Obblighi di firma, intimidazioni, licenziamenti politici non fermano la lotta
Lo scorso 16 Maggio la Questura di Torino ha notificato 8 misure cautelari con obbligo di presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria ad altrettanti militanti del movimento NO TAV, tra cui il nostro compagno Alessandro Della Malva. L’accusa contro Alessandro e gli altri è di aver temporaneamente bloccato, nel mese di ottobre 2022, delle attività di trivellazione geognostica in frazione San Giacomo di Susa e, in un altra occasione, il transito dei camion trasportanti materiale di risulta dei lavori connessi alla Torino-Lione.
A completare il quadro di quest’ultimo attacco repressivo si aggiungono le pressioni della Questura ai danni del nostro compagno Alessandro nel suo posto di lavoro alla Azimut di Avigliana (TO). E’ così che la direzione aziendale e i capi Azimut (precedentemente premurosi di accaparrarsi le sue capacità professionali), a distanza di pochi giorni dalla notifica delle misure cautelari, hanno “improvvisamente” comunicato ad Alessandro di aver cambiato idea sul suo conto e il rinnovo del suo contratto di lavoro.
Questi ultimi sono solo i più recenti di una lunga scia di attacchi repressivi che nel corso dei decenni sono stati sferrati ai danni degli oppositori del TAV. Gli obblighi di firma per le iniziative di lotta dell’autunno ’22 e il licenziamento politico di Alessandro (mascherato come banale non rinnovo contrattuale) sono il preludio a manovre di allargamento dei cantieri TAV in Val Susa e nello specifico nell’area della bassa valle. Questurini e magistrati asserviti alla “mafia del TAV” provano a bonificare il campo dagli oppositori prima di passare all’azione. Anche questa manovra è destinata a fare la fine di altri attacchi repressivi e il movimento NO TAV sarà capace di rispondere anche a questi attacchi proseguendo la sua lotta.
Il TAV Torino-Lione è una costosa, inutile e dannosa opera che le autorità italiane perseverano nel voler costruire per il solo compiacimento degli interessi dei grandi costruttori, dei grandi industriali e dei grandi speculatori che traggono profitti dalle devastazioni dell’ambiente necessarie per costruire quest’opera. Sono questi gli insaziabili appetiti a causa dei quali nel nostro paese vengono stanziate risorse economiche per opere inutili alla collettività ma redditizie per la speculazione. Risorse economiche che di regola non vengono stanziate per opere utili alla collettività ma poco redditizie a fini speculativi e che anche quando vengono stanziate vengono ben presto razziate della politica borghese e dalle sue clientele. Ne consegue la rovina delle condizioni ambientali, come dimostra la recente alluvione in Romagna, ulteriormente peggiorate dalla crisi climatica e più in generale dall’insostenibilità ambientale del sistema produttivo capitalista nello stadio acuto e terminale della sua crisi generale.
La repressione contro il movimento NO TAV “grida vendetta” a fronte delle conseguenze della rovina ambientale cui si aggiungono anche le conseguenze del coinvolgimento del paese nella guerra per procura di NATO e UE contro la Federazione Russa, dello spolpamento dell’apparato produttivo ad opera delle multinazionali, della privatizzazione dei servizi pubblici, dell’immiserimento generalizzato delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari.
Ritorciamo questi obblighi di firma (con licenziamenti politici a corredo) contro i loro promotori. Se gli scagnozzi della mafia del TAV si permettono di entrare nei posti di lavoro per comandare licenziamenti politici allora urge andare dagli operai della Azimut e denunciare l’accaduto. Se gli stessi si permettono di distribuire obblighi di firma a pioggia per chi ha partecipato a delle manifestazioni NO TAV allora urge mettere in allerta il territorio contro le manovre di allargamento dei cantieri in preparazione.
E’ con questi obiettivi che nei prossimi giorni comunicheremo iniziative di lotta e informazione che intendiamo intraprendere in solidarietà con il nostro compagno Alessandro e con tutti gli altri compagni colpiti dagli obblighi di firma.
Non un passo indietro!
Più forte è la repressione, più forte si sviluppa la resistenza!
La solidarietà è un’arma, usiamola!