Alcuni aderenti al Centro Studi (CS) Losurdo, chi perplesso e chi indignato, ci hanno segnalato e chiesto spiegazioni in merito alla lettera che l’1 settembre hanno ricevuto dai presidenti del CS Losurdo (e che riportiamo in appendice 1) sulla richieste di adesione presentate nel mese di agosto da due compagni del P.CARC (riportate in appendice 2): Igor Papaleo, direttore delle Edizioni Rapporti Sociali, e Marco Pappalardo, responsabile della Scuola di Base Makarenko. Con le note che seguono, rispondiamo e trattiamo pubblicamente i temi sollevati dalla lettera perché riguardano l’unità dei comunisti in partito e come arrivarci, che è l’obiettivo dichiarato dai promotori del CS Losurdo.
1. Non ci interessano il battibecco o il pettegolezzo, né è nostro costume usare la denigrazione e l’insulto. Ci interessano il confronto e l’unità d’azione, pratichiamo il dibattito franco e aperto e la lotta ideologica. L’unità dei comunisti in partito, cioè la costruzione di un partito comunista all’altezza del suo compito storico di portare le masse popolari a instaurare il socialismo, è il fattore che decide del futuro: è il fattore determinante perché la resistenza delle masse popolari cresca oltre un livello elementare e diventi un movimento che cambia il corso delle cose. Proprio per questo nel nostro VI Congresso (1 e 2 aprile 2023) abbiamo discusso e approvato una Risoluzione sul tema. L’esperienza dei tanti tentativi di aggregazione (“costituenti comuniste”) ci insegna che l’unità dei comunisti si costruisce con il dibattito ideologico franco e aperto e con l’unità d’azione, tenendo insieme la lotta e l’unità, la teoria e la pratica attraverso la quale si verificano le concezioni, analisi, linee messe a punto attraverso il dibattito (lotta teorica), si divide il grano dal loglio: il giusto dallo sbagliato, il vero dal falso, l’avanzato dall’arretrato. Per questo nella Risoluzione scriviamo
“la volontà di unirsi nel partito comunista è indispensabile, ma per essere feconda deve combinarsi con la volontà di assimilare e applicare la scienza, fondata da Marx ed Engels, delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia, con la volontà di fare il bilancio delle prima ondata della rivoluzione proletaria e applicarne gli insegnamenti, con la volontà di combattere e vincere (dedizione alla causa e riforma intellettuale e morale). (…). Lottare per l’unità dei comunisti in un unico partito comunista significa, anzitutto, lottare per la concezione e la linea necessarie a fare la rivoluzione socialista sulla base delle condizioni particolari del nostro paese e dell’attuale contesto mondiale. (…) Da dove cominciare? Dalla politica da fronte tra partiti e organizzazioni del movimento comunista cosciente e organizzato. La politica da fronte combina tre fattori: 1. unità d’azione; 2. dibattito franco e aperto su questioni ideologiche e politiche (bilancio dell’esperienza, concezione del mondo, analisi del corso delle cose, strategia); 3. solidarietà di classe”.
L’adesione di due nostri compagni al CS Losurdo è coerente con questa impostazione decisa dal VI Congresso, serve a favorire e promuovere il confronto teorico e l’unità d’azione tra comunisti, che sono alla base dell’unità dei comunisti in partito.
2. Siamo consapevoli di essere diversi, “anomali” rispetto ai partecipanti al CS Losurdo. Il P.CARC non proviene dalla “grande famiglia” della disgregazione del PCI e della frammentazione del PRC, è il frutto di un percorso autonomo di ricostruzione del partito comunista nel nostro paese. Ma per questo, se le parole riflettono le intenzioni e la posizione di chi le usa, la partecipazione di compagni del P.CARC al CS Losurdo dovrebbe essere un motivo di interesse. I promotori del CS Losurdo hanno infatti indicato (vedasi le conclusioni di Fosco Giannini all’assemblea di costituzione del CS Losurdo, 28 maggio 2023) che “ogni partito comunista che si costituisce in Italia dopo l’autodissoluzione del PCI storico, nasce da una ‘gemmazione’, del partito comunista precedente e mai attraverso un progetto ideologico, politico e teorico autonomo. Di modo che ogni, piccolo, partito comunista che viene alla luce si porta dietro, a volte peggiorandoli, i difetti e i ‘pesi’ ideologici della casa madre, nell’impossibilità, in questa muta malsana, di mettere a fuoco un proprio, autonomo profilo politico-teorico costruito nella ricerca e nella lotta antimperialista e anticapitalista e all’altezza dei tempi e dell’odierno scontro di classe”.
