Una prima vittoria della lotta di Alfredo Cospito

Dopo 180 giorni di sciopero della fame, la battaglia di Alfredo Cospito contro l’ergastolo ostativo e il 41 bis consegue una prima importante vittoria. La Corte costituzionale, con sentenza emessa il 18 aprile, ha infatti riconosciuto l’illegittimità della “pena fissa” e la necessità di bilanciare attenuanti e aggravanti nel procedimento relativo all’attentato con i pacchi bomba alla scuola dei Carabinieri di Fossano. Decisione che apre al riconoscimento della lieve entità dei fatti che vengono contestati a Cospito e a una rideterminazione della pena in termini differenti dall’ergastolo richiesto dall’accusa.

“Apprendiamo finalmente – è il commento del legale Flavio Rossi Albertini – una notizia incoraggiante per tutti e tutte coloro che quotidianamente sono chiamati ad applicare il diritto o a subirne l’applicazione. La decisione di quest’oggi della Corte costituzionale restituisce finalmente dignità alle questioni giuridiche sottese alle vicende umane, non ultima quella di Alfredo Cospito. Rifuggendo dai tentativi di politicizzare le singole vicende giudiziarie il Giudice delle leggi ha riconosciuto l’incostituzionalità dell’art. 69 comma IV nella parte in cui non prevede la possibilità della prevalenza delle attenuanti sulla recidiva reiterata per i reati per i quali è prevista la pena fissa dell’ergastolo. Come avevamo sempre affermato fin dall’udienza del 5 dicembre scorso e ribadito quest’oggi la pena fissa dell’ergastolo è ex se indiziata di incostituzionalità e il divieto di bilanciamento acuisce questo giudizio, impedendo al Giudice della cognizione di individualizzare la pena per il fatto commesso dall’imputato. La Corte ha condiviso il ragionamento della difesa. Un grande successo per il diritto e per la vicenda giudiziaria di Alfredo Cospito”.

La lotta di Cospito, accompagnata negli scorsi mesi da una vasta mobilitazione non solo militante che ha aperto contraddizioni e crepe anche all’interno del sistema delle Larghe Intese e dello stesso sistema giudiziario, non è stata priva di conseguenze: Alfredo ha perso 50 kg di peso, i danni neurologici forse permanenti che ha subito lo hanno costretto sulla sedia a rotelle e spesso a chi aveva a cuore la sua vita e la sua lotta è capitato temere il peggio.

La sua resistenza ha però ottenuto un primo importante risultato, costringendo la Corte a emettere una sentenza che, pur non riguardando il tema del 41 bis, dimostra il ruolo determinante che possono assumere i rivoluzionari prigionieri nel promuovere la mobilitazione e la solidarietà anche quando detenuti in condizioni di massimo isolamento.

La lotta di Alfredo può aprire la strada a una revisione complessiva del regime carcerario speciale, al quale oltre a lui sono sottoposti anche altri rivoluzionari prigionieri come Nadia Lioce, Marco Mezzasalma e Roberto Morandi, a patto che dentro e fuori le carceri ci sia chi si mette alla testa della mobilitazione e la promuove.

Salutiamo questo primo e importante risultato, considerandolo come l’inizio di una nuova fase della battaglia per arrivare all’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo.

Il 41 bis deve essere abolito per tutti. A chi lo invoca per difendere la società dalla Mafia diciamo che l’unica vera misura per debellare le organizzazioni criminali è rovesciare il sistema politico di cui esse sono parte integrante, rovesciare il sistema politico della Repubblica Pontifica italiana.

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