Che cosa è diventato il M5s?

Il 5 maggio, durante un’iniziativa della campagna elettorale a Massa, Giuseppe Conte è stato contestato più duramente del solito: Giulio Milani, presidente di Rivoluzione Allegra e candidato con la lista Massa insorge, lo ha affrontato con quello che ha definito “un buffetto pedagogico”. La stampa nazionale ha descritto il fatto come “un’aggressione fisica”.

Il motivo della contestazione è stato spiegato seduta stante dallo stesso Milani (e poi ribadito in una conferenza stampa della lista Massa insorge il giorno successivo): il gesto, tutto politico, ha rappresentato la delusione di un ex elettore e attivista che è stato tradito. Tradito come milioni di altri che avevano dato fiducia al M5s per le promesse di cambiamento, tutte rimangiate fra “accordi con chiunque pur di avere poltrone, sostegno al Governo Draghi, sostegno all’invio di armi all’Ucraina, totale passività rispetto alla cancellazione del RdiC”. L’aggiunta del pieno sostegno del M5s alla gestione criminale della pandemia è costato a Milani la messa all’indice come “No vax impenitente”, che è stata anche la principale accusa che gli è stata rivolta per screditare lui e il suo gesto.

Ecco, partiamo da quel 5 maggio e da quel gesto per allargare il ragionamento sul ruolo del M5s e la sua funzione attuale.

È utile perché fra i moltissimi commenti e le reazioni, fra le condanne del gesto e le manifestazioni di sostegno, è emersa chiaramente la confusione di fondo proprio sul ruolo e sulle responsabilità del M5s di Giuseppe Conte.

Partiamo da una questione: il ruolo di opposizione e di alternativa ai partiti delle Larghe Intese e al loro sistema politico è una questione pratica e concreta. Si valuta sulla base dei fatti, non delle dichiarazioni.

Se partiamo dai fatti emerge chiaramente che il M5s non ha un ruolo di opposizione e di alternativa ai partiti delle Larghe Intese, ma è parte integrante del teatrino della politica.

L’evoluzione è stata abbastanza chiara: dopo il Governo Conte 1, l’abbraccio mortale con il Pd (Governo Conte 2) e la piena collaborazione alla gestione criminale che la classe dominante ha fatto della pandemia hanno aperto la strada a quello che è avvenuto dopo, in particolare al sostegno al Governo Draghi e all’attuazione della sua “agenda”.

Contemporaneamente, il gruppo di testa ha fatto di tutto per accelerare lo smantellamento dei MeetUp, che erano il principale legame fra il M5s e la base di attivisti, di cittadini, di elettori e il principale legame con la miriade di comitati territoriali.

Se il Governo Conte 2 non ha prodotto nulla in termini di sviluppo del programma che il M5s aveva promesso di attuare, il sostegno al Governo Draghi si è tradotto in collaborazione attiva allo smantellamento persino di quel poco di positivo che il Governo Conte 1 aveva prodotto.

Con il Governo Meloni la situazione è persino peggiorata e dal M5s di Conte sono arrivate, per il momento, solo dichiarazioni, parole, impegni, ma senza alcuna valenza pratica.

Aveva promesso mobilitazioni e “barricate” per difendere il RdiC, ma non ha promosso neppure una manifestazione.

Proprio mentre scriviamo questo articolo, Conte ha annunciato una manifestazione per il 17 giugno. È ingenuo pensare che tale proposta non sia legata in qualche modo al buffetto pedagogico che ha guadagnato a Massa e al tracollo elettorale collezionato alle elezioni amministrative in tutta Italia. Dove si è presentato in coalizione con il Pd e anche dove si è presentato in coalizione con Unione Popolare, il M5s è stato bastonato dagli elettori.

Ecco, anche questa “reazione calcolata” (prendo schiaffi veri e figurati, convoco una manifestazione che prometto da un anno) aiuta a comprendere la natura del M5s di Conte.

È un partito della sinistra borghese che cerca di sopravvivere attingendo voti da un bacino che però è sempre più risicato a causa del suo ruolo di stampella del polo Pd delle Larghe Intese. Fa discorsi di buon senso, ma non è conseguente nella pratica. Nella pratica, anzi, fa il contrario di quello che dichiara.

In questo senso, il M5s di Conte è diventato un partito delle Larghe Intese.

Stabilito questo, che è il tratto principale, bisogna considerare anche quello che distingue il M5s da tutti gli altri partiti delle Larghe Intese. Il discorso è articolato, ma si può efficacemente riassumere nei seguenti punti:

– nonostante la progressiva integrazione nel polo Pd delle Larghe Intese, il M5s non gode dei benefici e delle entrature nel sistema politico al pari degli altri partiti. Nomine, accesso ai comitati di affari, spartizioni, clientele sono – per il momento – ambiti che i partiti principali delle Larghe Intese tengono per loro;

– nonostante il gruppo di testa abbia, nel corso degli anni, fatto carte false per eliminare ogni dissidio interno e ogni forma di opposizione, abbia scardinato tutti i sistemi di democrazia partecipata e di relazione con gli attivisti e più in generale le masse popolari, nonostante tutto questo il M5s di Conte non è – non riesce a essere – un partito di cartone come tutti gli altri partiti delle Larghe Intese. Per la sua natura (il modo in cui è nato, il contenuto per cui è nato, la storia, ecc.) è comunque e in ogni caso un partito che in un certo modo deve considerare e tenere conto di quello che si agita nella parte di base che è rimasta. Ne sia dimostrazione la manifestazione del 29 aprile a Roma: un gruppo di attivisti “ribelli” ha chiamato la base a scendere in piazza per la difesa del RdiC, i vertici hanno provato a impedire il piccolo raduno, ma non ci sono riusciti anche per la partecipazione di alcuni esponenti di spicco (fra cui la Raggi e altri eletti alla Camera e al Senato);

– nonostante il processo di integrazione nel polo Pd delle Larghe Intese, il M5s deve, è costretto, a dimostrare una qualche autonomia per non disperdere anche quel poco di consenso che eredita dal passato. È oggi nella situazione che fu del Prc: il Prc non seppe e non volle emanciparsi dal ruolo di stampella e in tempo relativamente breve è stato escluso dal parlamento senza più rientrarvi.

Concludiamo riprendendo da dove abbiamo iniziato.

In tanti ci hanno chiesto: “lo schiaffo a Conte è stato giusto? Perché proprio a lui?”.

Beh, la domanda da porre, in verità, sarebbe “perché solo a lui?”.

Certo, è portatore ed emblema di quel tradimento che brucia a milioni di persone. Ma non è affatto più responsabile del corso delle cose dei vari Schlein, Salvini, Crosetto, Meloni, Santanché… molti di questi hanno fatto la loro passerella in campagna elettorale senza incorrere in alcuna contestazione. E questo ha lasciato intendere che il “problema del paese” siano Conte e il M5s, mentre invece le “lezioni di pedagogia” andrebbero estese senza risparmiare nessuno.

Questo sì che sarebbe educativo, non tanto e non solo per chi riceve la lezione, ma per tutti gli elementi avanzati delle masse popolari: insegna a vedere i nemici, le relazioni fra di loro, la netta linea di separazione fra il campo nemico e il campo delle masse popolari.

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