Pubblichiamo alcune riflessioni che una nostra compagna ha inviato all’Agenzia Stampa rispetto alla visita della Meloni a Caivano. La compagna non entra nel merito della vicenda di Caivano e delle altre vicende di violenza sessuale o di violenza sulle donne delle masse popolari, si concentra invece sulla farsa con la quale la Meloni si fa portatrice delle istanze delle donne delle masse popolari dalla sua posizione di aguzzina di queste.
Per dare un quadro completo delle vicende a cui la compagna fa riferimento riportiamo la notizia del maxi bliz avvenuto proprio a Caivano nella mattinata del 5 settembre. Si tratta di una “sceneggiata” sul piano della lotta alla Camorra dato che sono stati mobilitati 400 agenti in favor di telecamere per il blitz con cui ai clan sono state sequestrate poche migliaia di euro, qualche veicolo, fatta qualche multa e poco altro, mentre a decine di famiglie delle masse popolari che occupavano casa sono stati disposti gli sgomberi.
Un’azione repressiva con cui il governo, sotto il paravento dell’operazione anti spaccio e delinquenza, ha inferto un altro colpo al diritto alla casa, allo sgombero di occupazioni e contro l’organizzazione delle masse popolari (si veda in proposito ad esempio questo articolo). È questa la “bonifica” annunciata dalla Meloni a Caivano mentre giustamente decine di abitanti del luogo la contestavano. I carnefici sono lì belli e impuniti mentre alle masse popolari del Parco verde oltre al disagio di vivere in un quartiere degradato e abbandonato dalle istituzioni, si aggiunge la persecuzione di Meloni e delle autorità borghesi, con il sostegno aperto della Curia e dei preti di zona. Leoni con i deboli, agnellini coi forti.
Di questi contenuti scrive la compagna nella lettera che rilanciamo di seguito e invitiamo a leggere. Per quanto riguarda una lettura più approfondita sulla questione della violenza sulle donne, sui compiti dei comunisti e sulle prospettive per il movimento di emancipazione delle donne delle masse popolari vi rimandiamo agli articoli: Sull’omicidio di Giulia Tramontano. Lettera di una compagna e La lotta delle donne è lotta di classe.
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Cari compagni dell’Agenzia Stampa,
vi invio alcune riflessioni che la visita della Meloni a Caivano mi hanno suscitato. La prima riflessione che mi viene di pancia è con quale coraggio la Meloni si presenta a Caivano per prendere parola e farsi rappresentativa della violenza subita da ragazzine delle masse popolari. Con quale coraggio si fa portatrice di qualsiasi parola pronunciata in loro nome, nel nome di una parte delle masse popolari di cui lei è la prima e principale aguzzina in questo momento.
Le ragazze di Caivano, come le ragazze di Palermo e come migliaia di altre ragazze e donne in Italia sono vittime prima di tutto della condizione in cui le sprofondano la Meloni e il suo governo, degno erede e continuatore del governo Draghi e dei governi delle Larghi Intese. Sono vittime dell’oppressione di genere e di una crisi generale che aggrava questa oppressione, che aggrava le condizioni di vita delle masse popolari e esacerba le contraddizioni, l’abbrutimento e l’abbandono.
È una crisi che si ripercuote in ogni ambito della società, che si ripercuote e si aggrava sulla socialità, sulla moralità, sul comportamento reciproco. È una crisi che le colpisce in prima persona togliendo loro il diritto allo studio, il diritto alla cura, il diritto al lavoro; che toglie loro il sostentamento con lo smantellamento del Reddito e il diritto alla casa. È una crisi che la Meloni contribuisce con tutte le sue energie scaricare sulle masse popolari, donne in primis.
Ripeto quindi: con quale faccia la Meloni si fa portatrice di anche solo una singola parola che riguarda le donne delle masse popolari di questo paese?! Noi non la vogliamo come rappresentante, così come non la vogliamo come nostra aguzzina!
La seconda riflessione che mi viene da fare, visti anche gli sviluppi della sua visita e che confermano quello che dicevo, è che ovunque questo governo mette le mani lo fa per portare più a fondo politiche di attacco alle masse popolari. Il governo Meloni sta usando questa vicenda, così come ha usato quella della bambina Kata e molte altre (vedi Cutro), per le sue sporche manovre: per mischiare abbrutimento, criminalità organizzata e organizzazione dal basso delle masse popolari e andare a fondo con smantellamento dei diritti, sgomberi e repressione. Già il tentativo di criminalizzazione del movimento che lotta contro lo smantellamento del Reddito di Cittadinanza in previsione della sua visita fa presagire a questo.
La maxi operazione di martedì 5 settembre va in questa direzione, cioè quella di un ennesimo attacco alle masse popolari e alle occupazioni. Un’azione che si inserisce in un quadro più ampio: vedi gli sgomberi di edifici occupati che erano centri di aggregazione, di socialità e di cultura popolare a Firenze a seguito della vicenda dell’Hotel Astor sono altri segnali che fanno presagire che anche in questa occasione userà questa vicenda per infliggere un colpo repressivo all’auto-organizzazione delle masse popolari.
Come sappiamo invece, e lo sappiamo dalla nostra storia e dal nostro presente, è proprio l’auto organizzazione che può salvare le masse popolari; è il progetto e la costruzione di una società socialista l’unico sbocco positivo che le masse popolari possono avere. Parlando delle donne, quando il movimento comunista era forte durante la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, anche il movimento delle donne era forte. In quegli anni le donne combattevano per i propri diritti, per la propria emancipazione. Nel nostro paese riprendevano le esperienze dei primi paesi socialisti, costruivano il proprio futuro e la propria emancipazione, organizzavano collettivi strappavano conquiste e facevano ronde per la sicurezza delle altre donne e di se stesse. I luoghi di lavoro, le strade e le case sicure le costruivano loro, sull’onda delle esperienze sovietiche e cinesi.
Adesso siamo in un’altra fase, il movimento comunista è debole e deve rafforzarsi, ma la strada non è cambiata. La soluzione non è certo l’intervento dello Stato repressivo come sta avvenendo a Caivano proprio in queste ore, quanto l’organizzarsi in ogni quartiere, scuola e fabbrica per costruirli i quartieri sicuri, per costruire le fabbriche sicure e le scuole adeguate. La soluzione è costruire dal basso la società che ci serve e prendere in mano noi tutti gli ambiti in cui ogni giorno siamo inseriti. Questo governo non deve essere accolto ma cacciato dai quartieri, dalle fabbriche e dalle scuole come hanno fatto a Caivano contestandolo per il Reddito di Cittadinanza ad esempio e come stanno facendo proseguendo con le mobilitazioni contro il suo smantellamento. Le masse popolari del paese lo hanno già fatto una volta, si sono già una volta organizzate e liberate da chi le opprimeva e possono farlo ancora. Anche se oggi chi le opprime si presenta in giacca e cravatta, si presenta come mandante di politiche europee, americane o di interesse nazionale!