Sanac di Massa

Superare i confini per salvare l’azienda

Riportiamo a seguire il comunicato stampa diffuso il Primo Maggio da due operai della Sanac di Massa che hanno scritto alle ambasciate di vari paesi – molti dei quali definiti “Stati canaglia” o messi all’indice dalla Comunità Internazionale – per cercare una strada per tenere aperta la fabbrica, una strada che i governi delle Larghe Intese non vogliono perseguire.

“Siamo due operai della Sanac e da anni seguiamo direttamente tutti “gli sviluppi” che hanno portato all’amministrazione straordinaria, nel 2015, e che oggi stanno conducendo lo stabilimento verso la morte lenta, verso la chiusura.

Negli anni abbiamo ricevuto dai governi italiani tante promesse e nulla di fatto.

Il Governo Meloni, quello del “prima gli italiani” e del “fratelli d’Italia” si è dimostrato più interessato a seguire le indicazioni impartite da Washington e da Bruxelles anziché fare gli interessi dei lavoratori italiani.

Solo il 15 aprile scorso abbiamo parlato con il ministro Urso, fratello d’Italia, ma nemico dei lavoratori. Nulla di fatto.

Il 17 aprile siamo andati a Roma, al Ministero, ancora nulla di fatto.

Intanto vediamo treni carichi di armi dirette in Ucraina.

Vediamo che è stato smantellato il Reddito di Cittadinanza. Vediamo la segretaria del Pd che parla del colore dei vestiti.

Vediamo “il capitano” della Lega che vaneggia di ponti e altre grandi opere.

(…) Ma la nostra fabbrica non ha commesse. La vogliono chiudere anche se nessuno ha il coraggio di dirlo apertamente.


Dato che seguiamo tutta la vicenda da anni, abbiamo pensato che prima di gettare la spugna – ma non getteremo mai la spugna senza lottare – dobbiamo provarle tutte. E abbiamo fatto quello che il governo e le istituzioni non vogliono fare: abbiamo scritto una lettera alle ambasciate di Cuba, Venezuela, Brasile, Bielorussia, Corea del Nord, Laos, Vietnam e Repubblica Popolare Cinese per verificare un interessamento delle aziende o dei governi di questi paesi per ciò che produciamo.

Una produzione di alta qualità già conosciuta nel mondo, in passato abbiamo già lavorato per l’estero. Una produzione che al governo definiscono “strategica”, ma che nei fatti è trattata come paccottiglia.

Avremmo scritto anche all’ambasciata della Federazione Russa, ma il governo dei Fratelli della Nato ci ha trascinato in una guerra che impedisce di riprendere relazioni commerciali preesistenti con quel paese.

Forse non era ancora abbastanza chiaro, ma noi vogliamo difendere i nostri posti di lavoro con ogni mezzo. Li difenderemo con ogni mezzo. Anche se questo comporta il far emergere la verità: al Governo Meloni oggi, come al Governo Draghi ieri, non interessa nulla della Sanac, della produzione, degli operai e delle famiglie degli operai.

Allora, come andiamo dicendo da mesi: governi assenti, operai presenti”.

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