Guerra, fake news e la verità che serve

Il campo dell’informazione con l’avvio dell’operazione militare russa in Ucraina del febbraio 2022 è diventato uno dei campi di maggiore speculazione e investimento per i gruppi imperialisti di tutto il mondo. La propaganda di guerra ha fatto salti in avanti e implementato quanto fatto durante la pandemia da Covid-19 in termini di intossicazione delle menti e dei cuori delle masse popolari attraverso operazioni di vera e propria mistificazione della realtà.

Ultimo esempio sono le dichiarazioni di Douglas MacGregor – colonnello dell’esercito americano in pensione, funzionario del governo e commentatore televisivo – che ha denunciato pubblicamente come l’informazione negli Usa, per conto del governo Biden, non faccia altro che mentire rispetto allo stato della guerra, ingigantendo le vittorie di singole battaglie ucraine o le sconfitte russe e diffondendo una versione restaurata e di parte della guerra in corso. La verità che a comodo ai gruppi imperialisti.

Nel nostro paese varie organizzazioni politiche e singoli intellettuali si sono battuti per la diffusione di notizie reali e aderenti alla realtà rispetto allo scontro militare in corso in Ucraina, anche al fine di mettere nel mirino le responsabilità della Nato, della Ue e di tutta la comunità internazionale dei gruppi imperialisti, gli Usa in testa, che sui corpi e sulle vite della popolazione ucraina sta portando avanti una guerra d’aggressione alla Federazione russa. Una di queste intellettuali e giornaliste che si sono distinte negli ultimi anni rispetto alla guerra in corso in Ucraina è Sara Reginella, di cui rilanciamo a seguire una dichiarazione che ci ha rilasciato pochi giorni fa.

https://www.youtube.com/watch?v=st7YmZ7WV8s&feature=youtu.be

Di questo e del punto della situazione su quanto sta avvenendo in Ucraina, in Russia e in Donbass abbiamo parlato nell’ambito della Festa nazionale della Riscossa Popolare, durante il dibattito “Radici e prospettive del movimento contro la guerra” cui hanno partecipato la Banda Bassotti che ha portato la sua esperienza della Carovana antifascista in Donbass, Giuliano Marrucci di Ottolina tv, Emanuele Lepore di Anvui e Serena Tusini dell’osservatorio contro la militarizzazione delle scuole.

In quell’occasione abbiamo trattato di come la maggioranza della popolazione italiana è contraria all’invio di armi, alle conseguenze della crisi energetica, all’economia di guerra e alla sottomissione alla Nato che il governo Draghi prima e il governo Meloni adesso stanno alimentando. Molti sono infatti già oggi e ancora più diventeranno gli organismi e gli individui che danno il loro contributo per porre fine alla guerra, alle sofferenze prodotte dalla crisi generale del capitalismo e agli altri effetti della sopravvivenza del capitalismo di cui ogni contributo va valorizzato e ogni forma di resistenza va sostenuta.

https://www.youtube.com/watch?v=g5l_KNa3Rdc

Questa lotta alla disinformazione, quindi, non è solo utile ad affermare una corretta narrazione dei fatti. Essa è necessaria ad affermare la verità utile e aderente agli interessi delle masse popolari. Si tratta di uno dei compiti dei comunisti e di tutti quelli che in questa situazione cercano una via alternativa alla fame, alla guerra e alla distruzione capitalista.

Quella che serve, infatti, è una verità di classe, che alimenta l’organizzazione, la mobilitazione e la riscossa delle masse popolari. Una verità che scalda i cuori e stimola l’intelletto degli operai, dei lavoratori e di tutti quelli che la mattina si alzano per andare a lavorare. Una verità che non è un’opinione di pari dignità rispetto al ciarpame venduto a buon mercato nei salotti borghesi ma è guida per l’azione.

Di questo tratta il (nuovo) Partito Comunista Italiano in un articolo pubblicato sul numero 74 della rivista La Voce, dal titolo Russofobia ed errori delle classi dominanti o lotta di classe? che rilanciamo di seguito e invitiamo a leggere. La verità è rivoluzionaria!