Il nostro percorso ha preso le mosse negli anni ’80 del secolo scorso. Siamo partiti dalla presa d’atto del fallimento dei tentativi di ricostruzione del partito comunista dopo la deriva revisionista del PCI promossi prima dal movimento marxista-leninista e poi dalle Brigate Rosse e abbiamo cercato le risposte alle seguenti domande:
– perché durante la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, nella prima parte del secolo scorso, il movimento comunista non è riuscito a instaurare il socialismo in nessuno dei paesi imperialisti?
– perché dopo un primo iniziale periodo di folgorante sviluppo e di grandi vittorie, la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale ha perso lo slancio e la forza propulsiva del progresso umano che essa aveva in tutto il mondo?
– perché i primi paesi socialisti, che erano arrivati a coprire un terzo dell’umanità, dopo un iniziale periodo di grandi conquiste, hanno perso via via di vigore, sono decaduti fino a crollare o a cambiare colore e comunque hanno perso il ruolo di base rossa della rivoluzione proletaria mondiale che i primi paesi socialisti hanno inizialmente svolto?
Siamo partiti dal bilancio del movimento comunista, ci siamo chiesti a che punto era la storia dell’umanità, perché la prima ondata della rivoluzione proletaria si era esaurita e la borghesia imperialista aveva ripreso in mano il dominio del mondo, dove stavamo andando e cosa dovevamo fare. Siamo partiti esaminando la fase economica e politica in cui ci trovavamo (origine e natura della crisi in corso e del regime politico del nostro paese), l’origine e le causa della sconfitta che il movimento comunista aveva subito (il prevalere dei revisionisti moderni nei primi paesi socialisti e nei partiti comunisti), come risalire la china e ripartire (la rinascita del movimento comunista). In sintesi, siamo partiti dalla scienza marxista, dalla conoscenza e assimilazione della concezione comunista del mondo e sulla base di questo abbiamo iniziato a costruire il legame con il movimento rivendicativo e con il movimento politico di massa per valorizzare l’uno e l’altro ai fini della rinascita del movimento comunista.
È questo lavoro che ha portato anche noi a fare i conti con i “difetti della casa madre”, cioè con i limiti del movimento comunista nel nostro paese. Quelli che abbiamo identificato sono i seguenti:
– da una parte intellettuali che analizzano e interpretano il corso delle cose, ma non si occupano di organizzare la lotta per l’instaurazione del socialismo e quindi non verificano nella pratica le loro analisi, linee, ecc. A questo proposito abbiamo applicato l’indicazione di Marx: “i filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi, mentre invece si tratta di trasformarlo” (11ª Tesi su Feuerbach – 1845, in Engels, L. Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca – 1888);
– dall’altra la sottovalutazione della teoria che significa operare alla cieca, agire a naso: per farvi fronte abbiamo applicato l’insegnamento di Lenin che “senza teoria rivoluzionaria non c’è movimento rivoluzionario” (Che fare? – 1902).
