Sulle manifestazioni di Cgil e Usb del 24 giugno a Roma

Il 24 giugno a Roma due diverse manifestazioni hanno attraversato le vie della città.

Al mattino il corteo promosso dalla Cgil e dall’assemblea “Insieme per la Costituzione”, che riunisce organismi come Anpi, Emergency, Medicina Democratica, Arci, Libera e altri, in difesa della sanità pubblica. Nel pomeriggio il corteo promosso da Usb contro le politiche del governo Meloni.

Due mobilitazioni quasi contemporanee, differenti sotto molti aspetti, ma con un importante tratto in comune.

La mobilitazione della Cgil ha visto la partecipazione di almeno trentamila persone provenienti da tutta Italia, principalmente inquadrate nelle categorie della Funzione Pubblica, della Federazione dei Lavoratori della Conoscenza e dei Pensionati, ma con presenze rilevanti anche di altre categorie, come i metalmeccanici della Fiom.

Nel corteo il clima era principalmente festoso, ma non mancavano spezzoni e cori più combattivi. La piazza muoveva dal rivendicare al governo maggiori risorse per un vero e proprio rilancio della sanità pubblica. Ma i settori più combattivi del corteo innalzavano slogan che invocavano apertamente la necessità di uno sciopero generale contro il governo.

La mobilitazione di Usb, svoltasi nel pomeriggio, ha visto la partecipazione di almeno quattromila persone provenienti da tutto il paese. Le parole d’ordine in questo caso erano apertamente contro il governo Meloni e le sue politiche di asservimento alla Ue e alla Nato, che si traducono nell’applicazione dell’agenda Draghi.

Qual è il tratto importante che le ha accomunate?

I sindacati sono sempre più costretti a uscire dal ristretto ambito sindacale e ad avanzare sul terreno politico, se vogliono ottenere qualcosa dalla loro azione. In caso contrario, i lavoratori, spinti dalla necessità e dall’avanzare della crisi generale, troveranno altre forme e riferimenti organizzativi per dare risposta alle loro esigenze.

Oggigiorno la rivendicazione di misure che richiedono un intervento politico, come quelle sulla sanità o sulla fine dell’invio di armi in scenari di guerra, pongono subito la questione del governo del paese. Chi governa e per conto di chi? Un governo succube dell’Ue e della Nato non darà mai soluzione alle rivendicazioni che vengono sollevate, se non in maniera temporanea, parziale e truffaldina. Sta alla classe operaia e alle masse popolari decidere se accettare o meno questo stato di cose.

Non accettarlo significa organizzarsi per costruire una politica alternativa e per imporla, significa fare passi avanti nella costruzione del nuovo potere delle masse popolari organizzate.

Questa è la linea politica che i comunisti devono promuovere, propagandare, tra la classe operaia. Questa è l’ottica con cui il P.CARC ha deciso di partecipare a entrambe le mobilitazioni.

Ci sono compagni che ci criticano per scelte simili, perché secondo loro “non bisogna partecipare alle manifestazioni promosse dai nemici dei lavoratori”. Va detto che la manifestazione della Cgil era portatrice di una grossa contraddizione, dal momento che la stessa Cgil è complice dello smantellamento della sanità pubblica attraverso la contrattazione di meccanismi di welfare aziendale che si appoggiano sulla sanità integrativa privata (la stessa cosa vale per le pensioni integrative). La questione che, quindi, si pone a noi è la seguente: lasciamo la massa degli iscritti Cgil in balia della direzione dei sindacati di regime o cerchiamo di portare l’orientamento dei comunisti, le nostre parole d’ordine e indicazioni organizzative?

Per noi gli aspetti principali di entrambe le manifestazioni, che offrivano importanti appigli su cui i comunisti possono e devono fare leva, erano la presenza di migliaia di lavoratori di tutti i settori e la rivendicazione di misure che sono squisitamente politiche. Per chi li vuole vedere anche questi appigli possono aiutarci ad avanzare nella lotta per un Governo di Blocco Popolare e verso il socialismo.

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