L’Italia è un paese in guerra, a tutti gli effetti. E lo stanno a dimostrare i droni che partono da Sigonella per pattugliare il confine della Federazione Russa, così come l’invio di armi e di denaro al governo ucraino.
Le conseguenze di questo conflitto – oltre che sulle popolazioni bombardate e massacrate – ricadono anche sulle masse popolari italiane. Le sanzioni imposte dalla UE alla Federazione Russa colpiscono duramente l’economia del nostro paese; il blocco delle importazioni di gas, petrolio e altre materie prime hanno messo in ginocchio l’apparato produttivo e alimentato le speculazioni sul prezzo dell’energia. Per fare fronte alla “chiusura dei rubinetti”, viene acquistato gas liquido dagli Usa a un prezzo stratosferico. Sono state riattivate centrali a carbone, si costruiscono rigassificatori, si ripiomba nella dipendenza dai combustibili fossili, venduti a prezzi da strozzino sul mercato monopolizzato dagli Stati Uniti.
L’Italia sta crollando sotto il progressivo smantellamento dell’apparato produttivo, lo stato di abbandono della sanità pubblica, il degrado a cui sono condannate la scuola e l’università, le file di persone alla Caritas, gli sfratti, i pignoramenti, il dissesto colpevole dei territori…
Il governo Meloni è chiaramente il burattino degli imperialisti Usa, altro che sovranismo propagandato durante la campagna elettorale!
Come i governi che l’hanno preceduto è guerrafondaio, mentre la maggioranza degli italiani non vuole che l’Italia sia complice della guerra.
Anche noi comunisti non vogliamo la guerra e l’economia di guerra e vediamo che è un’illusione cercare di cambiare il corso delle cose con le preghiere; le richieste e le manifestazioni di indignazione sono poco efficaci.
Crediamo che la politica del “né, né” sia una posizione che indebolisce la giusta condanna della NATO e la mobilitazione che dobbiamo promuovere nel nostro paese contro la NATO e contro la guerra.
Riteniamo che sia necessario dire chiaramente che gli imperialisti Usa, attraverso la NATO, sono gli unici veri promotori della guerra e operano a ogni livello affinché il conflitto si aggravi e si allarghi
C’è solo una strada per cambiare il corso delle cose: aprire in ogni paese imperialista il “fronte interno” della guerra, sviluppare la lotta di classe.
Per quanto riguarda l’Italia, ciò significa mobilitarsi per rendere ingovernabile il paese al governo Meloni fino a cacciarlo; impedire che sia sostituito da un altro governo di servi della Nato e della Ue e sostituirlo con un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.
Nei prossimi giorni parte la raccolta di firme per l’indizione di un referendum contro la guerra e contro lo smantellamento del Sistema Sanitario Nazionale. Per raggiungere i giusti obiettivi che la campagna referendaria si propone è necessario alimentare le decine e decine di iniziative che su questi temi già esistono, promuovere l’organizzazione di comitati territoriali tematici, le lotte dei lavoratori e il loro coordinamento. È necessario, cioè, fare della lotta alla partecipazione dell’Italia alla guerra e della difesa del SSN una questione di ordine pubblico. La campagna referendaria, con la promozione di iniziative pubbliche, portando i banchetti nei mercati, nei quartieri, davanti alle aziende, scuole, università e ospedali e chiamando a schierarsi autorevoli esponenti della società civile, è un mezzo e un’opportunità per alimentare questo lavoro.
La classe dominante sta facendo sprofondare il mondo nella guerra e l’unica alternativa realistica è che siano, al contrario, le masse popolari a fare sprofondare la classe dominante.
Si tratta di contrapporre al programma comune dei partiti delle larghe intese, il programma comune delle masse popolari che è sempre lo stesso VOGLIAMO PACE, PANE E LIBERTA’
PACE significa spezzare le catene di NATO e UE
PANE significa lavoro utile e dignitoso a ogni adulto
LIBERTa’ significa protagonismo delle masse popolari organizzate