[Toscana] Mandati a morire di calore, un altro atto di guerra contro gli operai: come contrastarlo

Andare al lavoro è diventato come andare in guerra, ma chi muore sul lavoro non fa scalpore come un soldato caduto al fronte. Anzi è diventata “la normalità”. Non bastava rimanere stritolati da rulli, schiacciati da lamiere o cadere da impalcature: ora chi lavora deve mettere in conto di poter morire a causa del caldo. Sono ormai diversi anni che le estati sono diventate una tortura per via del cambio climatico e la situazione è aggravata dalla mancata adozione di misure di sicurezza previste dalla legge 81/2008. Per chi vuole approfondire l’argomento e ricavare misure pratiche da far rispettare o adottare dal padrone, consigliamo l’articolato contributo di Marco Spezia, ingegnere esperto in sicurezza e membro di Medicina Democratica.

È così che è morto a Firenze il lavoratore di 61 anni, stramazzato al suolo per ipertermia mentre stava lavorando; così è morto a Lodi un operaio addetto alla segnaletica stradale di 44 anni. “Grazie” anche alla legge Fornero che ha alzato l’età pensionabile, sono tanti i lavoratori a rischio, ma le alte temperature sono pericolose non solo per tutti quelli che lavorano all’esterno, ma anche per chi lo fa nei capannoni, dove spesso non esistono condizionatori.

Ma esistono alcuni esempi positivi di ribellione a queste condizioni di lavoro indecenti. Essi vengono dagli operai della Iveco di Suzzara, scesi in sciopero immediatamente e senza preavviso per il malfunzionamento dell’impianto di condizionamento; dagli operai della Piaggio di Pontedera che da almeno 8 anni lottano per averli installati e scioperano periodicamente non solo per protestare ma anche per tutelarsi, mentre il “capitano coraggioso” Colaninno macina sempre più milioni di utili.

Fanno bene e hanno tutte le giustificazioni del mondo coloro che stoppano il lavoro di fronte a vere e proprie situazioni di pericolo, altro che preavvisi, PEC e minacce di cui i padroni se ne fregano!

Sono questi gli esempi da esportare anche nelle aziende medie e piccole, dove gli operai sono più ricattati e meno sindacalizzati, organizzandosi anche in piccoli gruppi di operai (non occorre essere in tanti per cominciare) per imporre alcune immediate e semplici misure come:

– fare turni negli orari più freschi della giornata come al mattino presto o dopo le 18;

– obbligare il padrone a fornire, gratuitamente, una quantità di acqua giornaliera sufficiente;

– interrompere immediatamente il lavoro laddove le condizioni minime di sicurezza non siano garantite, mobilitando i sindacati di ogni tipo presenti in azienda, confederali o alternativi di base che siano a dichiarare sciopero;

– denunciare puntualmente e con la massima risonanza comportamenti criminali e minacce di rappresaglia.

Oggi nelle aziende dilagano il ricatto e il timore di essere licenziati, la demoralizzazione per le tante sconfitte subite a livello sindacale e la loro azione poco efficace (spesso i sindacati si fermano alla protesta e al puntare i piedi ma faticano ad andare oltre nel dare battaglia, tranne alcune eccezioni come il SI Cobas), la sensazione che “ormai è così e niente può cambiare”. Queste sono le armi principali che usa il padrone, non perché è forte ma perché i lavoratori non fanno ancora valere tutta la loro forza invincibile (se si fermano loro si ferma il paese, come abbiamo visto bene nel periodo del Covid!), faticano a coordinarsi, prevalgono gli aspetti negativi. Ma quando lo fanno, come alla Iveco e alla Piaggio, padroni e sindacati possono solo rincorrere e i primi possono solo inventare qualche scusa per i loro comportamenti sempre più palesemente criminali, dettati dalla sete di profitto: la sicurezza per loro è solo un costo e un fastidio da evitare, uno dei residui lacci e lacciuoli che cancellerebbero volentieri per essere più “competitivi” con la concorrenza. Questa è la realtà.

Ma questa situazione desta sempre più insoddisfazione, rabbia e voglia di agire: è da questa brace che cova sotto la cenere che si deve partire! Ecco l’importanza di creare in ogni luogo di lavoro una cellula, comitato o gruppo che dir si voglia di operai che si organizzano per imporre le misure di sicurezza che servono: che a schiattare di caldo ci vada il padrone! Servono gruppi di operai che indicano le misure da prendere per far fronte ai rischi di ipertermia (l’operaio morto a Firenze aveva una temperatura corporea di 43°) e le impongono, si fanno sostenere da ingegneri, medici, ispettori ASL non corrotti e da sindacalisti nell’elaborarne di nuove, denunciano pubblicamente ogni situazione di pericolo, anche anonimamente per mettersi al riparo dalle ritorsioni dei famigerati codici aziendali: i padroni non rispettano la Costituzione, per cui non c’è motivo per i lavoratori di rispettare la legge che intendono imporre nelle loro aziende visto che non si tratta, per ora, di territorio extragiudiziale. Adottare ogni forma di lotta e di protesta anche illegale, purché legittima!

La Commissione Lavoro Operaio e sindacale della Toscana e tutto il P.CARC sostengono ogni lavoratore che mette su questa strada, mettendo a disposizione contatti, relazioni, e strumenti laddove possibile.

La soluzione a questa mattanza parte dal piano sindacale seguendo tutte le articolazioni pratiche che abbiamo appena indicato, ma è al livello politico che dobbiamo avanzare per applicarle. Non ci sono speranze che soluzioni di largo respiro arrivino dal governo Meloni, che gli operai “italiani” li sacrifica nelle fabbriche lasciandoli alla mercè del padrone, dirotta risorse utilizzabili per controlli e misure preventive verso la guerra in Ucraina. Non arriverebbe nemmeno da governi composti da altri teatranti delle Larghe Intese come il PD, che negli anni ha demolito l’articolo 18, ha introdotto l’Alternanza Scuola Lavoro, ha sdoganato i contratti precari a ogni livello.

A noi serve un governo che assuma immediatamente misure di emergenza che preservino la salute e la sicurezza dei lavoratori e organizzino la produzione nel modo più conveniente, un governo che metta in pratica le misure indicate dalle organizzazioni operaie e popolari che agiscono unitariamente per farla finita con questo sistema putrido, assassino e corrotto. Questo è il Governo di Blocco Popolare di cui abbiamo trattato diffusamente al VI° congresso di aprile, un governo realmente costruito dal basso e che cominci a far fronte ai principali bisogni delle masse popolari.

Le organizzazioni operaie e popolari servono a questo, a far valere ancora e difendere con tenacia i diritti strappati con la prima ondata della rivoluzione proletaria e riprendere quel percorso glorioso, che non è finito ma si è solo arrestato, per cacciare i padroni, gli sfruttatori, i guerrafondai di ogni genere.

Serve una nuova società, la società socialista che è già in grembo a quella attuale: la crisi in cui siamo immersi è la manifestazione del passaggio che ancora non avviene, un passaggio per cui servono organizzazione, mobilitazione e lotta per arrivare alla vittoria!

Fermiamo la strage quotidiana dei morti sul lavoro imponendo le misure necessarie in ogni cantiere, capannone, fabbrica e azienda!

Al fianco di ogni lavoratore che si organizza senza riserve! Rispediamo al mittente la guerra di sterminio non dichiarata che ci portano contro padroni, governo Meloni e i loro servi!

Commissione Lavoro Operaio e sindacale della Toscana del P.CARC.

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