Sempre più spesso si legge sui giornali del processo di de-dollarizzazione, cioè del processo di sostituzione del dollaro USA come valuta principale nelle transazioni commerciali, finanziarie e nei commerci bilaterali.
Si tratta di un processo già iniziato da diversi anni (basti pensare agli accordi tra Cina e Russia, nel 2014, sull’utilizzo dello yuan cinese, per l’acquisto del gas russo) e che si inserisce nel quadro del progressivo declino dell’egemonia politica ed economica degli USA nel mondo iniziato con la seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale a partire dagli anni ’70.
La de-dollarizzazione, infatti, può avere in futuro (e in una certa misura già sta avendo) effetti dirompenti sulle relazioni tra gli USA e gli altri paesi. Basti pensare a proposito alla possibilità che gli USA hanno avuto finora di applicare sanzioni nei confronti della Russia bandendola, ad esempio, dal sistema di pagamenti SWIFT a seguito dell’operazione militare in Ucraina. L’ulteriore riduzione dell’influenza del dollaro accelererebbe ancora di più il declino degli USA e alimenterebbe ulteriormente le contraddizioni in seno alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti e tra questa e il resto dei paesi del mondo.
Ma per andare più a fondo sulle cause e le conseguenze della de-dollarizzazione bisogna tuttavia spiegare come il dollaro si è affermato come principale moneta negli scambi internazionali e come in seguito si è determinata la crisi dell’egemonia del dollaro.
Sistema pagamenti SWIFT
La sigla sta per Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication Società per le telecomunicazioni finanziarie interbancarie. Si tratta di una società con sede legale a Bruxelles, fondata nel 1973, che riunisce più di 10mila istituzioni finanziarie di più di 200 paesi. Si occupa di definire e registrare standard (regole) nel settore finanziario e, più specificamente, dell’invio sicuro e della lettura dei messaggi finanziari (bonifici internazionali). Tale sistema permette il pagamento diretto anche quando il creditore e il debitore non sono residenti nello stesso paese né clienti della stessa banca.
A partire dal 2001 tramite SWIFT il Dipartimento del Tesoro USA controlla tutte le transazioni internazionali, ufficialmente a fini di “lotta al terrorismo”. Gli istituti di credito della Federazione Russa, dopo l’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina (24 febbraio 2022), sono stati disconnessi da SWIFT per volontà del Dipartimento del Tesoro USA nell’ambito delle sanzioni economico finanziarie e hanno sviluppato a un livello superiore un proprio sistema di comunicazione finanziaria chiamato MIR (“mondo” in russo).
Affermazione del dollaro come moneta di riferimento mondiale
Fino alla fine della seconda guerra mondiale, la moneta di riferimento per gli scambi internazionali era la sterlina inglese e il sistema monetario mondiale era basato sul cosiddetto “Gold Exchange Standard”. In pratica, venivano stabiliti: a) un rapporto puramente nominale tra la sterlina come moneta – denaro mondiale e l’oro; b) le parità ufficiali di ciascuna delle monete nazionali con la sterlina; c) indirettamente e implicitamente il rapporto tra le varie valute e l’oro, attraverso la mediazione del loro rapporto di cambio con la sterlina.
A seguito della vittoria nella seconda guerra mondiale, i gruppi imperialisti USA sono diventati egemoni nel sistema imperialista e di conseguenza il dollaro è diventato la nuova moneta-denaro mondiale, riferimento per gli scambi internazionali e fulcro del nuovo sistema monetario mondiale definito dagli accordi di Bretton Woods (1944). Durante la conferenza che si occupò di costruire il nuovo sistema ci fu un acceso scontro tra gli imperialisti britannici, fautori di una gestione comune dei rapporti tra le varie monete nazionali mediata da apposite istituzioni (clearing union) e i gruppi imperialisti USA che ebbero la meglio e con la fissazione di un ancoraggio del tutto convenzionale all’oro (35 dollari per un’oncia d’oro) e di una convertibilità del dollaro in oro puramente formale e valida solo per le banche centrali sancirono la totale supremazia del dollaro.
In base agli accordi di Bretton Woods le banche centrali di ogni paese erano tenute a dare moneta nazionale a chi la chiedeva in cambio di dollari e dare dollari a chi li chiedeva in cambio della moneta nazionale. Il tasso di cambio tra dollaro e ogni moneta nazionale era fissato negli accordi, salvo variazioni concordate nell’ambito del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale (BM), due istituzioni create dagli accordi stessi. I dollari andavano a costituire la riserva monetaria di ogni banca centrale.
Avvio del processo di de-dollarizzazione
All’inizio degli anni ’70, i primi segnali di una nuova crisi per sovrapproduzione di capitale, spinsero gli USA ad abbandonare anche il riferimento convenzionale all’oro, disdettando nel 1971 gli accordi di Bretton Woods e facendo partire, di fatto, il processo di de-dollarizzazione, simbolo del declino del dominio degli imperialisti americani. Il dollaro diventò di fatto una moneta come le altre e le banche centrali furono spinte a rivalutare le loro riserve.
L’unificazione monetaria dell’Europa (di fatto un “mostro” creato dagli stessi USA in funzione antisovietica, che in seguito si è ritorto loro contro) e l’inizio della fase acuta e terminale della crisi con le sue varie manifestazioni (dai crack finanziari del 2007 – 2008 che hanno fatto definitivamente precipitare la crisi, agli effetti della pandemia da covid-19, fino all’esplosione della crisi Ucraina) hanno fatto il resto, riducendo sempre più il ruolo internazionale del dollaro.
I paesi che si muovono in direzione della de-dollarizzazione sono ormai sempre di più. Ad esempio, il presidente keniota William Ruto ha fatto appello ai paesi africani ad abbandonare il dollaro e ad usare le valute nazionali almeno per le transazioni tra di essi. Il governo venezuelano ha annunciato di star lavorando per utilizzare all’interno del paese il sistema di pagamenti Mir varato dalla Russia. E ancora, il direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale (FMI) per la Russia afferma che un numero crescente di paesi sta cominciando ad adottare lo yuan cinese non solo nel commercio con la Cina ma anche con altri paesi.
Alcune conclusioni
La de-dollarizzazione avanza sempre di più nel quadro della crescente opposizione alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, UE e sionisti, alimentata in particolare dai paesi cosiddetti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), pur con tutte le differenze esistenti tra di essi.
Tuttavia, solo lo sviluppo della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti potrà effettivamente rimuovere i mille ostacoli che questi paesi dovranno affrontare per rompere effettivamente il dominio del dollaro, che resta ancora oggi la moneta largamente egemone. L’Italia può essere il primo dei paesi imperialisti a spezzare la catena della Comunità Internazionale! Compito dei comunisti italiani, dunque non è “fare il tifo” per questo o quel paese, ma portare le masse popolari organizzate a costruire la rivoluzione socialista, a partire dalla costituzione di un governo di emergenza che sia diretta espressione delle mille organizzazioni operaie e popolari presenti nel paese. Solo un simile governo potrà rompere i mille vincoli che legano anche il nostro paese al dominio del dollaro e dei gruppi imperialisti USA e instaurare relazioni di solidarietà con i paesi che si oppongono alla Comunità Internazionale, anche abbandonando i pagamenti in dollari e adottando nuovi sistemi e nuove valute.
Bando al disfattismo! L’imperialismo USA è una tigre di carta! Costruire il socialismo nel nostro paese è il miglior contributo che possiamo dare nella lotta contro di esso e per la distruzione della rete del capitale finanziario che opprime le masse popolari ai quattro angoli del mondo!