Circa un paio di settimane fa, il fascistello che da mesi imbrattava indisturbato la nostra città è stato “colto in flagranza di reato”. Nessuna sorpresa se anche questa volta a dover fare i conti con i fascisti di turno sono stati i compagni: capiamoci, non ci aspettiamo nulla di diverso ma, al di là del fatto in sé, ciò rappresenta una chiara chiave di lettura per comprendere la politica cittadina. Infatti, se un fascistello è libero di imbrattare la città per mesi e per di più è libero di farlo girando armato di pistola, la prima responsabilità è di chi governa la città: l’Amministrazione Comunale a guida Partito Democratico (PD).
Un’Amministrazione che si distingue per la solerzia con la quale limita l’agibilità politica sul territorio di chi non è allineato (basti ricordare quanto accaduto dopo il Primo Maggio all’ARCI Tunnel lo scorso anno) e si prodiga nel cancellare le scritte comuniste e antifasciste che appaiono nei nostri quartieri, senza muovere un dito per quelle fasciste. È evidente che si tratta di una questione politica: se l’unico interesse di chi governa è quello di far girare l’economia della speculazione, è chiaro che non ha tempo di e interesse a occuparsi di altro.
Se quando poi, i compagni e i comunisti prendono le misure legittime e necessarie, come in questo caso, allora parte la repressione. Infatti, non dimentichiamoci che non è la prima volta che in casi del genere salta fuori un’arma: per una scritta antifascista, nel 2009, contro tre compagni (tra cui il nostro militante Mattia Cavatorti) furono esplosi colpi di pistola da parte della DIGOS. Oggi invece, la Procura apre un fascicolo per rapina aggravata perché i compagni coinvolti, per questioni di sicurezza, sono riusciti a disarmare il fascistello dell’arma caduta. A questi compagni va tutta la nostra solidarietà e saremo al loro fianco lungo tutta la vicenda.
Con il governo Meloni e le recenti prese di posizione pubbliche degli scimmiottatori del Ventennio (basti pensare quelle sulle Fosse Ardeatine o su Via Rasella), il PD e i suoi cespugli si aggrappano alla retorica della Resistenza antifascista per rilanciare l’antifascismo padronale allo scopo strumentale di accreditarsi quali “oppositori” della destra e di riconquistare qualche iscritto e voto. Ma è pura intossicazione. Dietro a questa coltre di propaganda “democratica e progressista” cercano di nascondere il programma comune della classe dominante, fatto di guerra, miseria, devastazione ambientale e carovita. Parlano di pace, di Liberazione e di Resistenza, di diritto al lavoro e di diritti dei lavoratori, ma intendono NATO, guerra e corsa agli armamenti, sfruttamento, precarietà e mano libera ai padroni. D’altronde, sono gli stessi che paragonano la Resistenza antifascista a quanto sta avvenendo in Ucraina per giustificare l’invio di armi al governo nazista di Kiev, nella sporca guerra al carro della NATO contro la Federazione Russa.
È in questo contesto che dobbiamo analizzare quanto accaduto negli ultimi mesi in città, approfittandone per entrare più nel merito del senso e del contenuto dell’antifascismo (e dei suoi anticorpi). A Reggio Emilia e nel resto del paese, serve promuovere l’antifascismo popolare: non esiste un antifascismo che sia staccato dalla lotta di classe. L’unico antifascismo efficace è la promozione della mobilitazione, dell’organizzazione e del coordinamento della classe operaia e del resto delle masse popolari nel far valere e imporre i propri interessi.
Ogni volta che un topo fascista mette il muso fuori dalla fogna che lo genera, nutre e protegge – il capitalismo – sa qual è e deve sapere quale sarà la fine che l’aspetta (tornare nelle fogne), almeno fino a quando non la faremo finita con il sistema attuale. In quest’ottica, ben vengano le azioni militanti ma l’obiettivo principale deve sempre essere quello di chiudere la fogna, non solo ricacciarne i topi. Altrimenti, la trappola è quella di finire nella lotta tra bande: per chiudere la fogna non sono sufficienti di per sé le azioni militanti, una tantum e/o isolate sull’onda dell’emergenza. Quello che serve è rendere sempre di più, quale essa sia, l’azione militante espressione di un movimento popolare che lo rafforza. In questo, l’esempio più luminoso a cui ispirarsi è quello della decennale lotta del Movimento NO TAV. Nessuna agibilità politica può essere tollerata a fascisti di ogni ordine e grado e in questo senso ogni misura è legittima ma la questione di fondo è e rimane la lotta di classe, non la lotta per bande!
Un esempio? Quando in un quartiere spuntano svastiche, celtiche e spazzatura simile la prima cosa da fare è intervenire sulla zona con volantinaggi e cassettaggi, coinvolgendo chi ci abita nella pulizia con vere e proprie iniziative pubbliche e popolari. Questo consente di tessere organizzazione e protagonismo dal basso e di sviluppare una vigilanza collettiva, senza dipendere da Amministrazioni Comunali e Questure che dà sempre fanno altri interessi e girano la testa da altre parti. Un altro esempio dell’antifascismo di cui abbiamo bisogno è quello di riprenderci le nostre piazze e sottrarle ai guerrafondai: è già dichiarato il tentativo di PD e soci di usurpare le mobilitazioni del 25 Aprile e del 1° Maggio. Uniamoci per far valere le ragioni di chi ogni mattina si alza per dover andare a lavorare assumendoci la responsabilità di passare dalle sole celebrazioni al fare delle singole date strumenti per la riscossa operaia e popolare.
Andiamo insieme davanti agli ospedali del nostro territorio sotto attacco della privatizzazione (come il Pronto Soccorso di Scandiano), uniamo i lavoratori e le lavoratrici iscritte a sindacati diversi (come CGIL e ADL Cobas) in lotta contro le esternalizzazioni nel terzo settore, lottiamo uniti contro l’accordo IREN-Mekorot, mappiamo le case sfitte e “contrassegnamole” con cartelli ai portoni, occupandole e costringendo il Comune a dare una casa a chi non ce l’ha.
Per queste ragioni, all’interno della Settimana Rossa reggiana – vi invitiamo a leggere il nostro comunicato federale -, aderiamo allo spezzone antifascista con concentramento alle h.10:00 davanti alla Basilica della Ghiara.
Reggio Emilia non ha permesso, non permette e non permetterà ai fascisti di scorrazzare: fuori i fascisti dalla nostra città!
Contro il Partito Della guerra e del cemento. Per la pace, il pane e la libertà!
Antifascismo è lotta contro il capitalismo e per il socialismo!