Lettera del Direttore
Il patrimonio teorico e scientifico del movimento comunista è talmente ampio che è abbastanza semplice – man mano che lo si conosce e lo si padroneggia – cadere nell’illusione che tutto sia già stato pensato e detto. Ai comunisti di oggi, dunque, rimarrebbe “solo” il compito di attuarlo. Una questione che attiene alla pratica, insomma. Ma non è così.
I comunisti di oggi devono certamente conoscere e usare il patrimonio che hanno ereditato, ma rimane per loro, per noi, la necessità di calarlo nel concreto della lotta di classe attuale e quindi adeguarlo e aggiornarlo per dare risposte ai “grandi irrisolti”, primo fra tutti il fatto che la rivoluzione socialista non ha mai trionfato in un paese imperialista, nonostante la forza del movimento comunista e l’eroismo di chi lo ha promosso.
E, per giunta, dobbiamo fare la rivoluzione socialista in un mondo diverso rispetto all’epoca della prima crisi generale del capitalismo (1900-1945), quello che hanno analizzato e descritto i grandi dirigenti comunisti del passato, della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (Lenin, Stalin, Mao Tse-tung e Gramsci per il nostro paese).
Sottovalutare l’importanza dell’elaborazione e la dialettica teoria-prassi cosa comporta per i comunisti? Tre cose.
Comporta convincersi che, in ragione del fatto che il mondo oggi è diverso, non ci sono le condizioni per la rivoluzione socialista.
Comporta convincersi, anche quando si vedono le condizioni (la possibilità e la necessità della rivoluzione socialista), che siamo noi a “non essere capaci”: se si tratta solo di attuare una teoria già bella e pronta, dove sta il problema?
Comporta perseguire l’obiettivo attraverso linee inefficaci – in certi casi persino dannose – in particolare l’elettoralismo (voler cambiare le cose attraverso le elezioni) e l’economicismo (la rivoluzione scoppia a furia di lotte rivendicative): sono queste le due principali tare della sinistra del vecchio movimento comunista che hanno portato al trionfo dei revisionisti e all’attuale debolezza del movimento comunista.
I prossimi cinquanta, cento anni a partire da oggi (1962, ndr) saranno un periodo epico di cambiamenti fondamentali nel sistema sociale mondiale, saranno un’epoca di terremoti e sconvolgimenti, un’epoca non paragonabile a nessun’epoca passata. Per vivere in questa epoca dobbiamo essere preparati ad affrontare grandi lotte, sotto molti punti di vista diverse dalle grandi lotte dei periodi precedenti.
Per svolgere questo compito dobbiamo fare del nostro meglio per combinare la verità universale del marxismo-leninismo con la realtà concreta della costruzione socialista cinese e con la realtà concreta della futura rivoluzione mondiale e, attraverso la pratica, dobbiamo giungere gradualmente a comprendere le leggi oggettive della lotta.
Dobbiamo essere pronti a subire molte sconfitte e molti rovesci dovuti alla nostra cecità, accumulando così quell’esperienza che ci consentirà di raggiungere la vittoria finale.
Se consideriamo le cose da questo punto di vista, ci sono molti vantaggi nel presupporre che ci vorrà un lungo periodo; sarebbe invece dannoso presupporre che ci voglia un periodo breve.
Mao Tse-tung, “Alla riunione allargata del centro”, 30 gennaio 1962, in Opere di Mao Tse-tung, vol. 19, Edizioni Rapporti Sociali
Ormai quarant’anni fa, la Carovana del (n)PCI è nata per dare risposte alle questioni irrisolte del vecchio movimento comunista dei paesi imperialisti.
Una lunga elaborazione – dettata dall’esaurimento della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria, dalla sconfitta che i comunisti avevano subito e dalla debolezza del movimento comunista cosciente e organizzato – ci ha portato non solo a identificare precisamente gli aspetti che ostacolavano la rinascita del movimento comunista, ma anche a definire una linea di sviluppo.
Beninteso, è una linea sperimentale, basata sul bilancio del passato che abbiamo fatto e la cui efficacia deve essere verificata costantemente nella pratica. Su cosa si basa questa linea? Si basa sulla lotta per il potere. Sul piano strategico è la linea della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata che si articola , sul piano tattico (dal 2009) nella linea della costituzione di un governo di emergenza delle masse popolari organizzate, il Governo di Blocco Popolare.
Non ho affatto intenzione di sminuire o squalificare la linea della Carovana con una sintesi tanto parziale da mortificarla – è argomentata esaurientemente in Resistenza, ne La Voce del (n)PCI, nel Manifesto Programma del (n)PCI – mi preme però mettere l’accento in particolare su un aspetto.
Per i comunisti lottare per la conquista del potere, nel nostro paese e in questa fase, significa svolgere coscientemente il ruolo di coloro che danno uno sbocco politico alla resistenza spontanea delle masse popolari, a partire da tutte quelle mobilitazioni di cui sono protagoniste (anche se non sono i comunisti a promuoverle) per fare fronte agli effetti della crisi. Sul piano tattico questo significa usare ogni ambito e ogni mezzo per incanalare la mobilitazione delle masse popolari nella lotta per imporre il Governo di Blocco Popolare.
Ci sono molti motivi di dibattito e scontro ideologico in seno al movimento comunista cosciente e organizzato: è giusto e sano che sia così (che cento fiori fioriscano, che cento scuole di pensiero gareggino!).
Il modo più efficace per affrontarli è trattare ognuno di essi alla luce e in funzione della lotta per il potere, in funzione della rivoluzione socialista, anziché come questioni di principio slegate dalla pratica della lotta di classe e della lotta politica rivoluzionaria.
Il prossimo autunno si combatte una battaglia che non è SOLO quella dei salari, contro il carovita, contro le spese militari e la guerra, contro la devastazione ambientale e la crisi climatica, contro le speculazioni o contro il razzismo e non è neppure la loro sommatoria.
È una battaglia tutta politica – i comunisti ovunque collocati devono farla diventare una battaglia politica – per rovesciare il governo Meloni e portare gli organismi operai e popolari a rendere il paese ingovernabile, a concepirsi e diventare le nuove autorità pubbliche, fino a imporre il loro governo di emergenza. Questa è la strada per spingere avanti la lotta per il socialismo.
Parafrasando Mao Tse-tung dobbiamo fare del nostro meglio per combinare la verità universale del marxismo-leninismo con la realtà concreta del nostro paese in questa fase e con la realtà concreta della futura rivoluzione mondiale e, attraverso la pratica, dobbiamo giungere gradualmente a comprendere le leggi oggettive della lotta.
I comunisti devono dare uno sbocco politico alle mobilitazioni del prossimo autunno. Perché il corso disastroso che la classe dominante sta imponendo al paese (e al mondo) lo richiede e lo rende possibile e noi comunisti dobbiamo assumerci per intero questa responsabilità.
In questo senso, la frase che ben raccoglie lo spirito e l’atteggiamento con cui dobbiamo guardare ai prossimi mesi è osare lottare, osare vincere!
Pablo Bonuccelli