Il voto per le amministrative della città di Brescia dei giorni 14 e 15 maggio ha assegnato la vittoria alla candidata sindaco Castelletti con la sua coalizione guidata dal PD.
Si conferma a grandi linee il tasso di astensione della scorsa tornata del 2018 (più del 40%), così come la tendenza al cosiddetto “voto utile” nell’area della sinistra. Lo spauracchio del “sindaco fascio-leghista” Fabio Rolfi ha spinto tanti a votare per la candidata Castelletti. É la stessa trappola in cui sono caduti prima delle elezioni anche alcuni esponenti di Fridays For Future, che con la civica Brescia Attiva hanno tirato l’acqua al mulino del polo PD delle Larghe Intese.
Non c’è nulla da festeggiare, tanto meno è il caso di tirare sospiri di sollievo. L’amministrazione Castelletti non è il meno peggio e non si differenzierà da quelle degli scorsi anni. La neo sindaca è garanzia di continuità per i “poteri forti” bresciani (con in testa i vertici di A2A), avendo vestito i panni di vicesindaco negli ultimi dieci anni, durante i due mandati di Emilio Del Bono. Se Castelletti verrà lasciata lavorare indisturbata continuerà lo smantellamento dell’apparato produttivo e si moltiplicheranno le cattedrali nel deserto in città (vedasi il centro commerciale Freccia Rossa), i piccoli commercianti continueranno a chiudere a favore delle grandi catene di negozi, e ugualmente proseguirà l’inquinamento di aria, terra e acqua.
Il tutto sarà celato dietro la vetrina di una città a misura di turista, con i suoi eventi sfavillanti e le situazioni di disagio sociale nascoste sotto il tappeto, e dietro l’antifascismo padronale, opportunisticamente utilizzato in campagna elettorale e scordato subito dopo l’elezione.
A queste elezioni la sezione di Brescia del P.CARC ha appoggiato e invitato a votare per il candidato sindaco Lucà, sostenuto da Movimento 5 Stelle, Unione Popolare e Partito Comunista Italiano. Lo abbiamo fatto sottolineando come per noi anche le elezioni siano un campo della lotta di classe e di come la nostra linea fosse quella di promuovere una campagna elettorale fatta di azioni radicali e non solo di programmi radicali. Fare azioni radicali significa fare subito ciò che si promette nel programma e che è possibile iniziare a fare promuovendo la mobilitazione e l’organizzazione della classe operaia e delle masse popolari. Questo è il nostro modo di intervenire da comunisti nelle elezioni borghesi.
Su questa linea abbiamo tenuto un incontro con alcuni esponenti della coalizione per Lucà e fatto le nostre proposte. Sull’interesse riscontrato da parte di alcuni a collaborare ha prevalso la forza dell’abitudine e la paura di fare una campagna elettorale differente.
Lucà non è stato eletto sindaco, né è entrato in consiglio comunale: il risultato elettorale è chiaramente negativo. Ma soprattutto non c’è stata l’irruzione delle masse popolari nella campagna elettorale che a parole tutti auspicavano.
Abbiamo lanciato l’appello a mettere in atto azioni radicali, di lotta e di organizzazione, abbiamo proposto e in parte attuato alcune operazioni con l’obiettivo di raccogliere alcune spinte e aspirazioni presenti nel corpo della classe operaia bresciana, mettendo al centro la loro mobilitazione e organizzazione.
Per questo motivo abbiamo puntato a mettere al centro principalmente la lotta contro gli omicidi sul lavoro e la necessità che gli operai si organizzino. Che la questione del lavoro fosse centrale nel “sentire diffuso” delle masse popolari e della classe operaia bresciana è confermato anche dalle iniziative inerenti la questione svoltesi durante la campagna elettorale, promosse sia dal PCI che da Unione Popolare, ma anche da organizzazioni non impegnate nella competizione elettorale come l’Associazione Via Milano 59, che ha appoggiato e sostenuto pubblicamente lo sciopero dei lavoratori Metra di Rodengo Saiano (BS) del 28 aprile sul tema della sicurezza in fabbrica e ha promosso un’iniziativa di presentazione di un libro di poesie operaie seguita da un’assemblea di lavoratori.
