Mobilitarsi contro la guerra – Verso il campeggio “Fermare l’escalation!”

Verso il campeggio “Fermare l’escalation!”
Fare della lotta contro l’invio di armi, gli imperialisti USA-NATO e la presenza delle loro basi militari nel nostro paese una mobilitazione capillare e nazionale!
Alzare il tiro per cacciare il governo della guerra Meloni, fermare l’economia di guerra e la partecipazione del nostro paese alla guerra USA-NATO in corso in Ucraina!

Dal 13 al 16 luglio si terrà a San Piero a Grado (PI) il campeggio estivo del movimento No Base – né a Coltano né altrove, ed è il primo campeggio estivo di lotta contro le installazioni militari USA-NATO nel nostro paese, l’invio di armi e l’economia di guerra. Altri ne seguiranno organizzati dal movimento NO MUOS a Niscemi (CL) in Sicilia (4-6 agosto) e da A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna a Tertenia (NU) in Sardegna (25-27 agosto).

A questa programmazione si aggiungeranno altre iniziative estive che renderanno attiva e proficua la lotta contro la sottomissione del nostro paese agli interessi dei gruppi imperialisti USA-NATO.

Molti infatti sono gli organismi popolari attivi su questo terreno di lotta: a quelli già citati si aggiungono Donne e uomini contro la guerra di Brescia e i comitati e associazioni che lottano contro la base di Ghedi (BS) e la base NATO di Solbiate-Olona (VA), il movimento contro la base di Aviano (PN), il comitato No Camp Darby, il CALP di Genova la cui lotta dimostra che i porti italiani possono essere luoghi di lavoro non asserviti agli interessi dei guerrafondai, il Movimento NO TAV che lotta anche contro la mobilità di guerra, e tanti altri sono gli organismi che in Italia lottano contro le oltre 116 installazioni militari USA e NATO presenti nel paese, l’economia di guerra e l’escalation militare foraggiata dall’invio di armi e denaro pubblico all’Ucraina. La lunga lista di organizzazioni dimostra che la lotta contro la prostituzione del nostro paese ai gruppi imperialisti USA-NATO e la guerra in Ucraina in cui ci trascinano è viva e vegeta, diffusa e capillare ovunque ci sia una installazione militare a stelle e strisce e in ogni luogo da cui partono le guerre che gli sceriffi USA e della NATO promuovono nel mondo.

https://www.youtube.com/watch?v=ZWOqF8LtrSY&list=PLOUDl5SzuuwHKYaDiOE2DkKI88L3zmdHI&index=1

Questa resistenza popolare ha già di fatto un carattere nazionale ed ha bisogno di essere animata e sviluppata. E’ necessario elevare il coordinamento degli organismi popolari e operai, delle organizzazioni politiche e sindacali decise a mettere fine alla gestione criminale del paese da parte dei governi delle Larghe Intese e per impedire che il nostro paese partecipi alla guerra in Ucraina e Donbass a sostegno di Biden e Zelensky. Serve unificare gli organismi che oggi lottano contro la guerra e la militarizzazione dei territori in una rete di organismi nazionale che metta in campo azioni coordinate, che animi una campagna nazionale contro la guerra. Una mobilitazione che oggi deve tenere conto che la lotta contro la guerra è sempre meno una lotta di principio e sempre più una lotta per il miglioramento delle condizioni materiali dell’esistenza, dal carovita allo smantellamento delle aziende, dallo spolpamento delle risorse pubbliche per finanziare la guerra piuttosto che il reddito, il lavoro, le bonifiche ambientali, la sanità pubblica e le decine, centinaia di lavori più utili e necessari alle masse popolari del paese. E’ lotta per un diritto allo studio e alla ricerca liberi dall’alternanza scuola lavoro che vede in Sicilia adolescenti mandati a Sigonella e il Pentagono finanziare decine di progetti di ricerca delle università italiane. E’ anche lotta contro la repressione e la censura: in Sardegna decine sono i compagni e le compagne colpite dalle operazioni di polizia volte a fermare il movimento contro i poligoni NATO, per fare un esempio tra tanti. Non solo, questa lotta oggi deve unirsi alla lotta che i reduci militari italiani e le loro famiglie stanno conducendo per il riconoscimento delle patologie tumorali da esposizione all’Uranio Impoverito e altri metalli pesanti, che riguarda almeno ottomila soldati ammalati e che oggi servi e prezzolati minimizzano, affermando che non esiste devastazione ambientale e attentato alla salute pubblica con l’utilizzo di armamenti all’Uranio Impoverito e l’inquinamento dei poligoni NATO su suolo italiano.

