazione del territorio, sfratti, sgomberi, una campagna stampa forcaiola e terroristica. Il polo Pd delle Larghe Intese, con tutta la sinistra borghese al carro (per anni sono stati al governo del paese e sono ancora al governo della città di Napoli e  della Regione Campania), non ha saputo battere ciglio… ma nessuno ha avuto il coraggio, la franchezza e la lucidità per affermare l’unica cosa sensata e realistica: per porre un argine al degrado materiale e morale in cui maturano episodi come quelli di cui parliamo è una politica che opera per garantire a tutti un lavoro utile e dignitoso e condizioni di vita dignitose (abitazioni, quartieri vivibili, servizi sociali).

Ogni proposta che elude la questione dei posti di lavoro utili e dignitosi è propaganda, sono chiacchiere, è diversione e veleno che alimenta la guerra fra poveri e che scarica sulle masse popolari le responsabilità che invece sono di chi governa e amministra la città, la Regione e il paese.

Allora, faccio un parallelo: quando nel 2020 abbiamo organizzato la festa nazionale a Massa, una delle poche iniziative politico-culturali che si è imposta nonostante il terrorismo per gli effetti della gestione criminale della pandemia da parte della classe dominante, qualcuno ci ha detto “ma come, dopo i lockdown, l’emergenza sanitaria, il pericolo di contagi, i disagi, ecc. voi organizzate la festa?”. Noi abbiamo risposto che sì, la organizzavamo. Anzi la organizzavamo proprio perché quello che andava fatto non era “stare in casa e pendere dalla propaganda di regime”, ma organizzarsi, mobilitarsi, riprendersi spazi e agibilità, occuparsi della sanità pubblica.

Adesso qualcuno pensa “ma come, con la situazione di emergenza che c’è a Napoli, voi organizzate lì una festa nazionale?”. Esattamente seguendo lo stesso principio: dove più si manifestano le contraddizioni e gli effetti della crisi e del dominio della borghesia sono più evidenti, lì è dove i comunisti devono intervenire per portare la loro analisi, la loro linea, la loro esperienza e dare una prospettiva: dobbiamo occuparci di costruire il nostro futuro, sono le masse popolari organizzate che devono prendere in mano il governo del paese. I riscontri della propaganda che stiamo facendo lo dimostrano.

Serve una nuova liberazione, dunque. Serve liberarci da chi sta saccheggiando il paese e opprimendo le masse popolari, da chi promuove la guerra fra poveri, da chi prospera sulle condizioni di vita sempre peggiori e più precarie. Serve promuovere l’organizzazione e la mobilitazione delle masse popolari affinché impongano un loro governo di emergenza, un governo che prende le misure di emergenza che sono necessarie e urgenti.

Questo è il contenuto politico della festa di Napoli, giusto?

Per trattare molto schematicamente il contenuto politico della festa, diciamo che si tratta della combinazione di tre parti.

La prima parte, attraverso il dibattito del 29 settembre, ha il compito di far emergere il legame fra la vittoriosa Resistenza al nazifascismo e svilupparlo, usarlo ai fini della resistenza che dobbiamo promuovere oggi. È la giornata “dedicata” a ragionare delle esperienze degli organismi operai e popolari, a sviluppare il loro coordinamento, ma soprattutto a ragionare insieme sullo sbocco politico della mobilitazione.

La seconda parte, e questo riguarda maggiormente il dibattito del 30 settembre, attiene al ruolo dei comunisti in questa specifica fase. Per esser chiari: parlare di organizzare la resistenza e dare uno sbocco politico alle mobilitazioni popolari rimarrebbe un esercizio teorico se il discorso non fosse strettamente legato alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato del nostro paese.

Stante la debolezza in cui versa oggi il movimento comunista, la lentezza con cui rinasce, la frammentazione, le difficoltà ad affrontare un dibattito serio su analisi e linee – con le relative divergenze – comporta il fatto che serve uno specifico sforzo per favorire, invece, occasioni di incontro, confronto e dibattito. Perché è il movimento comunista cosciente e organizzato l’aspetto decisivo per la riscossa, per la vittoria della resistenza, per la nuova liberazione.