L’aspetto elettorale è un ingrediente puramente tattico e collaterale, secondario alla creazione dei rapporti di forza nella società a favore delle masse popolari che si vogliono organizzare. Come comunisti il nostro obiettivo è creare nel paese una rete di organizzazioni operaie e popolari che si pongano come classe dirigente, che diventino le nuove autorità pubbliche che servono. Le elezioni locali possono e devono essere strumento per creare un ramo di questa rete che ha il compito di cambiare il paese. Non c’è più spazio per gli aggiustamenti e le mezze misure.
Alla luce di questo orientamento abbiamo lanciato e attuato due proposte.
La prima era creare uno spezzone unitario per il corteo del 1° Maggio bresciano, in cui coinvolgere attivamente nella sua costruzione i lavoratori con cui ogni realtà politica aderente fosse in contatto. Abbiamo quindi sfilato dietro le parole d’ordine “Basta morti sul lavoro, organizzarsi in ogni azienda per salute e sicurezza”, per sostenere gli operai mobilitati su questo fronte. L’appello è stato raccolto da alcuni lavoratori, anche iscritti alle forze politiche a sostegno di Lucà, ma è mancato il supporto unitario dei partiti mobilitati per le elezioni.
La seconda proposta è stata partecipare a un presidio contro gli omicidi sul lavoro con volantinaggio ai cancelli dell’Iveco di Brescia. In questa seconda occasione nessuno si è presentato, ma come P.CARC abbiamo comunque promosso un volantinaggio in grande stile, con lo stesso striscione del 1° Maggio, le nostre bandiere e comizi al megafono.
Alla luce di queste considerazioni e dell’andamento della campagna elettorale, possiamo concludere che non abbiamo raggiunto l’obiettivo di far passare le forze anti Larghe Intese dalle parole ai fatti.
Ha pesato la mancanza di una vera unità delle forze a sostegno di Lucà. Nonostante il programma comune, ogni lista è andata per conto suo, non c’è stata partecipazione e organizzazione unitaria.
Non si sono poste le basi per fare della campagna elettorale una campagna di riscossa per le masse popolari. Il limite dell’elettoralismo ha impedito che si potesse uscire dagli schemi, dalle consuetudini e dalla concorrenza interna fra le liste, per mettere in campo le azioni che servono alle masse popolari bresciane.
La coalizione per Lucà non ha rappresentato un’attrattiva per la massa degli astenuti: la conquista dei loro voti avrebbe dimostrato il differenziarsi di una lista contro il sistema della Larghe Intese. L’alto dato dell’astensione, oltre il 40%, ci parla di un terreno che è tutto da conquistare.
Per quanto ci riguarda, come P. CARC abbiamo ripreso il lavoro per l’organizzazione della classe operaia dell’Iveco di Brescia, la fabbrica più importante della città, e abbiamo rafforzato o avviato relazioni con operai di altre realtà produttive sul territorio. Tuttavia non abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo posti e la limitata influenza che ancora esercitiamo fra le masse popolari ci dicono che ancora molto è il lavoro che abbiamo da fare e che dobbiamo elevare l’efficacia della nostra azione.
La parola d’ordine “organizzazione” deve continuare a essere la chiave di ogni nostro intervento sulla classe operaia. Su questa linea di prospettiva dobbiamo misurare i nostri passi avanti e su questo continueremo a lavorare fino a ottenere i risultati necessari.
Invitiamo a cimentarsi e collaborare in questo lavoro tutte le forze politiche che hanno appoggiato Lucà (M5S, UP, PCI) e ogni altra forza, partito o gruppo politico e sindacale che comprenda l’importanza di ricreare una rete di potere alternativo, dentro e fuori i luoghi di lavoro, per costruire un vero cambiamento nel nostro paese.
Un primo momento di incontro e confronto a cui vi invitiamo a partecipare è la Festa della Riscossa Popolare, che si svolgerà il 17 e 18 giugno presso il circolo ARCI Fiocchi, Viale Lombardia 65, Milano.
Bando alla delusione e al disfattismo!
Rimbocchiamoci le maniche e costruiamo il nuovo potere delle masse popolari organizzate!