I ragazzi della Fila rossa è un libro sulla storia della classe operaia di Sesto Fiorentino. È un libro che combina storie minuscole e la grande storia del movimento comunista che ha segnato il Novecento, storia di cui Sesto è stato centro sia per la rilevanza a livello continentale della Ginori, manifattura attiva dalla prima metà del Settecento, sia perché, sul piano politico, la città fu tra le prime nel paese a essere amministrata dai socialisti, e tale rimase per venticinque anni, fino al fascismo, con un operaio della Ginori come sindaco prima, durante e dopo la Prima Guerra Mondiale.
Il libro è raccontato da un protagonista e, come spiego oltre, la copia che ho deve avere seguito un percorso molto particolare prima di arrivare in mano mia.
Io sono venuto a conoscenza di questo libro il 29 aprile scorso. Il Partito ha tenuto un’iniziativa sulla classe operaia di Sesto Fiorentino dal Settecento ai giorni nostri, all’Unione Operaia di Sesto, luogo secolare della lotta di classe del luogo. Simone Pinelli, operaio d’avanguardia nella lotta a difesa del Cartonificio Fiorentino, azienda essa stessa secolare, prima Torrigiani, poi Arrigoni (quello della marmellata Arrigoni, marito di Teresa Mattei, durante la Resistenza dirigente regionale del Pci, lei e lui agenti nell’operazione che si concluse con l’esecuzione di Giovanni Gentile), mentre dipanavo la storia di Sesto ed ero ai primi decenni del Novecento dalla platea mi ha detto che se voglio conoscere la storia di quei tempi e luoghi bisogna legga I ragazzi della Fila rossa.
La Fila rossa sono le case di una via sopra Sesto, nella zona di Quinto Alto, zona di storia antica, fitta di ville medicee e di tombe etrusche, chiamata “fila rossa” perché su 37 voti che gli abitanti avevano disponibili 33 andarono al Psi, che era allora il partito della classe operaia italiana. Autore del libro è Giulio Cerreti, di cui a seguire do biografia sintetica.
Giulio Cerreti nacque nel 1903 a Sesto Fiorentino (per essere precisi nel Monte Morello, che sta sopra Firenze) da famiglia proletaria attivamente impegnata nel movimento socialista. Il padre, operaio chimico e attivista in fabbrica, si salvò a stento da un attentato fatto passare per rissa. Nel 1917 Cerreti si iscrisse alla Federazione giovanile socialista e a sedici anni era già membro della segreteria provinciale fiorentina della Fiom. Nel 1921 partecipò al Congresso di fondazione del Pcd’I e svolse un’intensa attività sindacale, nonostante le persecuzioni di cui fu fatto oggetto dai fascisti: tra l’altro successe a Spartaco Lavagnini alla segreteria della Fiom, dopo che Lavagnini fu assassinato, nel 1921, dopo la fondazione del Partito. Nel 1927, coinvolto in due processi politici, dovette emigrare in Francia, prima a Lione e Tolone, poi a Parigi ove diresse diverse organizzazioni di immigrati all’interno del Pcf, tra le quali la Main d’oeuvre émigré. Inoltre, svolse un’intensa attività di pubblicista, anche fondando nel 1931 la rivista Fraternité. Fu delegato al IV Congresso del Pci, svoltosi a Colonia e Düsseldorf (1931) ma si impegnò soprattutto per il Pcf, del cui Comitato centrale fu membro dal 1932 al 1945. Nel 1934 fu a capo di una delegazione del Fronte Popolare in visita all’Urss; nel 1936, incaricato dalla III Internazionale, diresse il Comitato internazionale di aiuti alla Spagna repubblicana creando anche la Compagnia France-navigation, che forniva navi da guerra al governo repubblicano. Nel 1939 si trasferì in Belgio e quindi in Danimarca, ove fu arrestato dai nazisti all’atto dell’invasione. Liberato per l’intervento diplomatico sovietico, visse in Urss fino al 1945, a Mosca e Ufa, negli Urali, quale membro del Komintern. Fu durante questo soggiorno sovietico che riprese la sua attività nel Pci, collaborando con Togliatti, facendo parte del Centro ideologico del partito e lavorando quale redattore capo a Radio Milano Libertà. Nel 1945 tornò in Italia ove fu eletto deputato alla Costituente, sottosegretario del III Governo De Gasperi quale Alto commissario per l’alimentazione, quindi deputato fino al 1963 e senatore dal 1963 al 1968. Dal 1947 al 1963 fu presidente della Lega nazionale cooperative e mutue e membro dell’Alleanza cooperativa internazionale; nel 1962 fu eletto membro del Comitato centrale del Pci; morì nel 1985, a Sesto Fiorentino.
