L’Africa in rivolta contro l’imperialismo

Il 26 luglio in Niger l’esercito ha deposto il presidente Mohamed Bazoum e ha imposto una giunta militare. Decine di migliaia di abitanti sono subito scesi in strada per festeggiare l’avvenimento, intonando inni contro la Francia e di supporto al nuovo regime e alla Federazione Russa. Nuove mobilitazioni popolari contro l’imperialismo e di sostegno alla giunta militare si sono ripetute nei giorni seguenti, promosse da M62, organizzazione che da anni si batte contro la presenza militare straniera, in particolare francese.

Il governo militare ha immediatamente proclamato il ritiro dai trattati di cooperazione (leggi sottomissione) con Parigi e ha dato trenta giorni di tempo ai 1.500 militari francesi per ritirarsi dal paese. Un colpo di Stato di segno antimperialista quindi, che gode di un vasto sostegno popolare.

In tre anni è il terzo colpo di Stato di questo genere che avviene nella regione. Nel 2021 in Mali, l’anno successivo in Burkina Faso. Entrambi i paesi hanno espulso i militari francesi presenti sul territorio, i quali si erano riorganizzati proprio in Niger (dove sono presenti anche contingenti militari Usa, tedeschi e pure italiani).

Gli imperialisti però non hanno accettato la cosa pacificamente. L’Ecowas (la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale), con in testa la Nigeria e a tirare i fili i governi di Francia e Usa, ha consegnato alla giunta militare un ultimatum, minacciando un’invasione se il deposto presidente non verrà liberato (nel momento in cui scriviamo l’ultimatum è scaduto, l’invasione non è ancora avvenuta, ma è stato annunciato che il giorno in cui scatterà è già stabilito).

Ma dall’altra parte non c’è stato nessun cedimento, anzi: Mali, Burkina Faso e Guinea (altra ex colonia francese “ribelle”) hanno dichiarato che interverranno a fianco del Niger in caso di attacco. L’Algeria, a sua volta, ha interdetto alla Francia il proprio spazio aereo per un attacco al Niger.

Insomma, sta nascendo nell’area un fronte di paesi decisi a ottenere la sovranità nazionale e la fine dell’asservimento, in particolare dagli imperialisti francesi.

Il Movimento M62
Il 4 luglio 2022, una coalizione di circa venti associazioni, alcuni sindacati di varie categorie e comitati popolari, danno vita a M62, che riunisce le maggiori realtà di lotta contro la presenza militare straniera. Questo movimento è impegnato da anni nel tentativo di espellere i soldati stranieri dal Niger e oggi è diventato protagonista delle manifestazioni popolari. Abdourhamane Ide è un membro del Consiglio generale e una delle anime delle manifestazioni che attraversano la capitale Niamey e altre città. Così si è espresso in questi giorni a nome del Movimento: “…Il nostro è un movimento radicato nel territorio e cerchiamo di rappresentare le diverse anime della società nigerina. Da anni stiamo lottando duramente per cacciare tutti i militari stranieri dal nostro paese, non abbiamo bisogno di balie internazionali, l’esercito del Niger può benissimo difendere la sua gente… I francesi non sono qui per aiutarci, solo per sfruttarci. Appoggiamo con tutto il cuore il colpo di Stato dei nostri soldati che si sono ripresi la dignità che le truppe straniere avevano loro tolto. L’ex presidente Bazoum era al servizio di Parigi e Washington e non ha servito gli interessi del popolo nigerino, ma solo quelli degli stranieri che vengono qui a rubare il nostro uranio… Vogliamo lavorare con il Mali e il Burkina Faso, i nostri vicini, che hanno migliorato le loro condizioni di vita da quando hanno cacciato i francesi e operano con i russi. Parigi ha solo finto di combattere il jihadismo, usandolo come scusa per avere basi militari qui e sfruttare la nostra ricchezza. Con Mosca possiamo lavorare diversamente, è finito il tempo dei francesi in Africa…” (tratto da l’Antidiplomatico, “Niger. Cos’è il Movimento M62 che porta in piazza migliaia di cittadini contro l’occupazione francese”, 4 agosto 2023).

