Il paese sprofonda. Solo le masse popolari organizzate possono salvarlo

Il nostro paese sta sprofondando. Tutti lo sanno, ma nella classe dirigente nessuno fa niente per evitarlo. L’attuale classe dirigente non può (le cause del disastro stanno nel modo di produzione capitalista) e non vuole fare niente, è parte del problema. I partiti delle Larghe Intese mettono in scena il nauseabondo teatrino in cui ognuno veste a turno i panni dell’altro, alternandosi fra governo e opposizione, ma attuano lo stesso programma, la cosiddetta agenda Draghi. Oggi, Fratelli d’Italia recita la parte dei nostalgici del ventennio mentre il Pd quella di “baluardo dei valori della Resistenza”, ma è solamente fumo negli occhi. Sotto banco, dietro le quinte, sono tutti d’accordo sull’essenziale: lasciare mano libera ai padroni, precarizzare quanto più possibile il lavoro, smantellare l’apparato produttivo a beneficio dei fondi di investimento e delle multinazionali straniere, privatizzazioni, speculazioni, trasformazione in merce di ogni servizio e di ogni bene comune. E, soprattutto, sono d’accordo nell’aggravare la sottomissione del nostro paese agli Usa e alla Nato. L’Italia è un protettorato degli Usa. Gode di una certa, limitata, autonomia su questioni secondarie, ma sulle questioni principali – quelle che riguardano direttamente gli interessi degli imperialisti a stelle e strisce – non ha alcuna libertà di manovra. Da qui la cieca obbedienza dei governi italiani e dei partiti delle Larghe Intese alle pretese degli Usa: invio di armi in Ucraina e utilizzo del nostro territorio per le operazioni militari. Al carro degli Usa, le Larghe Intese hanno portato il paese in guerra. Il nostro paese, senza alcuna vera sovranità, sta sprofondando. Lo sanno tutti e ne parlano anche gli organi della propaganda di regime, seppure cerchino sempre il modo per deviare l’attenzione dai veri problemi: “l’orso assassino” che aggredisce gli escursionisti in Trentino, l’invasione di immigrati o qualche “buona novella” che alimenta false speranze. La verità è che anche gli organi della propaganda di regime non riescono a nascondere il progressivo declino del paese e la catastrofe che incombe. Certo, dove possono – e dove riescono – alimentano confusione, omettono notizie importanti e ne gonfiano altre a seconda del tornaconto dell’editore (cioè della fazione della classe dominante a cui risponde), tuttavia non riescono a nascondere completamente la realtà, perché più dell’informazione manipolata è l’esperienza concreta che forma la coscienza delle masse popolari. Nello scontro fra mondo virtuale e informazione manipolata contro mondo reale e condizioni concrete, vincono sempre il mondo reale e le condizioni concrete (i fatti hanno la testa dura), nonostante gli sforzi e le ingenti risorse che la classe dominante investe per confondere la realtà e intossicare le coscienze. “Tanti parlano dell’emergenza immigrati”, ma tutti sanno che il problema vero è che sempre più famiglie delle masse popolari non arrivano alla fine del mese. “Tanti parlano del campionato di calcio”, ma tutti sanno che il problema vero non è la partita truccata, è non avere accesso alle cure per via di un Sistema Sanitario Nazionale che è stato spolpato fino all’osso dalle speculazioni a favore della sanità privata. L’elenco è lungo. In molti parlano di cose poco o per nulla importanti, ma tutti sanno che il problema è un altro. Tutti sanno che il paese sta sprofondando. La sinistra borghese è in piena crisi di inadeguatezza. Moltiplica la denuncia del cattivo presente e del “nero futuro”, ma non dà soluzioni, non indica passi concreti da fare e finisce per alimentare disfattismo, rassegnazione e sfiducia fra le larghe masse. Ma del resto non può fare altro: non concepisce che la fine del mondo dei padroni coincide con l’inizio del mondo delle masse popolari organizzate, che la fine del capitalismo è l’inizio del socialismo, non concepisce che quanto prima la rivoluzione socialista avvierà la fase socialista tanto prima avranno fine gli spasmi, le contrazioni e i dolori che la morte del capitalismo sta imponendo alla società intera.

Il nostro paese sta sprofondando e le uniche a reagire veramente sono le masse popolari. Anche se spesso la loro reazione è scomposta e contraddittoria, è quanto di più efficace esista oggi. Sono gli operai che si organizzano per difendere i posti di lavoro, sono i portuali che si mobilitano contro il traffico di armi, sono i giovani dei movimenti contro la crisi climatica, sono i comitati di disoccupati e quelli per la difesa del Reddito di Cittadinanza, sono le reti contro il carovita. Questa reazione è sufficiente? È adeguata? Se la confrontiamo con la velocità con la quale il paese sta sprofondando, se la paragoniamo alla portata della catastrofe che incombe, la risposta è NO. Tuttavia, la responsabilità e il compito di renderla adeguata allo scontro in corso non è degli organismi operai e popolari, ma dei comunisti. Un collettivo di lavoratori portuali come il Calp di Genova, per quanto deciso e combattivo, da solo non può fermare il traffico di armi. Che quel collettivo di portuali faccia il percorso necessario per prendere la testa della mobilitazione popolare contro il traffico di armi, che si colleghi con le reti antimilitariste e pacifiste, che si coordini con gli organismi operai e popolari, che diventi un centro autorevole della mobilitazione delle larghe masse, tutto questo è compito e responsabilità dei comunisti. Un collettivo di operai come quello della Gkn, per quanto intraprendente, da solo può – a certe condizioni – impedire la chiusura della propria fabbrica, ma non può impedire la distruzione dell’apparato produttivo, difendere tutti i posti di lavoro e dirigere la riconversione industriale in tutte le aziende che i padroni vogliono chiudere. Che quel collettivo di operai conduca vittoriosamente la lotta per difendere i posti di lavoro e diventi il centro autorevole della mobilitazione dei lavoratori di tutto il paese è compito e responsabilità dei comunisti. È compito e responsabilità dei comunisti valorizzare la mobilitazione spontanea dei lavoratori e delle masse popolari fino a farla diventare la forza che cambia il corso delle cose. È compito e responsabilità dei comunisti far diventare nuove autorità pubbliche, capaci di contendere alla classe dominante il governo dei territori e del paese, quegli stessi organismi operai e popolari che oggi promuovono la resistenza. Il paese sta sprofondando e lo sappiamo tutti. Per cambiare il corso delle cose bisogna che le decisioni del comitato di lavoratori portuali, quelle del collettivo di fabbrica, dei comitati di lotta, dei movimenti e delle reti sociali assumano forza di legge. Serve un governo di emergenza che metta a loro disposizione tutta la struttura statale e che faccia piazza pulita dei funzionari che li boicottano. Serve un governo di emergenza che metta a loro disposizione il meglio di quanto già esiste – nonostante il paese stia sprofondando c’è ancora tanto da valorizzare – per portarli a fare in grande, su ampia scala e sistematicamente quello che hanno elaborato, ma che senza il sostegno del governo possono realizzare solo in piccolo, solo in parte e fino a un certo punto. Questa è l’essenza del governo di emergenza popolare che serve. I comunisti hanno il compito di creare le condizioni affinché gli organismi operai e popolari lo impongano alla classe dominante.

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