Tutto ciò ha bisogno di un centro promotore che coordina, organizza e mobilita!  E’ necessario coordinare i fronti di lotta contro la guerra, contro il carovita, la devastazione ambientale e il cambiamento climatico, lo smantellamento delle aziende.

Il campeggio estivo del movimento No Base– né a Coltano né altrove che si terrà dal 13 al 16 luglio a San Piero a Grado (PI), è un momento importante per farlo, ponendosi in continuità con le iniziative svoltesi a Coltano il 2-3-4 giugno scorsi. Questo appuntamento deve essere da richiamo per tutte le esperienze di lotta contro gli imperialisti USA-NATO, l’invio di armi e l’installazione di basi militari nel nostro paese per farne una mobilitazione capillare e nazionale, per alimentare un’ampia campagna nazionale, che deve avere la sua forza nella costituzione di comitati di operai e lavoratori nelle aziende capitaliste e pubbliche, di organismi popolari nei quartieri e nelle città che lottano contro la guerra.

Una campagna di lotta e mobilitazione nazionale che denuncia capillarmente con articoli di giornale, scritte murali, con locandine e volantini, attraverso i social network ogni base militare, agenzia e installazione NATO e USA; che denunci ogni servitù e operazione militare e renda pubbliche le operazioni sporche (legalizzate o illegali che siano) degli affaristi della guerra. Una campagna nazionale che promuova manifestazioni stradali e iniziative contro la partecipazione alla guerra e contro ogni singola operazione in cui la partecipazione si concretizza: dall’invio di armi all’acquisto di nuovi armamenti, come le nuove bombe atomiche “tattiche” B61-12 in arrivo a Ghedi (BS) e che fanno dell’Italia un bersaglio prioritario in caso di guerra atomica, all’avvio della produzione di due nuovi sottomarini ordinati dal ministro della guerra Guido Crosetto, in ottemperanza agli ordini degli USA. Una campagna nazionale che sostenga e incentivi il blocco e il sabotaggio da parte dei lavoratori dell’invio e il trasporto di armi verso l’Ucraina, di ogni convoglio ferroviario e stradale e ogni caricamento di navi e aerei, generalizzando ovunque iniziative come quelle del Comitato Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) di Genova contro l’invio di armi dai porti italiani e dei lavoratori aero-portuali di Pisa.

Una lotta che deve raccogliere e unire le forze per imporre al paese un governo che la faccia finita con la prostituzione del nostro paese agli imperialisti USA-NATO e con il governo della guerra Meloni e che dia un obiettivo politico alla crescente mobilitazione delle masse popolari: la costituzione e imposizione di un proprio governo d’emergenza.

La fiducia che sia la borghesia imperialista, che siano i vertici della Repubblica Pontificia a cambiare il corso delle cose è un’illusione che le classi dominanti fomentano senza successo tra le masse popolari per prolungare l’esistenza del loro sistema sociale: per sua natura la borghesia oramai non può che condurre l’umanità alla guerra, all’abbrutimento delle menti e dei cuori, all’inquinamento della Terra e alla distruzione della vita. Le masse popolari hanno la forza per impedire le operazioni militari, la guerra e l’economia di guerra: la useranno e acquisiranno più fiducia in sè stesse man mano che vedranno gli effetti delle prime loro operazioni contro la partecipazione alla guerra. Questa forza va alimentata, organizzata e coordinata. Ai comunisti, agli organismi operai e popolari e ai loro esponenti d’avanguardia spetta il compito di farlo.

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