Fra i tanti interventi, contributi e saluti al VI Congresso Nazionale, di seguito ne pubblichiamo due che sono molto diversi fra loro: apparentemente non c’entrano proprio niente!
Eppure hanno più di un legame. Non solo li lega il contesto in cui sono stati letti, ma anche il fatto che gli autori sono esattamente speculari: il primo è il saluto, molto breve, di un vecchio compagno indomito; il secondo è l’intervento di una giovane compagna.
Li pubblichiamo perché nella loro diversità rendono bene l’idea che nella lotta che conduciamo non ci sono esuberi, né bamboccioni: non è troppo presto o troppo tardi per organizzarsi, non è mai il momento di “andare in pensione” dalla lotta di classe.
Se volete è un aspetto secondario, certo. Ma è rappresentativo della battaglia di cui c’è bisogno, quella che unisce generazioni diverse su un unico obiettivo, anziché cedere alle contrapposizioni “generazionali” che la classe dominante alimenta in ogni modo.
Saluto di Ezio Gallori – Fondatore del Coordinamento macchinisti Uniti e della rivista In marcia
Cari compagni,
proprio oggi ho preso l’impegno di partecipare in presenza a Bologna a un’assemblea dei macchinisti di Mercitalia che scioperano per l’ottava volta per migliorare le loro condizioni di lavoro.
Il mio cuore di ex macchinista e di combattente mi porta lì dove ritorno giovane, nel ricordo dei miei 181 scioperi che con un po’ di orgoglio mi vanto di aver fatto.
Cari compagni, sono arrivato a 86 anni ma data la situazione ho ancora voglia di lottare… non so ancora per quanto, ma sono certo che anche dopo di me voi continuerete a lottare.
Scusatemi e vi auguro un rosso avvenire.
Intervento di Laura Baiano – Segretaria della Sezione Flegrea Napoli
Nel mio intervento voglio riportare due esperienze che come Federazione Campania abbiamo condotto. Due esempi che confermano le opportunità che questa fase offre a noi comunisti e di come la resistenza spontanea delle masse popolari si manifesta in mille forme diverse.
La prima di queste esperienze è quella condotta con le Brigate di Solidarietà a Quarto (un comune in provincia di Napoli). Un’esperienza promossa e sostenuta dal Partito e che mi ha vista coinvolta in prima persona. Io e altri giovani del territorio abbiamo organizzato la distribuzione popolare di alimenti, fornito servizi sanitari domiciliari e lottato per l’erogazione dei bonus spesa e altri sussidi per fronteggiare l’emergenza. Questa lotta ci ha resi un punto di riferimento per tutta la città, spingendo le autorità borghesi ad attaccare questa esperienza sia con la repressione delle forze dell’ordine sia attraverso manovre subdole della Chiesa in combutta con gli altri poteri locali.
Oltre all’esigenza sociale che riscontravamo nella nostra attività, una delle spinte a portare avanti e sviluppare il nostro lavoro era data dal fatto che migliaia di altri giovani in tutto il paese stava conducendo esperienze simili. L’esperienza delle Brigate, infatti, ha riguardato tutto il paese. Perché durante l’emergenza e la propaganda di guerra della borghesia, che intimava alle persone di rimanere chiuse in casa, una fetta di giovani ha deciso di non rispettare le indicazioni governative. Non perché non avessero a cuore la salute pubblica, come la stessa borghesia ha voluto far credere (cercando di mettere masse contro masse, accusando i giovani di essere gli untori del virus), ma proprio in ragione di questa e dell’attuazione del diritto alla salute come diritto universale si sono attivati contro la gestione scellerata e criminale della pandemia creando una rete sociale ed economica alternativa, autogestita e dal basso che nei fatti ha conteso il potere alle istituzioni borghesi. Un’esperienza che è stata utile per noi comunisti perché ci siamo trovati a dover imparare a leggere le nuove forme con le quali la resistenza si stava manifestando, ci ha insegnato a mettere al centro la legittimità sulla legalità, ci ha mostrato come, al contrario di chi sosteneva che nulla si muoveva e nulla si poteva fare, la potenza delle masse popolari e il protagonismo dei giovani è riuscita a creare una vera e propria istituzione alternativa.
La seconda esperienza è l’intervento nel movimento degli studenti contro il Green Pass. Parliamo del periodo successivo alle restrizioni, il periodo dell’introduzione del Green Pass, quando abbiamo assistito a una delle più grandi prese in giro verso le masse popolari. La borghesia ha fatto passare una misura di controllo sociale (quale il Pass) come una misura sanitaria (pur di non mettere mano al potenziamento della sanità pubblica e ai veri problemi che hanno causato le morti nella pandemia). Ci sono stati studenti, giovani e meno giovani che non hanno rispettato le regole imposte e si sono organizzati contro questa misura. A Napoli gli studenti hanno promosso lezioni universitarie autogestite, campagne pubbliche e di opinione, si sono organizzati a sostegno dei lavoratori sospesi e della classe operaia (in particolare sulla vertenza Whirlpool e Gkn), hanno promosso il coordinamento Uniti Contro Draghi e si sono coordinati con gli altri organismi operai e popolari presenti sul territorio che lottano per una sanità pubblica, universale e di qualità. Insomma un’esperienza di organizzazione e di crescita collettiva che ha portato parte di questi studenti a mantenere il collettivo nonostante il Green Pass sia stato ritirato, uscendo dall’ottica vertenziale e divenendo un organismo popolare che si occupa delle condizioni di vita e di salute degli studenti ma anche del resto delle masse popolari. Un’esperienza che ha portato altri di questi studenti – che sono qui presenti – a decidere di diventare comunisti e arruolarsi nelle file del P.CARC.
L’aspetto che accomuna queste due esperienze sta nel fatto che nonostante fosse negata dalle autorità costituite l’agibilità politica e sociale, la possibilità di prendere parte alla vita e alla socialità, di usufruire dei diritti sanciti dalla Costituzione italiana – nata dalla resistenza antifascista – come il diritto alla salute, il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro – le masse popolari hanno trovato il modo mobilitarsi e di organizzarsi. La lotta di classe non si ferma e anche in questo caso non si è fermata. Non è vero che nulla si muove e che i giovani sono una banda di “pecoroni” alienati e impoveriti mentalmente. Sta a noi comunisti imparare a leggere le mille forme di resistenza, imparare a buttarci senza riserve tra le masse, portando i singoli partecipanti a quella vertenza a capire che al di là della singola battaglia l’aspetto decisivo è imparare a governare i processi e diventare un punto di riferimento per altri, imparare ed agire dunque da nuove autorità.
Chi dice che le masse popolari sono troppo arretrare per lottare, per organizzarsi e per vincere deve invece fare i conti con la realtà. La realtà è che la resistenza esiste al di là delle idee o delle aspirazioni di singoli o organizzazioni. La resistenza delle masse popolari è un fattore oggettivo, è generata dalla crisi del sistema capitalista e chi aspira a dirigere le masse popolari contro gli effetti della crisi e per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, deve darsi l’obiettivo e i mezzi per imparare a leggerla, sostenerla e dirigerla. La resistenza si sviluppa se qualcuno si assume la responsabilità di promuoverla e condurla fino alla vittoria!