Con il comunicato del 20 aprile “Una linea di demarcazione netta” la Direzione Nazionale del P.CARC ha indicato al corpo del Partito di escludere il Partito Marxista Leninista Italiano (Pmli) dalle iniziative che stavamo costruendo in occasione della “Settimana Rossa”(dal 25 Aprile al Primo Maggio), sospendendo l’unità d’azione che stavamo sviluppando da più di un anno. Il motivo è la posizione espressa dal Pmli a favore dell’invio di armi al governo Zelensky da parte del governo italiano. Come spieghiamo nel comunicato, è una posizione inconciliabile con gli interessi delle masse popolari e con la lotta che conduciamo contro la partecipazione del nostro paese alla guerra promossa dagli Usa in Ucraina, contro la sottomissione dell’Italia alla Nato e all’Ue, contro l’economia di guerra.
Questo fatto ha prodotto anche tra le nostre file reazioni e sommovimenti che è importante trattare.
La rottura è stata vissuta principalmente in due modi: compagni che si sono sentiti “sollevati”, e anzi pensano che con il Pmli non avremmo dovuto averci proprio a che fare, date le posizioni di sostegno al governo ucraino che porta avanti dall’inizio del conflitto, e compagni che invece l’hanno vissuta come un passo indietro nell’unità d’azione, un gettare al vento il lavoro che svolgiamo da oltre un anno per costruirla.
La realtà è che entrambe le posizioni sono sbagliate perché vedono la questione in maniera unilaterale, mentre la politica da fronte che promuoviamo è un processo che deve necessariamente combinare due aspetti: unità e lotta.
I compagni che si sono sentiti sollevati dalla rottura vedono solo l’aspetto della lotta: la profonda differenza di posizioni tra noi e il Pmli, i limiti e le difficoltà che questo ha comportato nella costruzione dell’unità d’azione. Ma tralasciano gli aspetti positivi del percorso fatto, primo fra tutti il segnale positivo a fronte della frammentazione che regna nel movimento comunista italiano. In definitiva, quindi, non hanno compreso l’importanza di sviluppare pienamente la politica da fronte tra comunisti.
Costruire l’unità è un processo contraddittorio, spesso faticoso, e si fa presto a pensare che sarebbe più facile avanzare da soli, o almeno con chi ha posizioni molto vicine alle nostre. Si fa presto, ma si sbaglia.
A noi non serve fare ciò che è più facile, ma fare quello che è necessario. E promuovere la più ampia unità d’azione possibile è decisivo per la nostra causa. Il movimento comunista nel nostro paese è ancora estremamente debole e frammentato, la potenza del nemico è soverchiante: per avanzare dobbiamo necessariamente puntare a sviluppare l’unità con tutti quelli disponibili a fare anche solo un passo assieme, per quanto il processo sia contraddittorio. L’unica condizione è che, per quanto le posizioni possano essere diverse, non siano però inconciliabili con gli interessi delle masse popolari.
Con il Pmli non “abbiamo rotto” perché è difficile sviluppare l’unità, perché abbiamo posizioni differenti sulla guerra in Ucraina o su altri temi, ma per lo schierarsi di questo partito a favore dell’invio di armi al governo Zelensky. Questa posizione ha rappresentato un salto sostanziale, che ha portato il Pmli dal promuovere una posizione ambigua allo schierarsi di fatto a favore delle misure concrete promosse dal governo a favore dei nemici delle masse popolari, degli imperialisti Usa, Nato, Ue, Larghe Intese. Questo ha comportato la necessità di sospendere un’unità d’azione che non era più utile alla rinascita del movimento comunista italiano e alimentava confusione fra le masse popolari.
I compagni che sono preoccupati o delusi dalla rottura vedono solo l’aspetto dell’unità. Ma l’unità che promuoviamo non può essere fine a se stessa, deve servire alla rinascita del movimento comunista.
Ma questo non è possibile senza sviluppare, accanto all’unità d’azione, il dibattito e la lotta per affermare e attuare una linea giusta. Solo sviluppando il dibattito e la lotta possiamo definire le questioni che ci accomunano e quelle che ci dividono, mettere in luce le diverse linee e concezioni da cui discendono, ricavare dall’esperienza quali siano quelle corrette e quelle errate, trarre insegnamenti per avanzare e mobilitare la parte più avanzata ad attuarli.
Il dibattito non è un parlare per parlare, ma un discutere per avanzare e ha ricadute pratiche che accelerano e rafforzano l’unità d’azione o la rallentano e persino la sospendono, segnando degli apparenti passi indietro.
Ma in prospettiva è proprio questo il processo attraverso cui, tappa dopo tappa, sviluppiamo l’unità su basi ogni volta più avanzate. Avanzare vuole dire, quasi sempre, rompere l’unità che si era creata per ricostruirla su basi nuove e superiori. È un processo politico che dobbiamo imparare a promuovere e a dirigere da comunisti. Non farlo significa mantenere in vita un’unità senza scopo, lasciando campo libero all’opportunismo e al codismo.
In sostanza, questi compagni non vedono quindi che, al pari del percorso fatto assieme, anche la rottura è stata un elemento positivo, perché ha contribuito a definire meglio il perimetro all’interno del quale sviluppare l’unità d’azione, ha prodotto e produrrà sommovimenti e concorrerà a sviluppare le contraddizioni che anche nel Pmli esistono rispetto alla linea sulla guerra in Ucraina e, in definitiva, pone le basi per avanzare nello sviluppo della politica da fronte.
Compagni, bando al codismo e al settarismo! Promuoviamo una politica da fronte fondata su azione comune e dibattito, su unità e lotta! Non è un pezzo in più, un aspetto accessorio della nostra opera: è parte essenziale della linea per costruire la rivoluzione socialista nel nostro paese!