Fare i conti con questi limiti ha significato e significa anche fare i conti con due deviazioni proprie del movimento comunista di tutti i paesi imperialisti: ridurre l’attività dei comunisti alla promozione delle lotte rivendicative (economicismo) e/o alla partecipazione alla lotta politica borghese (elettoralismo). La partecipazione alle elezioni e alle istituzioni della democrazia borghese e le rivendicazioni sindacali e politiche di migliori condizioni di vita e di lavoro hanno avuto un ruolo importante nella nascita e nello sviluppo del movimento comunista di massa. Ma da quando sono maturate le condizioni della rivoluzione proletaria (di cui il movimento politico della classe operaia era l’aspetto soggettivo, il passaggio del capitalismo alla sua fase imperialista quello oggettivo), la riduzione della lotta di classe a queste due attività ha dato luogo a due deviazioni (elettoralismo ed economicismo) ed è diventata l’ostacolo che ha impedito ai partiti comunisti di adempiere il loro compito storico.
Ogni volta che in questi paesi il movimento comunista ha raggiunto una qualche forza, esso infatti
– si è concentrato sul miglioramento delle condizioni di vita degli operai, dei proletari e delle masse popolari anziché condurli anzitutto ad assumere il potere, ad assumere la direzione sulla propria vita e sulla società intera;
– ha cercato di ampliare la partecipazione delle masse popolari agli istituti della democrazia borghese (partiti, elezioni, assemblee rappresentative), di conquistare seguito, consensi, egemonia culturale e d’opinione, voti e quindi forza nelle istituzioni della democrazia borghese, come mezzo per condizionare l’azione del governo e dell’apparato statale in senso favorevole alle masse anziché mettere al centro la conquista del potere da parte della classe operaia e delle masse popolari organizzate: instaurare la dittatura del proletariato e attraverso questa la democrazia proletaria (partecipazione universale al patrimonio culturale della società e alla gestione della vita sociale: la “cuoca che dirige gli affari dello Stato”, per dirla con Lenin).
3. Nei confronti del P.CARC e della Carovana del (nuovo)Partito comunista italiano è esistito per anni e in parte persiste una sorta di “cordone sanitario” da parte di alcune organizzazioni comuniste e suoi esponenti, dovuto al fatto che con le risposte alle domande indicate sopra abbiamo sollevato questioni che normalmente vengono evitate e che invece sono essenziali per la rinascita del movimento comunista. Il nocciolo di tali questioni è che il declino del movimento comunista è stato prodotto dai limiti della sinistra dei partiti comunisti e non dalla forza della destra (i revisionisti), dal tradimento dei capi o dalla forza della borghesia: quindi dobbiamo superare quei limiti e, per superarli, dobbiamo trasformarci, trasformare prassi consolidate nel movimento comunista nel nostro paese, correggere i “difetti della casa madre” e ciò comporta una lotta.
Questo “cordone sanitario” si è tradotto non solo nel rifiuto di discutere (esaminare, trattare, obiettare, criticare, ecc.) le questioni che abbiamo sollevato, ma spesso anche in un’opera di denigrazione contro di noi condotta dietro le quinte. Gli argomenti usati in questo lavorio sono fondamentalmente tre.
a) Che siamo (o eravamo) contigui alle BR e le inchieste giudiziarie per “associazione sovversiva con finalità di terrorismo” aperte a ripetizione contro di noi (e, sia detto per inciso, tutte concluse con “non luogo a procedere” o con assoluzione “perché il fatto non sussiste”). Fin dalle nostre origini abbiamo sempre praticato la solidarietà di classe con i prigionieri delle BR e più in generale con rivoluzionari, avanguardie di lotta, sindacalisti, ecc. colpiti dalla repressione borghese: sono colpiti dalla repressione perché oppositori politici, non per i reati, veri o presunti, di cui i tribunali li accusano. Così come abbiamo criticato il militarismo in cui le BR sono deviate. Qui però ci preme sottolineare un’altra cosa: concludere che la “vicinanza alle BR” è qualcosa di negativo senza aver tirato un serio bilancio degli anni ’70 che cos’è se non far decidere al nemico di classe chi sono i “buoni” e chi sono i “cattivi”?
b) Che siamo infiltrati o che agiamo per conto dei servizi segreti. A questo proposito ribadiamo che chi ne è convinto, deve denunciarlo pubblicamente e indicare su cosa si basa la sua accusa perché è una questione seria, di vigilanza rivoluzionaria. Oppure fare autocritica per avere fatto ricorso alla denigrazione invece di affrontare in modo chiaro e costruttivo le divergenze nel bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria, nell’analisi del corso delle cose o nella linea da seguire.
