I fondi speculativi, le multinazionali e i grandi capitalisti dettano legge ai governi, ma la loro legge è una sola: aprire nuovi campi per le loro speculazioni e far fruttare i loro capitali a ogni costo, che per i lavoratori significa il progressivo peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
È un dato di fatto quindi che oggi per i lavoratori si pone il problema di difendere il posto di lavoro, di tenere aperte aziende che i capitalisti vogliono chiudere, smembrare, ridimensionare o delocalizzare questo vuol dire farla finita con i contratti pirata e con la giungla degli appalti, eliminare la legge Fornero, reintrodurre invece l’articolo 18 e rilanciare la scuola e la sanità pubblica.
È infatti per difendere e migliorare la loro condizione che i lavoratori oggi sono spinti e raccolgono ogni stimolo a mobilitarsi, come hanno dimostrato le piazze chiamate da Cgil Cils e Uil che hanno raccolto migliaia di lavoratori. Oggi il pezzo in più di cui c’è bisogno è quello di organizzarsi, cioè di costruire in ogni posto di lavoro collettivi di lavoratori che rompano con il meccanismo della delega e diventino lo strumento della loro lotta per ottenere fin da subito migliori condizioni di lavoro.
Le chiamiamo organizzazioni operaie perchè nascono da un aggregato sociale oggettivo, cioè da un gruppo di lavoratori legati stabilmente dal loro ruolo nella produzione, non importa che siano inseriti nello stesso quadro legislativo e contrattuale per quanto riguarda il reddito e le condizioni di lavoro, l’aspetto decisivo è che i loro interessi sono contrapposti a quelli del padrone.
Ogni lavoratore può muovere il primo passo per organizzarsi nel proprio posto di lavoro perchè non importa quanti si è all’inizio in un’azienda e non importa quante sono le aziende in cui si inizia. Altri seguiranno perchè ogni attacco dei padroni ai diritti dei lavoratori dimostrerà che chi ha iniziato ha ragione!
- Trova altri due o tre colleghi decisi a darsi da fare. Usa ogni occasione e non partire dalla tessera sindacale. Spesso infatti i lavoratori sono iscritti a diversi sindacati che agiscono a protezione dei singoli senza prospettare soluzioni collettive. Questo alimenta la guerra tra poveri che le aziende sfruttano per dividere i lavoratori attraverso favoritismi e provvedimenti disciplinari. Puoi superare questi limiti parlando coi tuoi colleghi di quello che crea malcontento, dai problemi concreti che ci sono, per esempio la questione del salario e del carovita per individuare i lavoratori più ostili nei confronti della gestione aziendale e spingerli a formare un gruppo che abbia come obiettivo quello di migliorare le condizioni di lavoro. In un’azienda che ha in appalto i servizi sociali del comune di Bologna un gruppo di cinque lavoratrici si è mobilitato dopo l’imposizione da parte dell’azienda del criterio dell’ordine alfabetico per le ferie estive. Aver organizzato riunioni per indagare sulle posizioni dei sindacati in merito alla decisione del padrone è bastato a fargli fare un passo indietro. Un passo in avanti è stato fatto invece dal gruppo di lavoratrici che ha reso le assemblee pratica ordinaria per discutere dei tanti altri problemi presenti sul posto di lavoro riuscendo a coinvolgere altri lavoratori.
- Almeno all’inizio vedetevi fuori dall’azienda, lontano dagli occhi del padrone. In questo modo eviterete che vi metta subito gli occhi addosso e gli impedirete di mettere in campo qualsiasi iniziativa per isolarvi e scoraggiare altri lavoratori ad organizzarsi.
- Studiate insieme la situazione: lo stato di salute dell’azienda, quale è la sua composizione, se ci sono ditte in appalto e i problemi più pressanti tra i lavoratori. Studiate insieme quali sono i vosti diritti, per esempio potete analizzare alcune parti del contratto di lavoro, oppure potete studiare quali sono i vostri diritti sindacali, per esempio quale è il ruolo della Rsa e della Rsu, quali le funzioni dell’Rls e come si fa ad organizzare uno sciopero.
- Decidete iniziative da prendere, anche piccole, per raccogliere colleghi. Non serve partire da grandi cose. Si può iniziare da cose semplici, come è successo all’ospedale Cardarelli di Napoli dove un lavoratore stufo del disordine ha proposto di mettere a posto un magazzino. Un piccolo passo che però ha portato tanti altri lavoratori a pensare che unendo le forze è possibile migliorare il proprio ambiente di lavoro e che oggi sono disposti ad attivarsi ancora.
- Collegatevi con altri lavoratori, singoli o gruppi e con comitati e movimenti popolari della vostra zona. La lotta per il miglioramento delle vostre condizioni di lavoro, quella contro lo smantellamento e la chiusura delle aziende è un problema collettivo e si rafforzerà tanto più voi sarete capaci di denunciare pubblicamente le manovre del padrone e di promuovere e sviluppare la solidarietà verso chi come voi lotta per difendere il posto di lavoro.
La storia ci insegna che i principali miglioramenti e i diritti in campo economico, politico, sindacale e sociale non sono stati ottenuti attraverso tavoli di trattativa o facendo opposizione, ma sono stati conquistati dai lavoratori organizzati nelle cellule di fabbrica del Partito comunista italiano, nei Comitati di liberazione nazionale e dei Consigli di fabbrica che hanno lottato per fare dell’Italia un paese in cui la sovranità appartenesse al popolo, in cui ogni persona svolgesse, secondo le sue possibilità e le sue scelte, un’attività utile al progresso della società e in cui tutti i lavoratori partecipassero effettivamente all’organizzazione politica, economica e sociale del paese.