***

Il contesto della guerra in corso in Ucraina
Russofobia ed errori delle classi dominanti o lotta di classe?

La fiducia che siano la borghesia imperialista e le sue autorità, nazionali e internazionali, a cambiare il corso delle cose è un’illusione che le classi dominanti per prolungare l’esistenza del loro sistema sociale fomentano tra le masse popolari: la borghesia oramai non può che condurre l’umanità alla guerra, all’abbrutimento delle menti e dei cuori, all’inquinamento della Terra e alla distruzione della vita. Le tesi, le analisi delle cause della guerra in corso in Ucraina che prescindono dalla lotta di classe, che esplicitamente o meno negano che la storia della società umana è principalmente lotta tra classi sociali e che oggi, in particolare, è lotta tra proletariato e borghesia imperialista, contribuiscono (anche al di là delle intenzioni dei loro sostenitori) ad alimentare tale illusione, ingannano le masse, infondendo loro false speranze e, di fatto, facendo loro accettare per intanto la continuazione della guerra.

Una tesi di questo genere è che la causa della guerra sarebbe l’ostilità degli USA e dei paesi europei nei confronti della Russia, l’odio contro la nazione russa (la russofobia). Ma la nazione russa non è da sempre bersaglio dell’aggressione degli Stati europei e degli USA. Se guardiamo alla storia, vediamo che la Russia è diventata bersaglio degli Stati europei, degli USA e di altri paesi imperialisti e di loro satelliti quando è diventata il primo paese socialista. Fino alla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre 1917, l’impero russo ha partecipato per secoli, da quando nacque, alla storia europea, alleato di alcuni Stati europei e nemico di altri. Il Governo Provvisorio succeduto nel febbraio 1917 al governo dello Zar era, come il governo dello Zar, alleato dei governi della repubblica francese, dell’impero britannico e del regno d’Italia contro l’impero tedesco e l’impero austro-ungarico. Da quando la Russia divenne il primo paese socialista, tutti gli Stati imperialisti (dagli USA agli Stati europei, al Giappone) aggredirono la Russia. E d’altra parte quando nel 1922 la Russia divenne ufficialmente Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, dell’URSS facevano parte anche popoli non russi.

Nel passato USA e impero russo erano così poco nemici che l’impero russo nel 1867 vendette l’Alaska agli USA. Ma dopo la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e la costituzione del governo sovietico, W. Churchill espresse chiaramente la linea della borghesia imperialista contro il primo paese socialista: “soffocare il bambino finché è ancora nella culla”. I paesi imperialisti sostennero gli eserciti russi che combattevano contro il governo sovietico. Non era la nazionalità che contrapponeva i due fronti, ma la classe.

Un’altra tesi di questo genere è che all’origine della guerra in Ucraina e del rischio di escalation ci siano “drammatici errori delle classi dirigenti occidentali, in particolare di quelle USA”. È quanto sostiene su il Fatto Quotidiano del 12 luglio Paolo Ferrero, dirigente del Partito della Rifondazione Comunista. Per capire da dove è nata questa guerra, chi l’ha promossa e a chi serve, bisogna capire il contesto da cui questa guerra è nata e in cui si inserisce: è l’abc della concezione comunista, il materialismo dialettico. Questa guerra è la continuazione del tentativo fatto nel 2014 dai gruppi imperialisti USA di estendere la NATO anche all’Ucraina. Essi, con il loro complesso militare, industriale e finanziario, fanno e fanno fare guerre in molti paesi, in ogni continente. Cercano di estendere la NATO in tutta l’Europa e ora perfino nei paesi dell’oceano Pacifico. La loro supremazia mondiale in campo industriale e finanziario è venuta meno e non possono fare altro per protrarre il dominio che hanno conquistato nel mondo nei primi decenni dell’epoca dell’imperialismo e della rivoluzione socialista.