Alcuni usano il fatto che abbiamo rivoluzionari di professione come argomento per avvalorare la voce che fanno girare sul legame con i servizi segreti: avere dei rivoluzionari di professione richiede soldi e siccome noi non abbiamo parlamentari, non prendiamo rimborsi elettorali, non abbiamo sovvenzioni statali, dove prenderemmo i soldi se non dai servizi segreti? Ci limitiamo qui a due considerazioni:
– per dirigere le masse popolari a mettere fine al dominio della borghesia un partito comunista degno di questo nome deve essere autonomo dalla borghesia anche dal punto di vista economico, altrimenti basta che essa gli tagli i fondi e si trova in braghe di tela;
– in un paese imperialista come il nostro, dove ci sono molte persone di sinistra che hanno risparmi e buoni stipendi, un partito comunista che non riesce a raccogliere soldi per le sue attività ha un problema di linea.
c) Che siamo collegati al (n)PCI che è clandestino. È curioso che del (n)PCI non vengano trattati apertamente bilancio del movimento comunista, analisi della fase, linee e piano d’azione per instaurare il socialismo nel nostro paese: eppure il modo migliore per capire al servizio di quale classe lotta il (n)PCI è verificare se il bilancio che ha tirato del movimento comunista, l’analisi che fa del corso delle cose, la linea e il piano d’azione che segue, le parole d’ordine che lancia sono giusti oppure no ai fini della lotta per instaurare il socialismo nel nostro paese. Viene preso in considerazione solo il fatto che è clandestino… come erano clandestini il partito diretto da Lenin, il partito diretto da Mao e anche il PCI della Resistenza contro il nazifascismo: in quei casi la clandestinità andava bene e adesso no? Perché siamo in un paese “democratico”? Talmente democratico che a 43 anni di distanza la strage di Ustica è ancora un “mistero”, uno dei tanti che costellano la storia del nostro paese dalla fine della Seconda guerra mondiale in qua!
Prima di stigmatizzare la clandestinità del (n)PCI, serietà e rigore implicano dare una risposta scientificamente fondata a questioni essenziali per ricostruire un partito comunista all’altezza del suo compito storico:
– farla finita con il capitalismo è una guerra oppure basta moltiplicare le lotte rivendicative e partecipare alle elezioni e alle assemblee elettive?
– il partito comunista che dirige le masse popolari a mettere fine al dominio della borghesia imperialista e a prendere la direzione del paese può essere pubblico o deve essere clandestino, cioè non dipendere nella sua azione da quello che il nemico di classe gli permette o meno di fare? Non vuol dire che non servono partiti comunisti pubblici, cioè che operano usando quanto resta delle libertà democratiche sancite (almeno formalmente) dalla Costituzione del 1948: ma un partito di questo genere può essere alla direzione della rivoluzione socialista visto che la borghesia può in ogni momento inquisirlo, arrestarne i membri, ecc.?
– può esistere un “partito rivoluzionario nei limiti della legge” (borghese)?
– cosa implica praticamente l’avvertenza lanciata da Engels nella Introduzione del 1895 a Le lotte di classe in Francia 1848-1850 che la borghesia avrebbe violato la sua stessa legalità?
