E se gli operai aderissero in massa nella lotta contro la guerra USA-NATO?

Dalla Ginori un appello a mobilitarsi contro la guerra…

Pubblichiamo l’appello che un operaio della Ginori di Sesto Fiorentino ha inviato alla nostra Agenzia Stampa in riferimento alla mobilitazione del comitato No NATO né a Firenze né altrove. 

L’operaio nel suo contributo spiega le motivazioni che lo hanno spinto ad aderire al comitato e fa appello ad altri operai e lavoratori a fare altrettanto sottolineando il ruolo determinante che gli operai hanno nel paese e che possono avere nella mobilitazione per boicottare e impedire le manovre di guerra che i governi delle larghe intese portano avanti a discapito delle condizioni di vita e salute delle masse popolari. 

A conferma di quello che dice il compagno in questo suo appello c’è la pratica di alcuni gruppi operai che si sono effettivamente mobilitati per boicottare manovre militari e che hanno indicato la strada a molti operai: dal Calp di Genova con il blocco delle armi che attua da anni e il blocco del porto, con scioperi e manifestazioni organizzati nell’ultimo anno, al rifiuto degli operai aeroportuali di Pisa di caricare armi in aeroplani civili passando per le denunce sui traffici di armi negli aeroporti di Brescia e da parte di facchini della logistica della Fedex di Pisa.

Sono già decine gli operai che si muovono organizzati per fermare la partecipazione dell’Italia alla guerra e ne servono altri 100, 1000 che si organizzino per fare altrettanto: per denunciare e boicottare l’invio di armi e l’espansione delle basi militari e per fermare la produzione scioperando per mettere fine alle manovre di guerra!

10, 100, 1000 mobilitazioni operaie per boicottare la partecipazione dell’Italia alla guerra!

***

USCIRE DALLE ALLEANZE MILITARI IMPOSTE DAGLI IMPERIALISTI, FORMARE NUOVE AUTORITA’ POPOLARI

La trasformazione della base militare di Rovezzano in comando Nato è solo l’ultima, e la più vicina a noi, delle operazioni di militarizzazione e cessione di sovranità degli ultimi tempi. C’è un disegno unico che possiamo vedere emergere in diversi ambiti: basi militari (Rovezzano e Coltano), impianti energetici antieconomici e pericolosi (Piombino), grandi opere (Tav, ponte sullo Stretto), smantellamento di interi settori produttivi, svendita dei centri urbani alla speculazione. Il tutto condito di metodi spicci, quando non apertamente intimidatori e repressivi. Giusto il 17 agosto a Firenze è stato sgomberato uno studentato occupato dal 2016 in risposta al caro affitti che già da allora funestava la nostra città, con tanto di poliziotti calati dall’elicottero all’alba. 

Sono tutte manovre del capitalismo imperialista per continuare a fare profitti durante la crisi generale a danno dei paesi non allineati, e a danno delle masse popolari delle proprie nazioni. Masse popolari di cui avrebbero bisogno per sostenere questo loro tentativo, sia in termini di mobilitazione sia in termini di consenso. Ed è qui che si apre la contraddizione più visibile: per avere il consenso delle masse e mobilitarle devono offrire qualcosa in cambio. Al momento riescono ad offrire soltanto un impoverimento crescente legato esattamente alle politiche antipopolari dei loro governi, e il governo Meloni non fa, ovviamente, eccezione nonostante le promesse elettorali del 2022.

Le masse popolari hanno bisogno di lavoro che consenta a tutti una vita dignitosa, di una politica energetica il più possibile ecosostenibile, di una sanità che non faccia crepare 200.000 persone alla prima epidemia, di scuole che funzionino, di una politica del territorio che davvero sia in grado di evitare catastrofi ad ogni rovescio di pioggia, di un Piano casa che assicuri a tutti di avere un luogo dignitoso dove abitare vicino al proprio posto di lavoro.

Tutte queste “elementari” necessità abbiamo visto che i governi le mettono in secondo e terzo piano e se qualcuno, vedi il primo governo Conte, prova timidamente a fare qualche provvedimento in controtendenza, si trova il modo di buttarlo giù e di boicottare e/o annullare le poche riforme in breve tempo.

Abbiamo quindi bisogno di una politica che si occupi dei bisogni delle classi popolari, mentre abbiamo visto che dall’alto arrivano solo richieste di tagli e sacrifici. Dobbiamo inevitabilmente ripartire dal basso, costituire comitati in ogni azienda, scuola, ospedale, quartiere e diventare una nuova autorità in grado di essere riconosciuta e riconoscibile dalle masse popolari e di imporre scelte ai governi locali e nazionali che siano in linea con le nostre necessità. Dobbiamo altresì coordinare le nostre azioni perché nessuno di noi è immune dagli effetti delle politiche di impoverimento portate avanti dai governi che sostengono interessi lontani e spesso opposti a quelli popolari.

Per questi motivi ho aderito e darò il massimo sostegno che posso al comitato No NATO né a Firenze né altrove e invito gli altri operai e lavoratori a fare altrettanto; perché noi operai siamo determinanti non solo per fare andare avanti il paese e per produrre ciò che serve, per impedire la chiusura delle nostre aziende come abbiamo fatto noi nel 2012 e come cercano di fare oggi gli operai della GKN, ma siamo determinanti anche per impedire queste manovre di guerra che hanno ricadute sulle nostre vite.

Stefano Battolla, delegato RSU-Uil Ginori

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