Pubblichiamo un contributo che ci ha inviato un compagno del P.CARC in merito alle operazioni repressive che nell’ultimo periodo sono state messe in atto per intralciare l’organizzazione degli operai nei luoghi di lavoro, in particolare ai danni di USB e dei banchetti che sta organizzando davanti alle principali fabbriche del paese. Per dare un quadro degli ultimi eventi riportiamo brevemente quanto accaduto: il 6 settembre scorso l’USB ha organizzato un banchetto per la raccolta firme sulla legge per gli omicidi nel mondo del lavoro davanti all’azienda dove lo scorso anno ha perso la vita Luana d’Orazio; presidio a cui ha partecipato anche la madre dell’operaia. Le notizie diramate dalla maggior parte dei media è stata quella dell’assenza di partecipazione da parte delle ex colleghe di Luana, quello però che è stato riportato troppo poco è stato il motivo che ha concorso a questa scarsa partecipazione. I padroni dell’azienda hanno infatti montato delle telecamere puntate sul presidio con l’intenzione di capire quali delle operaie avrebbe partecipato. Il 9 settembre un altro episodio è avvenuto a Lanciano, dove invece hanno tentato di impedire la realizzazione del banchetto promosso da USB.
Il lavoro che USB sta svolgendo è prezioso e va rafforzato ed è chiaro che la repressione arriva se e dove padroni e istituzioni hanno paura! La migliore risposta contro le prepotenze dei padroni e la repressione delle istituzioni è proseguire nella giusta strada intrapresa allargando quanto più possibile la pratica e il coinvolgimento di operai, lavoratori, forze sindacali e politiche!
La strada per impedire le morti sul lavoro è l’organizzazione degli operai in ogni posto di lavoro!
Buona lettura
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Evidentemente la battaglia per fare giustizia sull’assassinio di Luana d’Orazio e su altri centinaia di operai morti sui posti di lavoro dà fastidio al governo, alle amministrazioni locali e alle forze dell’ordine. Mentre l’USB organizza la raccolta firme per introdurre il reato di omicidio sul lavoro in questi giorni è circolata con insistenza su diversi quotidiani l’intervista a Emma, la madre di Luana d’Orazio assassinata in una fabbrica a Prato nel maggio 2021 perché il padrone, per aumentare i ritmi della produzione, aveva manomesso i sistemi di sicurezza. Il 6 settembre, per la prima volta Emma è ritornata alla fabbrica per sostenere la mobilitazione per la raccolta firme che USB ha organizzato e portando avanti nel nostro paese. Ma i padroni non sopportano la verità, cercano di impedire e di intimorire chi alza la voce per dire la verità, chi muove i passi per promuovere l’organizzazione, chi oppone alla rassegnata sottomissione la via della mobilitazione e della riscossa. Per questo la stampa, zerbino del governo Meloni e dei padroni, ha cercato di strumentalizzare la cosa cercando di contrapporre le operaie all’ iniziativa. Durante l’iniziativa a Prato Faggi, marito della titolare dell’azienda Luana Coppini (che ha patteggiato un anno e sei mesi per omicidio colposo!!!) faceva rimuovere l’insegna della azienda per restare anonimo e insieme alla moglie ha montato una video-camera per tentare di riprendere l’iniziativa e soprattutto le operaie che avrebbero voluto avvicinarsi alla mamma di Luana per intimidirle e poi minacciarle di licenziamento!
Il messaggio è stato chiaro: “taci e lavora, oppure la paghi”.
È lo stesso messaggio che hanno tentato di far passare a Lanciano il 9 settembre quando l’amministrazione ha respinto la richiesta di USB di occupazione di suolo pubblico (1 metro x 1 metro) per mettere un banchetto per la raccolta firme. Proprio a Lanciano, dove è in corso il processo a Lino Parra (prossima udienza 1 marzo 2024) per aver denunciato con il megafono, davanti alla SEVEL di Atessa, il peggioramento delle condizioni di lavoro cui sono sottoposti la gran parte dei lavoratori del nostro paese, i ritmi e i turni massacranti, i continui infortuni sul lavoro e chiesto giustizia per Luana.
Sappiamo che il peggioramento delle condizioni di lavoro come l’assenza di sicurezza, lo sviluppo de ritmi e dello sfruttamento in nome del profitto rappresentano la vera causa delle morti sul lavoro (in media tre morti al giorno!), dell’aumento dei feriti e delle malattie professionali e che queste stragi hanno responsabilità ben precise. Sappiamo soprattutto che bisogna difendere – praticandoli – il diritto di espressione, di organizzazione e tutti i diritti democratici conquistati con la Resistenza.
Sta a tutti noi opporci a questo meccanismo, schierarci e mobilitarci per cambiare la situazione; cacciare via le istituzioni che perseguitano i lavoratori e chi difende i propri diritti mentre lasciano spesso impuniti i colpevoli di crimini gravissimi. Facendolo, per giunta, trasgredendo le stesse leggi che pretende di incarnare e applicare.
Questo significa schierarsi dalla parte di tutti quei lavoratori, cittadini, giovani e anziani che lottano per un lavoro utile e dignitoso, per la sicurezza e per migliori condizioni di lavoro, per un ambiente salubre, per la garanzia di libertà e diritti per tutti, per una cultura sana e popolare.
Basta omicidi sul lavoro! Basta sfruttamento!
Strappiamo i bavagli della censura e rispediamo al mittente la repressione e il tentativo di mobilitare lavoratori contro lavoratori!
Solidarietà all’USB, a Emma Marrazzo e alla sua famiglia, alle operaie e a tutte le famiglie degli operai assassinati ogni giorno da padroni affamati di soldi e dai governi complici con i loro silenzi e le lacrime di coccodrillo!