Poco più di cento anni fa essi sono intervenuti nella Prima guerra mondiale che i gruppi imperialisti europei avevano scatenato tra di loro per spartire diversamente il mondo già ridotto a loro colonie e semicolonie. Questi dovettero porre fine alla guerra perché nei territori dell’Impero zarista gli operai e i contadini costituirono i soviet che, guidati dal partito comunista diretto da Lenin, presero il potere, formarono il primo paese socialista e con il loro esempio animavano a fare altrettanto anche i lavoratori dei paesi imperialisti e delle loro colonie e semicolonie. Per “soffocare il bambino finché è ancora nella culla”, i gruppi imperialisti e i reazionari di tutto il mondo, compresa la Corte Pontificia di Roma, aggredirono l’Unione Sovietica e poi, sconfitti, cercarono almeno di impedire che, guidati dal partito comunista con Stalin alla sua testa, i soviet si dotassero di forze produttive moderne. Da allora ogni gruppo imperialista ha dovuto far fronte non solo agli altri gruppi imperialisti per la spartizione dei profitti e alle classi sfruttate e oppresse del proprio paese che resistevano al catastrofico corso delle cose, ma anche ai paesi dove la rivoluzione socialista o di nuova democrazia avanzava. Contro l’avanzata della rivoluzione nel mondo, tutti i gruppi imperialisti sostennero gruppi reazionari nell’Europa orientale, i fascisti di Mussolini in Italia, di Franco in Spagna, di Salazar in Portogallo e infine i nazisti di Hitler in Germania che arrivarono a scatenare la Seconda guerra mondiale.

Ma i gruppi imperialisti ne uscirono sconfitti. Nel 1945 l’Armata Rossa arrivò a occupare Berlino. In Europa orientale si formarono le Democrazie Popolari. In Italia e in Francia i Partigiani entrarono a far parte dei rispettivi governi. Nel frattempo i contadini e gli operai di molte colonie e semicolonie ispirati dall’esempio dell’Unione Sovietica e dall’opera dei loro partiti comunisti si erano mobilitati e combattevano per formare paesi liberi se non socialisti. La Cina fu il maggiore di essi e grazie all’opera del partito comunista guidato da Mao nel 1949 arrivò a costituire la Repubblica Popolare Cinese, ma come essa la Corea, il Vietnam e altri paesi fino a Cuba scuotevano il giogo dei gruppi imperialisti. Nel 1945 inutilmente i gruppi imperialisti USA cercarono di spaventare l’Unione Sovietica e tutte le forze rivoluzionarie del mondo sganciando bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki benché i gruppi imperialisti giapponesi fossero già sconfitti. Ma in Europa non osarono avventurarsi nel “rovesciamento del fronte” (tutti insieme contro l’Unione Sovietica) ventilato da molti di essi e caldeggiato dai generali nazisti orfani di Hitler. La Seconda guerra mondiale terminò con la sottomissione di tutti i gruppi imperialisti del mondo a quelli USA, con la conferma dell’“incapacità rivoluzionaria” dei partiti comunisti europei e USA, con l’inizio della “guerra fredda” delle potenze imperialiste contro l’Unione Sovietica, ma con la rivoluzione di nuova democrazia che avanzava in tutto il mondo.

La “guerra fredda” terminò nel 1991 con la dissoluzione dell’Unione Sovietica dopo 35 anni di erosione del socialismo promossa dai revisionisti moderni che, capeggiati da Kruscev, nel 1956 erano riusciti a imporsi nella direzione del PCUS. Ma nel frattempo la supremazia mondiale dei gruppi imperialisti USA in campo industriale e finanziario è svanita. Per protrarre il loro dominio essi devono ricorrere sempre più alla loro supremazia militare, mentre i contrasti con gli altri gruppi imperialisti crescono anch’essi. Per questo moltiplicano guerre in Asia, Africa e America Latina, con interventi delle loro forze armate ufficiali e di corpi mercenari, con la mobilitazione reazionaria capeggiata dal clero e da altre vecchie classi dominanti e con l’estensione della NATO. Da qui la collusione con i sionisti d’Israele e nuovamente la guerra in Europa, prima in Jugoslavia e ora anche in Ucraina. L’estensione della NATO in Ucraina tentata nel 2014 si è scontrata però con un’accanita resistenza di larga parte della popolazione e dopo lunghe esitazioni perfino gli oligarchi russi capeggiati da Putin hanno dovuto intervenire contro il governo fantoccio di Zelenski. Da qui la guerra in corso.

Anna M.

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