Diventa nazionale la protesta degli universitari contro il caro affitti, studenti in mobilitazione nelle principali città universitarie del paese da Milano a Bari. La mobilitazione è iniziata il 4 maggio quando una studentessa del Politecnico di Milano ha piantato la tenda davanti all’ateneo per denunciare il costo inaccessibile degli affitti per gli studenti fuori sede come lei.
Alcuni dati. Gli studenti fuori sede sono più di 750.000 in Italia. Il sistema di diritto allo studio pubblico fornisce circa 39.000 posti letto che riescono a tutelare il 5,2% degli aventi diritto (Fonte Avvenire).
I canoni di locazione, nel corso del mese di aprile 2023, hanno registrato un aumento del 3,1% e si sono attestati a 12,5 euro al metro quadrato.
Su base annuale il costo dell’affitto segna un incremento del 10,1%. Il dato di aprile fa registrare il massimo storico raggiunto dal prezzo dell’affitto in Italia (Fonte portale immobiliare Idealista).
Anni di tagli all’Istruzione Pubblica e quindi anche alle residenze universitarie hanno portato alla corsa al rialzo dei prezzi sugli alloggi per studenti che si intreccia con il generale innalzamento dei prezzi dei canoni di affitto. Decine di organizzazioni studentesche e collettivi universitari si sono mossi nel promuovere l’accampamento davanti a università e amministrazioni locali.
Ad annunciare la mobilitazione “sotto le sedi delle Regioni di tutta Italia” è stato il gruppo Cambiare Rotta, che il 12 maggio ha ottenuto un incontro con il ministero dell’Università in cui ha portato quattro richieste:
1. un tavolo permanente di confronto tra le organizzazioni studentesche, tutte, il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, il Ministero dell’Università e Ricerca (Mur), e la Conferenza delle regioni e delle province;
2. l’abolizione della legge 431 del 98 che ha consentito la liberalizzazione del mercato e ha permesso ai privati di speculare sugli affitti;
3. un protocollo di intesa in cui il Mur lavori per imporre agli enti regionali un aumento degli studentati pubblici;
4. un censimento degli stabili sfitti sia pubblici che privati.
Dopo l’incontro il Mur ha fatto partire la procedura per la mappatura degli immobili liberi che teoricamente potrebbero essere destinati ad alloggi o residenze universitari. Soggetti privati, Enti ecclesiastici, Comuni, Regioni e Province entro l’11 luglio devono per mettere a disposizione hotel, monasteri, locali, immobili, appartamenti, manufatti da convertire in studentati. Stando alle prime – e provvisorie – stime sono 3 milioni gli immobili utilizzabili, tra caserme, ospedali ed aree dismesse (Fonte Wallstreetitalia).
I dati forniti dallo stesso Mur più le varie inchieste sul tema hanno smascherato la macchina speculativa che sta dietro alla questione della casa perché dimostrano che non solo si potrebbero sistemare tutti gli studenti universitari ma che già ci sono gli edifici per dare una casa a tutti quelli che da anni aspettano nelle infinite liste di attesa delle case popolari nei principali centri urbani.
Non si è fatto attendere il penoso teatrino tra governo e amministrazioni locali a suon di rimpalli sulle responsabilità della catastrofe in cui versa il sistema degli alloggi nel paese. Teatrino alimentato dalle reciproche accuse tra governo e opposizione che indipendentemente dal colore da decenni speculano sui pochi alloggi pubblici rimasti e nel frattempo elargiscono fondi e agevolazioni per l’ingresso dei privati. Possiamo infatti ammirare in molte città universitarie student-hotel di lusso, con stanze da 600 euro in su, nascere come funghi, accanto a edifici fatiscenti che dovrebbero essere alloggi universitari pubblici.
Mentre scriviamo la mobilitazione è ancora in corso.