Cerreti fu uno di quei quadri del movimento rivoluzionario internazionale “che cambiavano paese più spesso di un paio di scarpe”, come recita Bertolt Brecht in una poesia scritta in loro onore, poche centinaia di uomini e donne, secondo lo storico Eric Hobsbawm, che dice: “il Novecento è un secolo che non si può capire senza considerare la loro presenza. Senza il ‘partito leninista di nuovo tipo’, i cui quadri erano composti dai ‘rivoluzionari di professione’, è inconcepibile che appena trent’anni dopo la Rivoluzione d’Ottobre un terzo dell’umanità si trovasse a vivere sotto regimi comunisti”.[1]
Il libro che ha scritto Cerreti mi fa venire in mente un capolavoro della letteratura cinese, Fuga sulla luna, di Lu Hsun, autore che sta al movimento comunista cinese come Brecht sta al movimento comunista dei paesi imperialisti. Il libro è metà descrizione della vita meschina e gretta della Cina del suo tempo e metà descrizione della vita (e morte) di alcune grandi divinità celesti nella parte del pianeta opposta alla nostra. Il libro di Cerreti è tutto diverso, ma conserva questa combinazione tra le mille minuscole storie (dove i protagonisti sono operai e contadini tutto fuor che gretti, però) e la grande storia del movimento comunista cosciente e organizzato.
Il libro è una descrizione di Sesto all’epoca (i primi tre decenni del Novecento), centro di resistenza al fascismo primo nella provincia e ultimo a cedere, che spicca tra le molte narrazioni simili. Nella parte dove predominano le storie minuscole è scritto quasi in vernacolo. Piccole e grandi vicende sono raccontate senza alcuna retorica, con un senso dell’umorismo che raggiunge vertici da letteratura classica (come nell’episodio dell’operaio Ginori che dopo il lavoro, visto che il dottore lo consigliava come misura per salvare soprattutto i più giovani dalla micidiale febbre spagnola, si affannava a fare clisteri a tutte le molte sorelline della sua fidanzata, una della Fila rossa).
Il modo in cui il libro mi è venuto in mano è normale. L’ho comprato online. Un giorno che lo sto leggendo trovo nelle prime pagine una dedica. Non avevo considerato che si tratta di un libro usato. La dedica, scritta in uno strano inchiostro verde, dice: “All’amico Renato Pollini, compagno e collaboratore sin dai tempi eroici della cooperazione con immutata stima e affetto”. La firma è Giulio Cerreti, la data il 12 gennaio 1979, il luogo Sesto. Cerreti è morto nel 1985, così non ha visto la fine ingloriosa del Partito cui ha dedicato l’esistenza, fine determinata da quel “nuovo corso” instaurato da Togliatti, corso che Cerreti condivise, come scrive in due o tre passi del testo. Nemmeno vide la fine di Pollini che fu tesoriere del Pci dal 1982 al 1986, arrestato nel 1993 per Tangentopoli, quindi scarcerato e poi di nuovo inquisito altre otto volte.
Ringrazio il compagno Pinelli per la sua segnalazione, tanto più perché la lotta che il compagno conduce è slancio verso il futuro di una storia della classe operaia e del movimento comunista in questa terra, lunga ormai un secolo e mezzo. Il libro è prezioso ed è uno strumento utile per conoscere in profondità un centro qual è stato Sesto Fiorentino, città cresciuta attorno alla Richard Ginori, terra che con la sua classe operaia ha dato nascita e alimento a grandi letterati quali Carlo Lorenzini, che tra gli operai di fine Ottocento visse, e operai e comunisti che il fascismo non avrebbe piegato e che oggi vivono e sperimentano la rinascita del movimento comunista, e ne possono essere partecipi.
Paolo Babini
[1] E. Hobsbawm, Il secolo breve, p. 92, Rizzoli, Milano 2010.