Il 4 giugno 2021, a poche settimane dalla morte di Luana D’Orazio, operaia uccisa da un macchinario tessile in una ditta in provincia di Prato, il compagno del P.CARC Lino Parra era di fronte ai cancelli della Sevel di Atessa (CH), fabbrica del gruppo Stellantis, per dire agli operai e alle operaie: “Organizziamoci! Luana aveva 22 anni. Ma al suo posto potevi esserci tu. O tuo figlio. O tua figlia. Organizziamoci per mettere fine a questa società che ci tratta come carne da macello”.
Durante il volantinaggio è stato identificato da una pattuglia della polizia che, in seguito, lo ha denunciato con l’accusa di aver rivolto agli agenti queste parole: “Voi della Polizia siete la morte degli operai, perché non andate a indagare su chi ha ammazzato Luana a Prato. La Polizia ammazza gli operai. Voi siete contro gli operai”.
Scriviamo questo articolo all’inizio di luglio. Il 14 di questo mese ci sarà la prima udienza del processo, presso il tribunale di Lanciano (CH). Lino è sotto accusa per aver detto la verità davanti ai cancelli di una grande fabbrica in cui, come in ogni azienda, i controlli per la sicurezza spesso non vengono fatti o vengono fatti con un occhio chiuso. Una fabbrica dove i ritmi e i carichi di lavoro sono massacranti, ma “bisogna andare sempre più veloce”, dove aumentano sempre di più gli “incidenti” e dove si costringono i lavoratori a stare zitti e a lavorare a testa bassa attraverso l’obbligo di fedeltà aziendale.
Lino rischia una condanna da 6 mesi a 3 anni di reclusione per aver rotto il ricatto a cui sono sottoposti tutti i proletari: “taci e lavora, oppure la paghi”. Forse avrebbe dovuto pesare meglio le parole. Forse non doveva dire niente. Non avrebbe dovuto esporsi. Forse non avrebbe neppure dovuto macinare chilometri per andare ai cancelli di quella fabbrica. Si sarebbe risparmiato una denuncia e un processo. Ma Lino è un comunista. Sa che ogni volta che si cede al ricatto, si dà ai capitalisti e ai padroni una forza che altrimenti non avrebbero.
La solidarietà è un’arma. Quali che siano le differenze politiche, ideologiche e di condotta, quando lo Stato capitalista attacca un compagno, un movimento o un’organizzazione, quando attacca la classe operaia e il resto dei lavoratori, la solidarietà di classe, pubblica, chiara, netta è un dovere di tutti perché la solidarietà è la prima e immediata delimitazione di un campo: il campo delle masse popolari che è opposto e inconciliabile con quello dei capitalisti e dei padroni.
Questo processo è politico e politica è la mobilitazione che mettiamo in campo. Lo è perché politica è anche la soluzione. Non bastano le leggi, non bastano i pochi controlli. La sicurezza nelle fabbriche la si impone con l’organizzazione degli operai e il loro ruolo attivo e creativo.
La lotta contro la repressione e contro i tentativi di mettere il bavaglio ai comunisti si lega profondamente con la lotta dei lavoratori per tutelare la loro vita e la loro salute nelle fabbriche.
La campagna politica in vista del processo l’abbiamo costruita con assemblee e iniziative sulla questione, raccogliendo comunicati, prese di posizione, foto e sottoscrizioni economiche in solidarietà con la lotta del compagno Lino.
Il 13 luglio, giorno precedente all’udienza, promuoveremo un volantinaggio ai cancelli della Sevel di Atessa, al quale abbiamo invitato a partecipare anche delegazioni dei sindacati con cui abbiamo dei contatti in loco, Usb e Slai Cobas. Nuovamente ci confronteremo con gli operai ai cancelli della fabbrica, parlando loro della necessità di organizzarsi sui luoghi di lavoro e invitandoli a partecipare al presidio che faremo il giorno seguente, 14 luglio, quando saremo in piazza a Lanciano per un presidio di solidarietà all’esterno del tribunale.
Solidarietà con il compagno Lino Parra!
Basta con gli omicidi e la repressione sul posto di lavoro!