Un anno fa, il 2 giugno 2022, si svolgeva a Coltano (PI) una manifestazione a cui hanno preso parte 10mila persone, contro la costruzione di una nuova base militare per il 1º Reggimento dei carabinieri paracadutisti “Tuscania” e il Gruppo Intervento Speciale, finanziata con circa 190 milioni del Fondo Coesione e Sviluppo (quindi con soldi pubblici).
La manifestazione era organizzata dal movimento “No Base né a Coltano né altrove”, nato proprio per opporsi alla costruzione della base. Nell’ultimo anno il movimento ha condotto un’intensa attività sul territorio di Pisa e non solo e, gli scorsi 2-3-4 giugno, ha organizzato una “Tre giorni No Base” a Pisa alla quale abbiamo partecipato come P.CARC: un appuntamento fatto di iniziative, incontri e approfondimenti rivolto alle masse popolari e agli organismi operai e popolari sui temi della militarizzazione dei territori e dell’opposizione alla guerra e ai suoi effetti.
Il 2 giugno si è svolta una biciclettata nelle zone coinvolte dal progetto della base, al termine della quale i partecipanti hanno tenuto un’assemblea che ha raccolto il lavoro fatto sul territorio rispetto al problema della militarizzazione. Circa cinquanta i presenti, per lo più legati agli ambienti del movimento cittadino, ma anche a organismi di volontariato per animali, associazioni sportive e ambientaliste.
L’assemblea ha fatto emergere un aspetto molto positivo del movimento No Base, che non si è occupato “solo” della questione specifica della base di Coltano, ma ha instaurato un legame anche con i quartieri più periferici di Pisa, quelli di cui “nessuno si occupa”, andando a individuare le problematiche legate direttamente alla militarizzazione del territorio – che comunque subiscono – ma anche alla tutela ambientale, al lavoro, alla carenza di servizi, di mezzi di trasporto, ecc., riconducendole poi tutte ai progetti di guerra, dal momento che hanno la stessa matrice: la crisi del sistema capitalista.
Dall’assemblea è emerso anche l’importante studio che il movimento No Base ha fatto, costituendo un gruppo che si è occupato di analizzare e comprendere le basi economiche della guerra, il tessuto della città legato alla guerra e come questa si manifesta nei territori. Legato a ciò, l’organizzazione studentesca Cambiare Rotta ha riportato l’importante lavoro di mappatura fatto nelle scuole superiori e università, con la somministrazione di un questionario agli studenti da cui hanno ricavato dati interessanti che dimostrano quanto la cultura della guerra entri nei luoghi di formazione. Anche il neonato Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole ha presentato la sua attività, confermando quanto la cultura militare sia pervasiva e venga imposta nelle scuole pubbliche fin dalle elementari.
Il 3 giugno si è tenuto un confronto e approfondimento con il movimento francese “Les soulèvements de la terre”, mentre il 4 giugno si è tenuta l’assemblea nazionale “Fermare l’escalation – Nessuna base per nessuna guerra”. Vi hanno preso parte più di 500 persone, tra cui decine di organismi operai e popolari, esponenti politici e della società civile, organizzazioni e partiti comunisti. Per citarne solo alcuni: No Muos, No Tav, No Tap, No rigassificatore di Piombino, Collettivo di Fabbrica Gkn, A Foras, Extinction Rebellion, Legambiente, Usb, Si Cobas, Cub, Prc, Fgc, PaP, il consigliere comunale Ciccio Auletta (per inciso, fu lui a portare a galla il progetto della base militare).
Dagli interventi è emersa la necessità di legare la lotta contro la costruzione della base di Coltano con quelle contro le basi militari già esistenti sia nel pisano – ad esempio Camp Darby – sia a livello nazionale, oltre all’urgenza di fermare l’escalation bellica che sta coinvolgendo sempre più direttamente il nostro paese. Perché nessuno si salva da solo.
Dalla tre giorni è nata l’idea di organizzare un campeggio dal 13 al 16 luglio (al momento in cui scriviamo non si è ancora svolto) a San Piero a Grado (PI), in un’area di proprietà dell’Università di Pisa nel parco naturale di San Rossore, tra i campi in uso al Dipartimento di Agraria e le aree già fortemente militarizzate del Cisam (Centro Interforze Studi per le Applicazioni Militari) e di Camp Darby. Il comitato No Base ha scritto un appello all’Università pisana, chiedendole di assumere un ruolo e dare un contributo concreto nell’opposizione alle politiche di guerra imposte al territorio e all’università stessa.
Il campeggio sarà un’ulteriore tappa del percorso di confronto e coordinamento delle centinaia di realtà che si oppongono alla guerra e ai suoi effetti sulla vita delle masse popolari, con un programma che prevede assemblee, proiezioni, tavoli di approfondimento e laboratori.
Il movimento No Base sta sempre di più diventando uno dei punti di riferimento della lotta contro la guerra Usa-Nato in Italia, insieme ai movimenti sardi contro la militarizzazione, al No Muos di Niscemi (CL) e al Calp di Genova, solo per citare i principali.
Appello ai lavoratori
Chiamiamo a partecipare al campeggio di Coltano e a portare il proprio contributo tutti i lavoratori, a partire da quelli del territorio. Sono i lavoratori che producono armi, che le fanno circolare, che fisicamente sono impiegati nelle operazioni di guerra. Per questo i lavoratori sono anche in grado di disinnescare i processi che alimentano la guerra e di boicottarla, anche coloro che apparentemente non hanno un ruolo direttamente connesso con questa.
Facciamo del campeggio non solo un ambito in cui far dialogare le diverse esperienze di lotta, ma anche un punto di partenza per la costruzione di percorsi comuni, su cui far convogliare organizzazioni di lavoratori e singoli, contro la guerra e il governo della guerra. Un’occasione per apprendere pratiche da declinare nei propri contesti, un momento da cui attingere per far valere la forza degli operai e del resto dei lavoratori. Per prendere in mano le redini del paese e del nostro futuro.