Il PNRR, lo scorso anno accolto come manna dal cielo dopo la crisi pandemica, (a ben vedere, la crisi di un sistema che fa acqua da tutte le parti, causata da una gestione criminale della pandemia), verrà in parte investito nella produzione delle armi. Ce lo ha chiesto l’UE, nelle veci del Commissario Europeo per l’industria Thierry Breton, che ha presentato il 9 maggio al Parlamento Europeo il piano Asap (Act to support Ammunition Production). Un piano europeo per la produzione di munizioni e il riarmo dell’Europa con la possibilità di utilizzare i fondi europei erogati ai paesi membri durante il periodo covid, nel caso italiano i fondi del PNRR, di cui 191,5 miliardi di risorse europee prese a debito.
Nella narrazione della classe dominante, questi fondi sarebbero dovuti servire per una “transizione ecologica”, digitalizzazione, mobilità sostenibile, inclusione sociale, istruzione e sanità, ebbene, se alla miniplenaria dell’Europarlamento a Bruxelles di fine maggio il nuovo piano verrà approvato, una quota importante del PNRR sarà destinata all’industria bellica.
Ci era sfuggito il fatto che l’escalation militare europea nell’aggressione e guerra di procura alla Federazione Russa rientrasse nel ventaglio delle leve di crescita e benessere per le masse popolari europee!
Non avevamo capito che la lotta alle disuguaglianze sociali, la tutela dell’ambiente, migliori condizioni economiche per le masse popolari potessero realizzarsi con l’invio di armi in Ucraina per una guerra voluta dalla NATO.
Inoltre, volevamo soldi per sanità e scuola? Il ministro Fitto (Ministro per il PNRR) ha candidamente dichiarato che non si riuscirà ad utilizzare fondi del PNRR per gli asili (però dovremmo fare più figli…). Tutte le Larghe Intese, dal centro destra al centro sinistra, si sono trovate d’accordo sul dirottamento dei fondi verso il mercato delle armi: il PD si è detto contrario non all’invio di armi ma all’uso del PNRR per tale scopo (e da dove si dovrebbero prendere i soldi? Forse da quelli destinati a scuola e sanità, come già fanno da più di un anno a questa parte?).
È bene anche ricordare che la NATO ha espressamente chiesto che si arrivi al 2% del PIL per le armi e che l’oggi ministro della Difesa Guido Crosetto (ieri presidente della Confindustria del settore della Difesa) ha detto che bisogna ripristinare le nostre scorte di armi, ennesima riprova della sottomissione del nostro paese agli imperialisti europei, americani e sionisti. D’altronde, rispetto al ruolo dell’Unione Europea, già Lenin scriveva che uno stato federale europeo in un sistema capitalista sarebbe stato impossibile o reazionario. Impossibile, oggi, avere dubbi a riguardo.
Di fronte a questo marasma le masse popolari si distaccano sempre più dal teatrino della politica borghese (ne sono manifestazioni l’astensionismo alle ultime elezioni, la perdita di voti verso PD, Lega e M5S e in quest’ottica vanno letti anche i voti a Fratelli d’Italia, l’unico partito che ha fatto una -fintissima- opposizione al Governo Draghi).
Ma astenersi non basta, è necessario organizzarsi. Esempi virtuosi di come si contrasta la guerra sono i portuali di Genova e di Trieste, che hanno bloccato l’invio di armi, sono le associazioni che raccolgono firme per il referendum promosso da Ugo Mattei contro le armi, le associazioni ambientali che hanno esposto espresso una ferma contrarietà all’invio di armi all’Ucraina, la solidarietà che viene dai collettivi di fabbrica come quello di GKN, che nella sua lotta per un rilancio dal basso della fabbrica, non ha fatto mancare il suo sostegno alle manifestazioni per la pace promosse dal collettivo dei portuali (CALP) di Genova.
Come P.CARC, come comunisti, denunciamo l’aggressione USA-NATO-UE alla Russia, diciamo che serve la chiusura delle basi militari NATO e USA sul suolo italiano, il blocco dell’invio di armi al governo ucraino.
I collettivi operai e studenteschi possono, devono elevarsi a classe dirigente nel ed imporre un Governo di Blocco Popolare che noi immaginiamo come passaggio per, prima tappa verso l’instaurazione del socialismo.
Le masse popolari organizzate possono e hanno le capacità per imporre le misure che servono per la tutela dell’ambiente. per l’inclusione sociale, di per lo sviluppo e accessibilità dell’istruzione e della sanità, in una visione economica legata ai bisogni e allo sviluppo umano e sociale dell’intera collettività.
Il PNRR, lasciato in mano al governo delle Larghe Intese porterà a soddisfare interessi di parte e la mangiatoia di pochi affaristi, politicanti di basso rango e capitalisti.
Le masse popolari organizzate, invece, devono imporre di usare i soldi del PNRR per la rimessa in sesto delle scuole, per riaprire gli ospedali dismessi, per tutte le piccole opere necessarie per rimettere in sesto il paese.
Sezione Siena – Val d’Elsa del P.CARC