Storicamente, infatti, la Francia è stata la potenza coloniale egemone nell’Africa occidentale, con domini che andavano dal Senegal fino al Ciad. Nel secondo dopoguerra fu costretta dal movimento anticoloniale, che si sviluppava in quegli anni su impulso della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, a concedere progressivamente l’indipendenza alle colonie. Inizialmente gli imperialisti francesi si opposero con la forza, con massacri e atrocità, come in Algeria, ma furono sconfitti dai popoli in rivolta. In Africa occidentale adottarono quindi una diversa tattica: concedere l’indipendenza pacificamente, ma operare per mantenere di fatto il controllo sul paese. In particolare, imponendo di mantenere l’uso della moneta coloniale, il franco Cfa, controllato dalla Banca Centrale della Francia e attraverso cui Parigi piega alle esigenze della propria economia quelle delle ex colonie, depredando questi paesi e condannandoli alla povertà più estrema (sono tra i paesi più poveri al mondo!).

Ora il sistema di dominio francese in Africa occidentale sta saltando. Questa situazione è parte del più ampio processo di sgretolamento, prodotto dal procedere della crisi generale del capitalismo, del sistema di relazioni internazionali imposto dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti Usa, Ue e sionisti al resto del mondo.

Gli imperialisti sono spinti dalla crisi a operare per sottomettere ogni paese e popolo al proprio dominio, alla libera scorribanda dei capitali. Ma ogni loro azione produce caos e devastazione e in definitiva alimenta la resistenza delle masse popolari. Nel caso del Sahel, la regione è stata prima destabilizzata dagli effetti della guerra in Libia, che ha prodotto l’insorgere di organizzazioni affiliate all’Isis o Al-Qaeda, e poi devastata da dieci anni di missione militare francese, con le forze di Parigi formalmente impegnate nella lotta al terrorismo, ma di fatto schierate a difesa dei governi compiacenti e degli interessi della madrepatria.

In questo contesto, la Repubblica Popolare Cinese e la Federazione Russa rappresentano per i paesi oppressi dall’imperialismo un’alternativa, un appoggio concreto per le loro aspirazioni di indipendenza.

Entrambi i paesi da tempo stanno sviluppando una propria politica in Africa contrapposta a quella degli imperialisti, promuovendo accordi e condizioni di cooperazione più vantaggiose. Non a caso i manifestanti in Niger inneggiavano a Putin…

La scia di sangue del franco Cfa
Gli imperialisti francesi non si sono fatti scrupoli ad assassinare, a fomentare colpi di Stato e massacri pur di mantenere in piedi questo sistema. Di seguito un elenco dei fatti più noti:
– 1963, Sylvanus Olympio, primo presidente eletto del Togo, si rifiuta di sottoscrivere il patto monetario con Parigi e annuncia l’uso di una propria moneta nazionale. Appena tre giorni dopo, Olympio viene rovesciato e assassinato in un “golpe” condotto da ex militari dell’esercito coloniale francese.
– 1968, Modibo Keita, primo presidente della Repubblica del Mali, annuncia l’uscita dal franco Cfa, che considera una trappola economica, ma cade vittima di un colpo di Stato guidato da un ex legionario francese.
– 1987, Thomas Sankara, presidente antimperialista del Burkina Faso, viene ucciso subito dopo aver dichiarato la necessità di liberarsi dal giogo del franco Cfa.
– 2011, il presidente della Costa d’Avorio, Laurent Gbagbo, decide anche lui di abolire il franco Cfa, sostituendolo con la Mir, la Moneta ivoriana di resistenza. Le forze speciali francesi l’arrestano dopo aver bombardato il palazzo presidenziale.
La questione del franco Cfa ha poi giocato un ruolo anche nella decisione della borghesia francese di intervenire in Libia per ammazzare Gheddafi, che aveva annunciato l’intenzione di lanciare una nuova moneta panafricana che sostituisse la moneta coloniale.

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