4. Alcune precisazioni, a corollario.
a) Sul “progetto entrista” che i presidenti del CS Losurdo attribuiscono al P.CARC, ci limitiamo a tre considerazioni:
– se avessimo voluto fare entrismo (cosa che non è nella nostra prassi), non avrebbero chiesto l’adesione due compagni noti per essere membri del P.CARC né essi avrebbero indicato apertamente nella loro email di adesione di essere membri del P.CARC;
– il CS Losurdo è un ambito di ricerca e dibattito “per rilanciare un pensiero marxista rivoluzionario (lotta contro le deviazioni che hanno inquinato e inquinano in campo teorico il movimento comunista dei paesi imperialisti: dogmatismo, neo positivismo, determinismo, meccanicismo), per l’analisi del caratteristiche economiche e politiche dell’epoca imperialista”. Quindi è aperto (o dovrebbe essere aperto) a quanti sono disponibili e interessati a partecipare e contribuire a questa ricerca e a questo dibattito;
– qualcuno ci ha obiettato che siccome non siamo disposti a sciogliere il P.CARC per confluire in un nuovo partito comunista non ha senso che aderiamo al CS Losurdo. A parte che la disponibilità a sciogliere il partito o l’organizzazione di cui si fa parte non ci risulta essere una precondizione per l’adesione al CS Losurdo, comunque è una obiezione che non tiene conto di un “piccolo” particolare. Con Marx ed Engels il socialismo è evoluto “dall’utopia alla scienza”, da aspirazione a un mondo più giusto a scienza (al pari della medicina, della chimica, della fisica, ecc.): è diventato scienza della lotta di classe, scienza delle attività con le quali gli uomini hanno fatto e fanno la loro storia. Come ogni scienza, nasce dall’elaborazione dell’esperienza, si avvale della ricerca, verifica i suoi risultati nella pratica, si sviluppa, cioè si arricchisce di nuove nozioni e di nuovi campi man mano che è applicata e l’elaborazione di estende a nuovi aspetti. E, come avviene in ogni campo dell’attività umana, la scienza è una non due, cinque, dieci: non è che ogni medico ha la “sua” medicina, ogni chimico ha la “sua” chimica, ogni fisico ha la “sua” fisica”, ecc. Quindi le risposte che i comunisti danno alle domande indicate sopra non sono “cazzi del P.CARC”, non sono opinioni ognuna con “pari dignità”, ma o sono valide per tutti i comunisti o non lo sono per nessuno. Ecco il motivo per cui due nostri compagni hanno mandato la richiesta di adesione al CS Losurdo: per sottoporre a confronto e dibattito le conclusioni a cui noi siamo arrivati e comprendere e valutare le conclusioni a cui altri sono arrivati sulle stesse questioni.
b) Non occorre “impadronirsi dell’indirizzario mail del Centro Studi” né usare “modi obliqui” per sapere chi ha aderito al CS Losurdo. Basta molto semplicemente leggere Cumpanis che riporta i nominativi degli aderenti, oltre che dei membri del Comitato direttivo e dei tre presidenti. Tra di essi ci sono numerosi compagni con cui il P.CARC è in contatto (e quindi ha la loro email e il loro numero di telefono), che hanno partecipato a nostre iniziative, alle cui iniziative abbiamo partecipato, con cui ci sono attività comuni in corso o con cui c’è un rapporto di conoscenza di vecchia data.
c) Se i due compagni che hanno chiesto di aderire al CS Losurdo hanno inviato mail di adesione e telefonato ad alcuni degli aderenti al CS Losurdo è perché non abbiamo trovato da nessuna parte un recapito mail a cui inviare la richiesta di adesione né le modalità per aderire al CS Losurdo.
5. Concludiamo con l’augurio che per i promotori del CS Losurdo non valga quanto disse Lenin durante la lotta contro i menscevichi: “non rispondere alle questioni di principio sollevate dagli avversari e accontentarsi di definirli degli ‘esaltati’, non equivale ad aprire una discussione, ma a insultare”. Perché altrimenti minerebbe dalle fondamenta l’iniziativa a cui hanno dato il via.
“La grande lotta dei comunisti”, insegnava Engels,” non ha solo due forme (la lotta economica e la lotta politica), ma tre, perché accanto a quelle due va posta anche la lotta teorica”. Ai comunisti serve unità su concezioni, analisi e linee giuste!
