I responsabili del disastro sono Bonaccini, la Schlein, il PD, il Governo Meloni e quelli che lo hanno preceduto!
La soluzione sono i comitati, i collettivi di lavoratori e di studenti, le associazioni… sono la soluzione se impongono un loro governo del territorio e del paese!
In questi giorni drammatici per l’Emilia Romagna è utile, necessario e doveroso farsi un’idea delle responsabilità che stanno dietro a un bilancio di decine di morti e decine di migliaia di sfollati. Non occorre aggiungere nulla ai vari contributi di associazioni, collettivi, comitati composti da compagne e compagni e ad articoli apparsi sulla stampa che, in questi giorni, hanno evidenziato la presenza di fondi stanziati a livello nazionale e mai utilizzati (o fatti sparire) per i progetti sulla prevenzione del rischio alluvionale, i piani del capitano Bonaccini sul “consumo di suolo a saldo zero” in Emilia Romagna (si scrive così ma si legge “love story tra il PD e le lobby del cemento”), la mancata costruzione delle casse di espansione per mettere in sicurezza i fiumi (progetti incompiuti dove sono, invece, “refluiti” centinaia di milioni di euro), il legame tra l’inquinamento atmosferico e l’alternarsi di siccità e piogge intense, tagli ed esternalizzazioni ai servizi di manutenzione dl territorio, in particolare degli argini e dei canali di scolo esistenti, gli effetti del disboscamento, e altro vedremo e altro sapremo. Si tratta nel complesso, a livello locale, di quel grande “Patto per (lo sfruttamento de) il lavoro e per (la devastazione de) l’ambiente” di cui Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico ed ex vice presidente della Regione Emilia Romagna, è ed è stata volto di punta.
A fronte di questo quadro il sindaco PD di Massa Lombarda Daniele Bassi, dice che “gli istrici hanno indebolito gli argini dei fiumi” mentre Lepore, lo sceriffo di Bologna, invece di sostenere i commerciati in ginocchio, emana severe ordinanze stile “tolleranza zero” contro un negoziante di Via Saffi perché non ha ben saldato, a spese proprie, il solaio del suo negozio divelto dalla forza dell’acqua che esondava dal di sotto (salvo poi, qualche giorno dopo, annunciare che chiuderanno tutta la via per mesi).
C’è una logica che tiene insieme tutta questa follia. Viviamo in un’epoca in cui domina il capitale finanziario e speculativo e questo significa che quello che si fa o non si fa, quanto alla produzione di beni e servizi, viene deciso in base alla possibilità che esso possa, in ultima analisi, essere valorizzato principalmente in ambito finanziario e speculativo. Così, ad esempio, il lavoro per i servizi necessari alla popolazione viene esternalizzato, tramutato in società per azioni, cosa che genera maggiore sfruttamento per i lavoratori e un clima di parassitismo in cui magari stanziamenti statali (erogati a prestito) si trasformano in consulenze che vanno nelle tasche, attraverso un sistema di scatole cinesi, di chi quei soldi ha deciso di stanziare. Oppure si fanno grandi opere, come il Passante di Mezzo a Bologna, con l’unico scopo, come per il TAV Torino-Lione, di farne una mangiatoia a tempo indeterminato. Il PNRR è la dimostrazione in grande scala di questa logica. Il tutto avviene in una guerra per bande, bande che si combinano e lottano per spartirsi la torta, quali, sul nostro territorio, il Vaticano, il carrozzone del PD con le sue “fondazioni”, la Ndrangheta, i tentacoli sionisti e il tallone dei gruppi imperialisti USA. A questi ultimi il governo Meloni, sottomette il paese, trascinandoci in una guerra contro la Federazione Russa, che per il nostro paese significa, intanto, nostro denaro sperperato per alimentare l’ennesimo macello neocoloniale, carovita, rigassificatori e ulteriori crisi aziendali. Che cosa sarebbe successo a Ravenna all’impianto che dovrebbe portare il gas dalla nave alla terraferma durante le mareggiate e le alluvioni di questi giorni? Chi vuole costruire quell’impianto questa risposta non ce la darà mai, nemmeno il giorno che verremo atterriti dall’ennesima catastrofe.
Questa logica è predatoria, parassitaria e, soprattutto, fa morti. I nostri morti, cioè muore chi la mattina si alza per andare a lavorare: muore sul lavoro, muore perché non c’è più un ospedale, muore sott’acqua. C’è un sostantivo che bisogna usare quando qualcuno genera molti morti per volontà e quel sostantivo è “strage”. I singoli attuatori sono stragisti o assassini. Se poi le stragi sono sistema nazionale e persino globale – e lo sono – allora siamo di fronte a una guerra di sterminio non dichiarata.