La terza parte riguarda l’ambito culturale, artistico e “ricreativo”. In questo senso a Napoli riprendiamo e sviluppiamo un ragionamento che abbiamo iniziato per la festa di Massa: contribuire a sviluppare il legame fra arte e politica, fra musica e lotta di classe. Lo facciamo cercando di trovare punti di incontro con gli artisti, cercando di costruire un percorso che va oltre “l’evento in sé”. E d’altra parte cercando anche di allargare il campo. A Napoli, ad esempio, oltre a tante altre realtà artistiche e musicali, oltre ai 99 Posse abbiamo cercato di allargare il movimento a musicisti che avessero già di loro un legame con le masse popolari. È il caso di Tony Tammaro.

Probabilmente ci sarà qualcuno che storcerà il naso o magari trova bislacco il fatto che al pomeriggio del 30 settembre si svolge il dibattito che ruota attorno alla presentazione del volume 12 delle opere di Stalin e alla sera il concerto di Tony Tammaro, ma il discorso è proprio questo: solo alla festa della Riscossa Popolare le due cose possono stare insieme, perché il comune denominatore è il coinvolgimento, il protagonismo e l’organizzazione delle masse popolari…

Perché una festa nazionale a Napoli?

Abbiamo tenuto a fine luglio un’iniziativa di ampia portata a Massa, nel centro-nord e Napoli è una delle capitali del nostro paese, uno snodo politico importante per il movimento popolare, per la lotta per il lavoro e per la rinascita del movimento comunista del Meridione. E’ un’iniziativa nazionale che ha uno sguardo rivolto al sud Italia e per il nostro Partito è molto importante, in questa fase: stiamo ricevendo contatti, richieste, stiamo coltivando relazioni che ci hanno spinto, in un cero senso, a dare la giusta importanza a un’ampia zona del paese che, per storia e condizioni, ha una particolare esigenza e una particolare voglia di riscossa.

L’esperienza di questi anni ci conferma che è possibile oltre che indispensabile mobilitare un ampio numero di persone disposte a fare anche solo piccole cose per la causa del comunismo.

L’esperienza di questi anni ci conferma che per tessere il legame tra comunisti e masse dobbiamo cogliere ogni occasione per spiegare, mostrare, far toccare con mano ai nostri compagni che la grande impresa di costruire la rivoluzione socialista è fatta di piccole cose quotidiane che ogni militante può e deve fare: il volantinaggio davanti la fabbrica, la stesura di un volantino, la piccola iniziativa nel quartiere, ecc.

L’esperienza di questi anni ci conferma che possiamo, dobbiamo (è possibile farlo e quindi dobbiamo farlo!) costruire nuove sezioni del Partito in ogni regione, provincia e città d’Italia: lo stiamo facendo e questa è la base per allargare ulteriormente il partito e valorizzare quei compagni che vogliono dare il loro contributo alla nostra lotta.

Viviamo in un periodo in cui si fa la storia. Che ognuno ne sia consapevole e agisca di conseguenza. Siamo in grado di creare le condizioni perché gli organismi operai e popolari costituiscano un proprio governo d’emergenza, lo impongano alla borghesia e al clero e, a fronte della reazione di borghesia e clero alle misure che con esso gli organismi operai e popolari prenderanno, lo difendano fino a instaurare il socialismo. La nostra opera è difficile, perché la corrente contraria è forte, i nostri limiti sono ancora grandi e facciamo errori. Ma l’importante è imparare e avanzare, imparare a fare facendo, imparare a combattere combattendo, passo dopo passo, fino a vincere.

Lavorare per la liberazione del paese riguarda tutti, il contributo di ognuno è prezioso.  Avanti con la riscossa popolare!

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