Appendice 1 – Nota dai Presidenti del Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo” (01.09.2023)
AGLI /ALLE ADERENTI AL CENTRO STUDI NAZIONALE “DOMENICO LOSURDO”
Care compagne e cari compagni,
Vi scriviamo perché si è verificato un episodio increscioso di cui è bene, per ragioni di correttezza, che tutti/e siate messi al corrente.
Qualcuno del partito CARC-NPCI si è impadronito dell’indirizzario mail del nostro Centro Studi scrivendo poi a tanti di noi al fine di ottenere l’adesione al Centro. Un intento peraltro di carattere organizzato e quasi ossessivo, poiché portato avanti, contemporaneamente e negli stessi giorni, da diversi esponenti CARC su diversi aderenti del Centro Studi, segnato dunque da una sorta di progetto “entrista” organizzato, anche perché accompagnato, oltre che dalle mail, da diverse telefonate agli aderenti del Centro Studi.
Come è potuto accadere che questi esponenti CARC-NPCI abbiano potuto avere in mano l’indirizzario mail del Centro Studi, naturalmente non pubblico?
Ci ripromettiamo di capirlo.
Intanto possiamo ipotizzare che qualcuno dei CARC, che probabilmente ha relazioni con aderenti al Centro Studi e giocando sulla buona fede di questi aderenti, possa aver ottenuto in questo modo obliquo l’indirizzario mail del Centro.
Molti compagni/e si sono trovati, nella loro posta, delle mail provenienti da esponenti del partito CARC-NPCI, senza sapere neppure chi questi siano e senza aver mai avuto contatti con loro.
Questo episodio ci parla in modo chiaro di una pratica scorretta di questo raggruppamento politico, che persegue un progetto entrista generale nei gruppi politici italiani di ispirazione comunista e marxista che i CARC peraltro teorizzano. E tutto ciò aggiunge ulteriori interrogativi ad altri aspetti che caratterizzano i CARC, di cui discuteremo in una prossima riunione del Centro Studi.
Nel frattempo invitiamo tutti i compagni/e del Centro Studi a non alimentare contatti con questo gruppo politico.
Ciò perché il Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo” vuol continuare la propria iniziativa teorico-politica in un clima di trasparenza, lealtà e rispetto tra gli aderenti.
I Presidenti del Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo”
Carlo Formenti
Dario Leone
Alessandro Volponi
Appendice 2 – Richieste di adesione di Igor Papaleo e Marco Pappalardo
EDIZIONI RAPPORTI SOCIALI
Via Tanaro, 7 – 20128 Milano – Tel. 02.26.30.64.54 – 3478561486
edizionirapportisociali@gmail.com – www.carc.it – in fb: Edizioni Rapporti Sociali
Alla cortese attenzione dei compagni
Carlo Formenti Dario Leone Alessandro Volponi – Presidenti del Centro studi “Domenico Losurdo”
del Consiglio direttivo del Centro studi “Domenico Losurdo”
p.c. Al compagno Fosco Giannini Segretario/Organizzatore del Centro studi “Domenico Losurdo
Oggetto: Per adesione al Centro studi nazionale “Domenico Losurdo”
Napoli, 18 agosto 2023
Care compagne, cari compagni,
condivido le aspirazioni e finalità inscritte nella costituzione stessa del Centro Studi “Domenico Lodurdo”. Di un centro studi, ovvero di un ambito di elaborazione teorica, di confronto e dibattito dalla cui analisi della realtà far discendere una linea d’azione dei comunisti in questa fase storica e, quindi, le traduzioni organizzative necessarie se ne avverte un gran bisogno. Un bisogno legato a quegli obiettivi che sono irrinunciabili per i comunisti: portare la classe operaia a conquistare il potere politico, costruire la rivoluzione socialista, avanzare verso il comunismo. Farlo, nel nmosytro caso specifico, per la prima volta nella Storia in un paese imperialista. Elaborare la strategia per raggiungere quegli obiettivi, unendosi, organizzandosi, dandosi i mezzi e gli strumenti della nostra lotta non è né può essere mera petizione di principio o astratta attestazione di senso o di valore. È un atto di responsabilità, invece. Certamente collettiva, ma che, in quanto tale, presuppone e comporta anche quella individuale.