La grande miriade di piccole opere che servono al territorio è sotto gli occhi di tutti. Ci sono i soldi per farle e ciò sarebbe anche e soprattutto un modo di dare a tutta la popolazione un lavoro utile e dignitoso. La ragione per cui, quindi, siamo in una situazione che passa di catastrofe in catastrofe sempre più grave è tutta politica, cioè dipende dalla volontà di chi governa. Tutto questo implica, per chi già oggi si mobilita per cercare di invertire il corso disastroso delle cose, o per chi ha la volontà e la capacità di farlo, una prima fondamentale presa di coscienza: nessuna istituzione o Autorità che è espressione del sistema politico delle Larghe intese che da quarant’anni governa questo paese, farà mai nulla che è contrario agli interessi dei “signori della guerra e del cemento” per conto dei quali firmano le carte, se non obbligate dalla mobilitazione popolare. Un governo alternativo del territorio e del paese, in definitiva, dobbiamo costruirlo noi. Che cosa significa questo?
Significa innanzitutto organizzarsi, quartiere per quartiere, azienda per azienda, scuola per scuola, università per università. In questi giorni PLAT – Piattaforma di intervento sociale (qui il link al canale Telegram) sta organizzando carovane e raccolte solidali a cadenza giornaliera. Iniziative simili sono prese anche dai compagni di Potere al Popolo e altre realtà organizzate come l’Associazione Jenner o la Colonna solidale autogestita. A Ravenna, sono già attive le Brigate di Solidarietà Attiva (ci si può candidare a volontario tramite questo modulo). Lavoriamo perché l’imponente ondata di solidarietà popolare di questi giorni, che dimostra quale energia possano sprigionare le masse se messe in condizioni di contribuire al benessere collettivo, si trasformi in organizzazione permanente, perché porti i residenti dei territori colpiti a formare a loro volta comitati per difendere i propri interessi quando arriveranno gli sciacalli a dir loro che non potranno essere risarciti.
Che in ogni azienda i lavoratori si organizzino in squadre e prendano esempio dal collettivo di fabbrica della GKN che già nei prossimi giorni invierà una sua delegazione sui luoghi colpiti. La mobilitazione dei lavoratori e, in special modo dei lavoratori delle aziende capitaliste, è la spina dorsale della mobilitazione delle masse contro questo sistema.
Costruire un governo alternativo del territorio significa fare di ogni lotta una questione di ordine pubblico, come fecero i cittadini di Carrara che, in occasione dell’alluvione del 2014, occuparono la sala di rappresentanza del Municipio nel palazzo del Comune, si costituirono in Assemblea Permanente e da lì coordinarono per mesi le brigate di solidarietà e la lotta per le dimissioni della giunta. Significa assediare i cantieri del Passante, significa concepire ogni singola lotta come un nodo di una lotta complessiva che riguarda tutte le masse popolari. Mobilitazioni in risposta alle alluvioni sono state già indette nelle settimane a venire. Le organizzazioni politiche e sindacali devono mettere le proprie strutture al servizio della mobilitazione popolare e questo, nelle prossime settimane, si misurerà dalla capacità delle singole forze di far convergere il movimento su iniziative unitarie, nella capacità di costruire un unico fronte di lotta. La divisione nel nostro campo è di fatto, prima ancora degli eserciti, l’arma principale nelle mani del nemico. La competizione tra gruppi è lo specchio dell’egemonia del nemico nel nostro campo.
Costruire un governo alternativo significa costruire dal basso un progetto di gestione alternativo dei territori che sappia mettere al servizio anche tecnici e intellettuali, o chiunque voglia e possa dare un contributo, come ha fatto la GKN per l’elaborazione del piano di riconversione della fabbrica. In GKN l’anno chiamata “urgenza di farsi classe dirigente”.
Infine, il variegato movimento delle masse popolari organizzate ha già nel suo seno gli amministratori locali e nazionali che servono al paese. Ogni rivendicazione, anche parziale, non ha altra via per imporsi definitivamente che una lotta generale perché esponenti dell’organizzazione popolare diventino membri di governi di emergenza locali e nazionali. Esempi di processi simili ce li consegna la storia passata, come i governi di fronte popolare in Spagna e Francia del 1936 o il governo Parri come sbocco della Resistenza antifascista del 1945, e recente, come le amministrazioni locali NO TAV. Sono tutte esperienze ricche di insegnamenti, che hanno incontrato delle contraddizioni e fatto emergere dei limiti nell’affrontarle. Superare questi limiti e battere quella via fino alle estreme conseguenze è il compito dell’oggi. Significa scrivere la storia. Perché la catastrofe è già qui, indietro non si torna e non abbiamo alternative.
Solidarietà alle popolazioni colpite dall’alluvione! Organizzarsi e coordinarsi per far fronte alla catastrofe! Costruire un grande fronte unitario per una nuova liberazione nazionale dal partito unico della guerra e del cemento! Costruiamo oggi il Governo di Blocco Popolare verso il socialismo. Solo il socialismo in definitiva potrà risolvere la contraddizione della sostenibilità ambientale della specie umana! L’umanità ha già tutti i mezzi necessari! Unisciti al Partito dei CARC e alla Carovana del (nuovo) Partito Comunista Italiano!