Nel territorio alluvionato dell’Emilia Romagna sono sorte decine di comitati per far fronte agli effetti più devastanti dell’alluvione, mentre le Autorità borghesi hanno abbandono il territorio a se stesso e offerto solo passerelle, un ignobile teatrino sula gestione di fondi che non arrivano e nuove speculazioni (vedi la vendita all’asta, a prezzo stracciato, di 500 ettari nel Parco del Delta del Po a fini immobiliari, come se nulla fosse accaduto in questi mesi quanto a cementificazione del territorio).
Ma sul territorio vive l’organizzazione popolare: dalle Brigate di Solidarietà Attiva, che ancora oggi a fine agosto sono attive, ai comitati di residenti sorti a Fornace Zarattini, Roncalceci, Mezzano, Conselice, così come a Forlì e altrove. Dallo CSA Spartaco di Ravenna che, nonostante le minacce, è diventato centro promotore di organizzazione, coordinamento e di iniziative di elaborazione collettiva delle misure che servono. Da chi si organizza e si mobilità in prima persona per ricostruire le strade nei territori dell’Appennino martoriati dalle frane, ai tecnici che in queste settimane hanno dato l’allarme rispetto all’inquinamento derivato dall’alluvione e rispetto al quale vige la più assoluta omertà da parte delle Istituzioni locali, per non disturbare profitti di agroalimentare e turismo.
È su questa ossatura che devono essere riposte le aspirazioni di una ricostruzione anche sociale de territorio. È per questo che le armi principali da mettere a punto ora sono una chiara visione delle necessità del territorio (la lista dee cose che servono) e la costruzione dell’unità necessaria per imporre queste necessità.
Il segretario regionale della Cgil, Massimo Bussandri dice per ulteriori finanziamenti per gli aiuti agli alluvionati sono pronti portare i cittadini della Romagna in piazza. Bene! Evidentemente la mobilitazione popolare è tale da non poter essere più ignorata o repressa. Bisogna spingere la CGIL e tutte le organizzazioni che dicono di avere a cuore il territorio a scendere in piazza. Bisogna dire, e portare fra le loro fila, la verità, quella per cui “la Meloni è il fango e noi siamo il badile”, cioè che il governo Meloni non è altro che il continuatore dell’Agenda Draghi fatta di lacrime sangue per le masse popolari. Bisogna dire che quella stessa Agenda Draghi è portata avanti a livello locale da chi per decenni ha cementificato per speculare e mantenuto il territorio in uno stato di abbandono, cioè le amministrazioni del PD, il rozlamer Bonaccini e la sua spalla Elly Schlein.
In definitiva chi è stato la causa del problema, cioè i partiti delle Larghe Intese, non può essere la soluzione. Per imporre le misure che servono serve cacciarli dalle Amministrazioni locali, oltre che nazionali, serve accerchiarli. Ogni mossa che fanno dev’essere smascherata, ogni misura che cercano di promulgare deve essere ostacolata e sabotata fino a rendere il territorio ingovernabile, irrompere nelle istituzioni e imporre Amministrazioni che rispondono alle organizzazioni popolari. Questo è l’unico modo per dare una prospettiva realistica a tutte le rivendicazioni che in questi mesi sono emerse dalle piazze e dalle tante iniziative sul territorio.