Ebbene, è in ordine a questo senso di responsabilità, che attiene essa stessa anche al giusto senso del momento storico – del resto cos’è oggi la rivoluzione se non, in un certo senso, avere senso del momento storico? – che vi scrivo per comunicare la mia volontà di aderire al Centro studi e chiedere la possibilità di farlo.
Un centro di elaborazione (bilancio storico, analisi scientifica della realtà, definizione delle linee di prospettiva) è una delle primarie condizioni soggettive della vittoria. Attiene a quelle condizioni di scienza, di coscienza, di organizzazione determinanti per lo sviluppo positivo delle contraddizioni in corso, poste le condizioni oggettive della crisi generale della società borghese a fine corsa.
Coesione politica e unità organizzativa, per i comunisti, sono, prima di tutto, coesione teorica e unità ideologica. Tanto insegna la storia del movimento comunista internazionale cosciente e organizzato, al cui recupero e rilancio del patrimonio teorico e dell’esperienza storica si dedicano le Edizioni Rapporti Sociali di cui sono direttore.
Va in questa direzione, ad esempio, il lavoro di ricerca, redazione e pubblicazione, inedita nel nostro Paese, delle Opere di Stalin, prodotte in collaborazione Edizioni Rapporti Sociali con Edizioni PGreco, da lì dove le Edizioni Rinascita storiche l’avevano interrotta (ovvero al volume 10 sui 16 dell’opera completa). Nella convinzione che accumulare e diffondere tra quanti lottano per la trasformazione della società borghese la conoscenza del movimento economico e politico e della storia dell’epoca imperialista, della prima ondata della rivoluzione proletaria suscitata in tutto il mondo dalla Rivoluzione d’Ottobre e dalla creazione dell’URSS e il misurarsi sul bilancio in modo da individuare i limiti e correggere gli errori che hanno determinato il temporaneo declino del movimento comunista nella seconda metà del secolo scorso sia condizione indispensabile per una politica comunista e per la ricostruzione dell’unità dei comunisti.
Riprendere così e portare a compimento, nel nostro stesso Paese, l’opera che il primo PCI lasciò interrotta, nonostante l’eroismo e la dedizione di migliaia e migliaia di compagni.
Su questa base, compagne e compagni, la mia richiesta di adesione, con spirito pratico e costruttivo, al Centro studi.
Per il movimento comunista che rinasce. Per il suo rafforzamento ideologico, politico e organizzativo. Per il comunismo.
Igor Papaleo
direttore Edizioni Rapporti Sociali
*****
Da: Marco Carc <marcopcarc@gmail.com>
Data: sab 12 ago 2023 alle 11:14
Oggetto: Adesione al Centro Studi Losurdo
A: <Candidacaramanica@gmail.com>
A chi di competenza
Compagni e compagne,
mi chiamo Marco Pappalardo e scrivo questo messaggio per comunicare la mia volontà di aderire e contribuire all’attività del Centro Studi Nazionale D. Losurdo, quale laboratorio per forgiare, nel dibattito teorico e nell’azione comune, l’unità e la rinascita del movimento comunista nel nostro paese. Sono responsabile della Scuola di Base A. Makarenko che dal 2020 organizza in diverse regioni d’Italia corsi di italiano e di storia del capitalismo, dei primi paesi socialisti e del Movimento Comunista Internazionale per giovani e lavoratori. Già insegnante di inglese e italiano nei Centri di Accoglienza Straordinaria, già iscritto PRC come militante dell’ex Ernesto e attualmente membro del Partito dei CARC.
Prego di inoltrare questo messaggio ai tre Presidenti del Centro: Carlo Formenti, Dario Leone e Alessandro Volponi, nonché al Coordinatore Fosco Giannini.
Ho provato ad utilizzare il form presente a questo link ma risulta non funzionante.
In attesa di un vostro riscontro,
un saluto a pugno chiuso e un augurio di buon lavoro.
Marco Pappalardo